Tratto dal testo: Apro la finestra che dà sul giardino posteriore delimitato da una recinzione di ferro arrugginito dipinto di bianco dalla vecchia vernice che si scrosta e, oltre, il bosco. Nero, minaccioso, proibito. Il bosco nasconde molti pericoli, è la fonte di tutte le Minacce e, insieme alle Rovine e alle Cascate, nasconde il Confine. Mi siedo sul davanzale di pietra fredda, le gambe penzoloni nel vuoto. Un paio di occhi gialli grandi come padelle iniziano a fissarmi dall'ombra e io, come se fosse la cosa più normale del mondo, scoppio a ridere. Mi rotolo sul davanzale tenendomi la pancia con le mani e cercando di non cadere giù. Mi ricompongo, ancora con le lacrime agli occhi, e saluto gli occhi con la mano. -Come ve la passate, Programmatori?- sussurro provocandoli -Un Erede che non sa volare? Seriamente? Lo sapete, o almeno dovreste, ci vuole ben altro per fermarmi. Un tuono rompe il silenzio e un fulmine mi cade praticamente davanti e un attimo dopo gli occhi non ci so-no più. -Che paura!- esclamo ironica, ma il mio tono torna greve -Niente fulmini, okay? Ne ho già avuti abbastanza l'altra volta. Ma non mi troverete impreparata alla prossima Minaccia. Lo addestrerò a combattere, gli insegnerò a volare, lo proteggerò durante ogni mio singolo respiro. Fino alla morte. Il bosco rimane muto, forse sono riuscita addirittura a togliere le parole di bocca ai Programmatori, o forse li ho fatti incazzare talmente tanto che stanno progettando il modo di uccidere il mio Cento. -Togliti la camicia.- gli ordino e lui mi guarda in un modo strano, come a chiedere conferma. Alzo gli occhi al cielo. -Togliti la camicia che ti fascio la mano.- ribadisco e lui, dopo essersi sbottonato e tolto la maglia, chiede: -Vuoi che mi tolga anche i pantaloni? Cosa state aspettando? Leggete! Spero vi piaccia,
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