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Seoul, martedì 29 Dicembre, 4.38am

È davvero presto fuori, non c'è neanche l'ombra di un raggio di sole all'orizzonte e l'intera Seoul sembra respirare sopra il sonno di tutti i suoi cittadini, vestita di nero, qualche luce per strada.
A Jimin piace abbastanza da sorridere, forse un po' amareggiato come se la nostalgia gli fosse ancorata al petto senza via di scampo lasciatagli ma ci ha fatto l'abitudine.

È così sveglio che probabilmente vorrebbe fumare una sigaretta in quel momento, ma non ne ha, e si accontenterebbe di una birra magari ma il frigo è troppo lontano quindi rimane appoggiato al davanzale con il pigiama caldo e la lunga felpa che ha replicato il calore delle coperte.

Nel suo letto, il suo amico si rigira tra i cuscini e un sospiro spezzato gli fa arricciare il naso. È così tenero che Jimin dimentica Seoul e rimane a guardarlo, ogni suo dettaglio che ormai sa a memoria.
Peccato che non è suo.

Beh, non che Jimin in realtà voglia il suo migliore amico in quel modo, Taehyung è semplicemente quello che è.

Quando torna a lanciare le sue pupille nel vuoto fuori dalla finestra, i pensieri le inseguono in una discesa che porta, burrascosa e terribile fino al solo, unico presente nella sua testolina, Jeon Jungkook.

Non ci parla dal weekend precedente da quando l'ha lasciato la mattina senza messaggi, senza un post it, sparendo insieme al caldo profumo che il cuscino aveva stretto quella notte.

Jimin non ha rimpianto nulla, neanche un istante di quel che ricorda e ormai ci ha pensato abbastanza da saper dire ad alta voce ogni movimento, sussurro e sospiro che i due si sono scambiati.
Ma non ce l'ha con Jungkook. Perché lo conosce, e immagina che le cose per lui non siano così.
No.

Jungkook probabilmente si è reso conto che baciare Jimin è stato bello fin quando è durato poco ed è stata l'eccitazione proibita ad unirli insieme. Ma quello è stato troppo ed è giusto per lui non sapere come muoversi e ignorarlo.
Davvero, non ce l'ha con lui.
Ce l'ha con se stesso.
Non si sta rendendo conto che uno dei suoi migliori amici, Jungkook, sta sfuggendo dalle sue dita alla stessa velocità con cui lui cade innamorato.
Terribile.
E non se ne sta rendendo conto.

"Minie?" Chiama una voce dietro di lui, si volta sorpreso e Taehyung è sveglio, si stropiccia un occhio nel suo pigiama abbinato al proprio con la chioma scura resa un disastro dalle coccole e il sonno durato ore.

"Ehi. Scusa. Perché sei sveglio?"
Taehyung lo guarda come se fosse sceso da un ufo guidato da alieni con un'antenna verde in testa, poi scuote il capo.

"Tu che ci fai sveglio?"

"Io... pensieri." Che non gli avevano fatto chiudere occhio neanche per sbaglio.
Si avvicina al letto, scostando le coperte per rientrarci.

"Poi ti lamenti" sbotta il più piccolo, tornandosi a stendere. Sembra scocciato ma, quando la schiena di Jimin tocca il materasso, la sua spalla diventa il nuovo cuscino dell'amico. Sbuffa una risata.

"Tu perché sei sveglio?" Le loro voci sono dei sussurri e fa davvero tanto buio perché di Taehyung Jimin scorge solo il respiro caldo.

"Ho fatto un brutto sogno." La presa intorno a lui si rafforza.

"Vuoi parlarne?"

"No, grazie."
Rimangono così a fissare entrambi il soffitto, le piccole dita di Jimin nei capelli dell'altro e Taehyung abbracciato a lui come un piccolo koala che a quanto pare sta man mano dimenticando il piccolo incubo fatto.
Sembra passata un'eternità silenziosa prima che uno dei due parli -sembra persino essere più luminosa, la città fuori.

"Sono una persona ingestibile?"

"Cosa?"

"Sono... una persona ingestibile? Tipo... capricciosa o..."

"No," ripete Jimin, bloccando le carezze sulla sua nuca "No Tae. Perché?"

Lui si stringe nelle spalle e si rannicchia su se stesso, una gamba che scivola tra quelle del più grande e strofina il piede gelato contro le sue caviglie calde.
"Jin lo ha detto" bisbiglia poi, e il biondo si rabbuia immediatamente.

"Tae..."

"Dice che sono solo un bambino. Che prendo tutto sul personale, e che per lui è difficile fare sia il ragazzo che un baby sitter." Da quel che Jimin aveva vissuto e sentito dire, Taehyung è quel tipo di persona permalosa nell'ultimo periodo, ma questo non autorizza il loro hyung a urtarlo con parole così dure.

"Ehi," lo interrompe, girandosi verso di lui e stendendosi sul fianco. "Non sei questo. Probabilmente era solo arrabbiato."

"Jimin, potrebbe avere ragione."

"No. Quando passi più tempo con una persona, è normalissimo cominciare a litigarci." Dopo che ha ottenuto il suo silenzio, la sua voce si ammorbidisce e le braccia si stringono intorno ai suoi fianchi, custodendo da buon amico tutte le sue incertezza.
"Convivere è un passo importante. Comincerete a condividere qualsiasi cosa, non avrete più uno spazio personale Tae. E questo farà in modo conosciate anche il peggio che di solito vi nascondete a vicenda."

Gli occhi di Taehyung sono grandi e spaesati come quello del suo cucciolo, così teneri che Jimin finisce per sorridere.

"Se non te la senti, non dovresti andare da lui. Aspettare. Soprattutto in questo periodo di casini."
Cerca la sua mano, intreccia insieme le loro dita con sicurezza.
"Non sei un bambino Tae. Sei solo spaventato."

Adesso c'è davvero un po' di luce, il minimo che si riflette sui contorni della sua figura come un disegno sulla carta nera.

"Solo spaventato." Ripete, abbassando lo sguardo e giocando con il bordo del lenzuolo.

"Solo spaventato." Assicura Jimin, prima di stringerlo più forte e posando la testa sul suo mento.

"Dovremmo dormire." Mormora il più piccolo con la voce più bassa del normale schiacciata contro la sua pelle. Il biondo sorride, finalmente stanco.

"Già."

"Chiamerai Jungkook oggi?"

Jimin ci pensa su. Poterebbe farlo. Evitare messaggi. O addirittura presentarsi sotto casa sua, portando un dolce o dei fiori per sembrare dolce e non invasivo.

"Non penso lo farò."

Taehyung gli pizzica il fianco e lui ridacchia sottovoce, entrambi si rotolano sul materasso e cadono in un abbraccio più comodo ma scomposto. Poco importava.

"Buonanotte Tae." Lo stronca sul nascere, insieme a ogni protesta. Può sentirlo sbuffare.

"Grazie," risponde solamente, e anche se non si guardano entrambi sentono il sorriso che si sono fatti nascere reciprocamente.

Poi Jimin chiude gli occhi e, finalmente, cade stanco.

Si vede probabilmente che è scritto di notte. Spero, la prossima volta, di essere puntuale e rimettermi in sesto, date solo il tempo alla scuola di finire <3

Blue and Gray •a BTS Christmas storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora