q u i n d i c i

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Minho aprì la porta di casa con le chiavi.

–Siamo soli?–chiese Jisung.

–Sì, i miei non ci sono né oggi né domani.– disse Minho, girandosi verso l'amico con un ghigno sul viso. –Che c'è ora, hai paura che quello che hai detto si avveri?

Jisung lo guardò malissimo e Minho rise.

Appena entrati, furono benvenuti dai gatti di Minho.

–OHHH CHE CARINI!–disse Jisung, accovacciandosi e mettendosi a coccolare i gatti.

Minho lo superò, facendogli strada nella sua casa, fino ad arrivare nel soggiorno. Lasciò cadere lo zaino per terra, aspettando Jisung.

–Soonie, Doongie e Dori.– disse poi, indicando ciascun gatto e presentandoli a Jisung. Quest'ultimo si perse a presentarsi lui stesso a ciascuno di loro.

Lo sta davvero facendo? Quanto può essere adorabile?

Minho soppresse un sorriso, indicando una sedia a Jisung. Quest'ultimo abbandonò i gatti, sedendosi e tirando fuori i suoi libri. Sospirò. –Ho davvero accettato di continuare a fare matematica?

L'amico gli si avvicinò, appoggiando due bicchieri e sedendosi accanto a lui lungo un lato del tavolo in mezzo alla stanza. –Prima iniziamo, prima finiamo.

Jisung si grattò la testa, sotto ai capelli.

Da quel momento i due iniziarono davvero a fare matematica, o meglio, Minho stava aiutando Jisung a fare degli esercizi. Stava attento a ogni cosa che scriveva, facendogli notare quando sbagliava. Jisung si sentiva terrificato ogni volta al pensiero che avesse sbagliato di nuovo qualcosa. Ma più tempo passava, meno sbagliava. I due si fermavano ogni tanto a chiacchierare tra di loro di qualsiasi cosa passasse nelle loro teste. Minho sentiva ancora quella fastidiosa sensazione, ma era così felice di poter passare dell'altro tempo con lui che riusciva tranquillamente a far finta che non ci fosse neppure.

Dopo un po' Minho si alzò, sedendosi poi sul divano lì vicino e chiudendo gli occhi. –Certo che hai la testa dura.– disse, sorridendo. Sentì Jisung ridere, poi la parte del divano accanto a sé sprofondare. Aprì gli occhi, guardando accanto a sé. Sorrise. Dopo poco richiuse gli occhi e stavolta sentì un peso sulla sua spalla sinistra. Il battito del suo cuore accelerò. Tentava invano di controllarlo.

Cosa mi stai facendo, Jisung?

Poi riaprì gli occhi, trovandosi davanti i capelli di Jisung. Aveva appoggiato la testa sulla sua spalla. Minho lo scostò leggermente, alzando il braccio sinistro e facendolo passare dietro le spalle di Jisung. Lui si bloccò per un attimo, ma poi lasciò ricadere la sua testa sulla spalla di Minho. Rimasero così per un po' di tempo, senza dire nulla.

Dopo un po' Jisung si spostò di un po'. –Okay, abbastanza matematica per oggi. No?

Minho lo guardò, poi si alzò in piedi, spostandosi verso la cucina per andare a cercare il ramen, senza dire nulla a Jisung.

–Hey! Dove sei andato?

Ma Jisung non lo seguì, piuttosto rimase ancora una volta incuriosito dai gatti dell'amico. Quando Minho tornò aveva due ciotole di ramen. Le lasciò sul tavolo, spostando i libri di Jisung e sedendosi. L'altro lo imitò.

–Comunque grazie di avermi aiutato. Davvero.– disse Jisung, sorridendo, mentre afferrava il ramen con le bacchette.

Minho si perse tra i suoi pensieri. Da quando era così disposto ad aiutare qualcuno? Non sapeva perché, ma lui era diventato davvero così importante. E avrebbe sempre desiderato il meglio per lui. Come poteva non aiutarlo a studiare? E come poteva non accompagnarlo ogni giorno dopo scuola? O anche andare con lui a scuola? Ma non era davvero questione di aiuto, o almeno, non più. Non era un favore. Lui voleva stare con lui. Sentì di nuovo quella fastidiosa sensazione nel petto. Scosse la testa, continuando a mangiare.

rain | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora