d i e c i

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–Oh, h-hey hyung. Non stavi dormendo, vero?– una voce un po' roca, tremolante e bassa in modo da non disturbare si sentì dall'altra parte della chiamata.

–Come potrei con 'sti idioti che continuano a scrivere?– rispose lui, con lo stesso tono silenzioso.

L'altro rise. –Potevi mettere in silenzioso il cellulare, o spegnerlo.

–Avrei ricevuto questa chiamata se l'avessi fatto?

Silenzio.

Oh cazzo. Cosa ho detto?

Un'altra risatina, un po' più imbarazzata, si sentì. –Suppongo di no.

Calò il silenzio di nuovo.

–Tu perché non dormi?– chiese Minho.

–Io..nessun motivo in particolare, non riesco a farlo. Ho troppi pensieri per la testa.

–Del tipo?

–Non posso parlartene, scusa...te lo dirò, prima o poi..è solo che..

–Jisung.

Silenzio.

–Sì?

–Lo sai quando mi hai detto che potevo sempre contare su di te?

–Mhm

–Anche tu puoi farlo.

Silenzio di nuovo.

–ANDIAMO CAZZO RISPONDI QUALCOSA. PER UNA VOLTA M'IMPEGNO A FARE LA BRAVA PERSONA E TU NON MI RISPONDI NEANCHE??!?!?

Minho si portò subito dopo una mano sulla bocca.

Ahhh, non dovevo urlare

–Mi hai fatto urlare alle 2 di notte. Se i miei genitori e i miei gatti si sono svegliati, è tutta colpa tua, sai?

Jisung si mise a ridere. Era una risata metà soffocata, probabilmente dalla sua stessa mano. Sembrava più bravo di Minho ad essere silenzioso, stranamente.

–Grazie Minho, ma non c'era bisogno che mi urlassi nel timpano destro.

–Mi dispiace, ma invece sembrava che ce ne fosse bisogno. Qualcuno doveva pur svegliarti. Sembri mezzo addormentato

–Mhm, potrei davvero esserlo

–Mhm?

–Minho, mi racconti una storia?

–Una storia? Chi pensi che sia io, e poi quanti anni hai, due?

Silenzio.

–Qualcosa. Qualsiasi cosa. Voglio sapere di te.– disse dopo una decina di secondi.

Minho riusciva a sentire il suo cuore battere nel silenzio della stanza. Quella strana sensazione si stava prendendo controllo di lui di nuovo. Si distese completamente sul letto, con la schiena contro il materasso.

–Sono felice di aver incontrato te e i ragazzi.– iniziò a parlare Minho, sottovoce, dopo un po'. –Ero sempre stato convinto di avere tanti amici, ma forse non era davvero così. Changbin è sempre stato mio amico da quando l'ho conosciuto. Prima vivevo a Gimpo e mi sono trasferito a Seoul quando avevo già 16 anni, un anno fa. Mi piace avere degli amici, mi piace uscire e dandare in giro a divertirmi, o almeno...mi piaceva. Da quando sono a Seoul non lo faccio così spesso. All'inizio era ancora così. Avevo cambiato gruppo di ballo, da uno a Gimpo a uno qui a Seoul. Anche qui le persone sono simpatiche e tutto, però Seoul è tutta un'altra cosa, sai?– Minho sospirò. –Con il tempo è cambiato qualcosa in me, penso. Ma è come se stessi cominciando a ritrovarlo.

rain | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora