d i c i o t t o

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Silenzio. Assoluto silenzio. I suoi genitori sarebbero tornati da un momento all'altro. Ma lui era lì e si sentiva come se il tempo si fosse bloccato per sempre per lui. Sentiva le lacrime scorrergli sul viso, scaldandogli le guance, gli occhi e la gola gli bruciavano come se stessero andando a fuoco. Il cellulare era lontano, appoggiato sul tavolo. Non sapeva come reagire, cosa fare.

Quando sentì i suoi entrare a casa si tirò su, asciugandosi le lacrime e fingendo di star guardando di nuovo anime. La sera passò, ancora lenta. Dopo cena, andò a dormire presto, sperando di potersi addormentare in fretta, sperando di poter smettere di pensare per un attimo. Non fu davvero così, ma prima o poi si addormentò.

Jisung stava di fronte a lui. Quel suo solito sorriso, che gli rendeva le giornate migliori. Quella solita divisa, quelle solite scarpe rosse. Stava sotto la pioggia, sotto il suo ombrello, quello che gli aveva prestato quella volta. Minho alzò gli occhi al cielo. Gocce pesanti gli colpirono le guance. Quando riportò lo sguardo davanti a sé, Jisung era scomparso. Senza alcuna traccia. Stava lì, in piedi, impalato davanti alle persone che gli passavano accanto, nella solita confusione di Seoul. Si girò, guardandosi intorno, ma Jisung non c'era. Da nessuna parte.

Si alzò di scatto, guardandosi intorno nella stanza buia. Sentiva il sudore appiccicato addosso. Si sedette sul letto, respirando a fondo.

Dove sei andato? Mi hai lasciato indietro..

Poi ricadde sul letto, riaddormentandosi di nuovo.

–Minho, alzati o arriverai tardi a scuola!– disse qualcuno.

Minho aprì gli occhi, sedendosi sul letto e vedendo sua madre davanti a sé. –Ah, grazie mamma.–disse, alzandosi dal letto e correndo a cercare la sua divisa.

Ancora una volta usciva di casa. Ancora una volta camminava per quella via. Ma solo quando arrivò sotto a quel palazzo si ricordò ogni dettaglio del giorno precedente. Si ricordò che Jisung, da quel giorno, non lo avrebbe più accompagnato a scuola. Si fermò, respirando a fondo e riprendendo poi a camminare, stringendo i denti.

Cosa dovrei fare ora?

Accese il cellulare, guardando lo schermo. Nessun messaggio.

Forse deve cambiare numero, in fondo si trova in un altro Paese.

La giornata passò lenta. Minho si perse nei suoi pensieri chissà quante altre volte, e quando arrivò l'ora di pranzo entrò in mensa, sedendosi allo stesso posto.

–Hey Hyung!– disse Hyunjin, spostando lo sguardo su di lui. Minho lo salutò brevemente, iniziando subito a mangiare. Poco dopo arrivarono Changbin e Felix, per qualche motivo insieme.

Nel bel mezzo del pranzo, erano passati davvero tanti minuti da quando avevano iniziato a mangiare, Seungmin parlò. –Certo che se n'è andato piuttosto in fretta..

–Già, chi se lo sarebbe aspettato.–concordò Hyunjin.

Sentì lo sguardo di Changbin addosso. Poi lasciò cadere le bacchette sul vassoio, alzandosi e portandolo via. Non voleva sentir parlare di lui, non voleva sapere se avevano notizie, non voleva sapere cosa sapessero. Voleva solo silenzio.

Le giornate passavano lente. Davvero lente. Ancora non aveva ricevuto nessun messaggio da Jisung, ogni giorno il peso della situazione lo sotterrava sempre di più.

Perché proprio in quel momento? Era tutto il giorno che guardavo il cellulare. Perché proprio in quel momento?

Il suo cellulare vibrò sul tavolo. Lo afferrò con il respiro mozzato e guardò chi fosse. Poi sospirò e le sue labbra si ripiegarono verso il basso.

rain | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora