Stava camminando all'indietro per tornare verso casa sua. Il freddo lo stava pungendo inarrestabile, attraverso i vestiti e anche sul viso. Una volta arrivato, cercò di non pensare più a nulla e si buttò semplicemente sul letto. Ma i pensieri continuavano a tormentarlo.
Non ce la faccio più.
Aprì gli occhi, fissando il soffitto. Era ormai domenica. Una settimana tra la fine di aprile e l'inizio di maggio. Le giornate si stavano allungando sempre più, gli esami si avvicinavano. Ma Minho non riusciva a preoccuparsene. I ricordi di quella sera raffiorarono alla sua mente. Ricordò il suo viso con gli occhi chiusi, il suo respiro così vicino che non solo riusciva a percepirlo, ma anche a sentirlo, il modo in cui l'aveva stretto come se non volesse che andasse via. Eppure alla fine se n'era andato.
Si sedette sul margine del letto, abbassando lo sguardo sulle sue mani. Dopo vari minuti si alzò, camminando in giro per la stanza, poi uscendo e scendendo le scale.Tornò dov'erano prima, il film ancora bloccato sullo schermo.
Perché mi sembra che il tempo si sia davvero bloccato?
–Da quando la mia vita dipende così tanto da lui?– sussurrò a se stesso, camminando vero la cucina. Prese le due ciotole di ramen vuote, che erano rimaste ancora sul tavolo, buttandole. Poi, dopo un po', si accorse di un rumore leggero proveniente dal suo zaino. Lo aprì, trovando il suo cellulare che stava vibrando. Lo afferrò, guardando lo schermo acceso.
Davvero?
Rispose, avvicinando il cellulare all'orecchio e sedendosi su una sedia. –Mhm?
–Hyung.– disse la persona dall'altra parte.
–Come mai mi stai chiamando?
–In realtà ti ho già chiamato, ora stiamo parlando al telefono.
L'ha detto sul serio?
–So che cosa stiamo facendo, idiota.–rispose Minho, con un tono ironico.
–Wow, non serve che fai così tanto il cattivo.
–Il cattivo? Avrei potuto cacciarti via di casa nel momento in cui hai deciso di dormire sul mio divano.Ma non l'ho fatto. Sono cattivo?
Jiusng rise. –Chi potrebbe mai cacciare un visino così carino? Eheh
Non sta mentendo, in realtà. Chi lofarebbe?
–Allora, cosa vuoi?
Jisung si zittì per qualche secondo. –Nulla di particolare, in realtà. Non riesco a dormire.
–Cosa c'è, vuoi che venga a casa tua?– chiese Minho, scherzando.
–Non ti ho chiesto di venire a casa mia!– rispose Jisung, dopo qualche secondo.
–Oh, ma che peccato, guarda caso non avevo la minima voglia di mettermi le scarpe e uscire fuori nelle strade di Seoul in piena notte quando fa freddo cane.– rispose l'altro, alzandosi in piedi.
–Eri fuori tre secondi fa.– risposeJisung, con tono accusatorio.
–Mhm, vero, e non voglio tornarci.
Sempre tenendo il cellulare attaccato all'orechio, camminò verso la porta, abbassandosi per mettersi le scarpe una dopo l'altra. Guardò l'orologio nel corridoio in cui si trovava. Era davvero tardi. 2:55
Poi si girò di nuovo verso la porta, aprendola, uscendo e poi richiudendola dietro di lui.
Il suo respiro caldo formava nuvolette di vapore nell'aria fredda e buia. Sentiva ancora la voce di Jisung al suo orecchio, ogni tanto gli rispondeva. Stava parlando di così tante cose diverse che aveva visto su youtube, ma a Minho non dava fastidio. La confusione che era Jisung stesso lo metteva a suo agio. Tutto gli sembrava troppo preciso, troppo perfetto. Jisung era l'unica persona che interrompeva la noia che gli portava vivere ogni giorno allo stesso modo. In fondo, senza di lui, sarebbe mai uscito alle 3 di notte con solo una felpa addosso solo per vedere un'altra volta il viso di un suo amico che aveva già visto meno di mezz'ora prima? Risposta breve: no.
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rain | minsung
أدب الهواةDal testo: Io davvero... Una goccia cadde sul naso di Minho. Alzò lo sguardo verso il cielo, ancora una volta coperto dalle nuvole. È proprio vero che mi piace la pioggia. Jisung imitò Minho, ritrovandosi delle gocce fredde sul viso. Però perché...