Uno strano e dissoluto "amico viaggiatore"

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‧͙⁺˚*・༓☾In un futuro prossimo☽༓・*˚⁺‧͙

Davanti a me focalizzato Zekiel, sotto la luce di quella grande sala sembrava più giovane di quello che mi ero immaginata poteva esser. L'avevo pensato vecchio e con qualche malformazione, ma quello davanti era un Zakiel diverso, un Zakiel smilzo, sulla quarantina, con indumenti strappati e mantello unto di fango e sporcizia, l'avevo idealizzato brutto e gobbo ma erano gli anni di gabbia che gli segnavano le carni. 

Quando guardavo Lucius, nei suoi occhi vedevo odio e comprendevo le sue malevoli intenzioni, la sua cattiveria e crudeltà, a confermare erano state le sue parole. La sua voce rintonò contorniata dalle risate di quei suoi scagnozzi.

"Devi uccidere quest'uomo!" Ammise fiero indicandolo, come se tutto fin da principio fosse stato progettato solo per quel momento, come se loro avessero immaginato fin dal primo momento che io avessi legato con Zekiel, ridevano perché mi avevano presa in giro e come un'ingenua ero caduta nel loro tranello.

Il silenzio tuonava pesantemente per tutta la sala, rimbalzava sul grande lampadario tempestato di diamanti, finendomi dritto allo stomaco come un pugno ben dritto. Zekiel sembrava stremato. Forse la morte gli avrebbe persino giovato un po' di pace, ma riusciva comunque ad alzarsi la faccia per guardarmi, era ancora vivo, ma lo volevano morto e avevano assegnato quest'amaro compito a me, anche se io non volessi farlo.

Zakiel a un certo punto aveva lasciato cascare la testa a penzoloni, mentre due omoni lo reggevano per le spalle. Ero spaventata e impaurita, gettata in pasto a situazioni del genere dopo mesi di pura prigionia era come gettare in pasto a una gabbia di leoni un povero innocente. Ma io non essere innocente, sapevo di aver fatto qualcosa di brutto!

Non volevo fargli del male, non volevo far del male a nessuno!

"No!" Ammisi ancora sul pavimento.

"Non mi sembri in situazione di poter fare pretese!" Espresse deridendomi con altre guardie, volevo piangere perché non avevo nulla per difendermi o contrattaccare, non capivo cosa mi era  successo e come ero finita lì. Io non ero cattiva.

Strisciavo tirandomi le gambe, volevo alzarmi solo con l'intento di dargli a vedere che avevo ancora dell'energia in corpo per controbattere, ma non riuscivo, era una causa, troppo magra e smilza persino per parlare.

"Pensavo fosse degna del cognome di suo padre .... ma avevo torto!" Diceva serio il biondo rivolgendosi a una guardia. "Piccola, piccola Winny, ricordi il nostro primo incontro? Io ricordo benissimo perché eri particolare, Draco non faceva che parlare di te e di come si sentisse felice al tuo fianco. Tu con quel tuo serpente sempre intorno al collo, le tue paure e la tua magia, sei entrata in casa mia, non c'era nulla di carino in te, eri a dir poco magnifica e oscura, mi ricordavi la sorella del nostro Lord, con la sua magnificenza e forza in te ho posto le mie speranze. Ho sbagliato visto quello che hai fatto! Mi sei piaciuta subito ecco perché istruirti anche sulle arti magiche oscure, quelle di cui Hogwarts neanche conosce l'esistenza, mi sembrava la cosa più giusta, ma sbagliavo. Ci hai presi tutti in giro!" Espresse come una maledizione. 

Le lacrime mi contornarono gli occhi, volevo piangere ma non mostrarlo. Mi prendevo i capelli con le mani come un'ossessa. "Non sono cattiva, io non sono cattiva" Cercavo di convincere e convincermi, ma dovevo solo accettare. 

‧͙⁺˚*☾Now☽༓・*˚⁺‧͙

Diagon Alley era piena di gente, come un grande centro commerciale a piano terra e all'aperto, ogni cosa era magica e speciale, un insieme di colori paragonato alle fiere di paese che amavo ogni anno, ma che avevo osservato sempre da lontano.

Adoravo ogni cosa di quel posto, se avessi potuto mi sarei comprata ogni cosa. Mi sentivo quasi stupita mentre mi lasciavo ammaliare da ogni piccola cosa dentro ogni vetrina. Parte di me era anche abbattuta perché Luna mi aveva spinto ad entrare dentro il negozio di bacchette di Olivander per cercarne una che si potesse legare a me, nonostante le mie continue negazioni la ragazza si era imposta a tal voce da convincermi. Olivander mi aveva risposto che non aveva nulla per me, o meglio, lui in quel momento non aveva nulla per me dentro il suo negozio, provai a chiedere se c'era la possibilità che io fossi legata ad una possibile bacchetta, ma lui facendo spallucce non mi aveva risposto. 

Quello mi aveva convinto che ero davvero un caso perso, ero troppo diversa forse anche per Hogwarts, come se parte dei miei sogni venissero infranti. Forse anche mio padre si sentiva sbagliato a volte?

La consapevolezza che al mondo ero unica ,sola e senza la protezione di nessuna bacchetta legata alla mia anima, mi faceva sentire peggio di quanto già mi sentivo, ero svuotata di tutte quelle possibilità che mi ero predisposta, di tutte le fantasia prima di venire ad Hogwarts sgretolate ormai come fumo.

C'erano molti piccoli ragazzi, che mi facevano ricordare che anch'io alla loro età sarei dovuta esser così felice e piena di vita. Forse al loro posto in quel momento non mi sarei sentita così a disagio, mi sarei finalmente sentita parte di un mondo che adesso però sentivo mi stesse crollando addosso. 

Le uniche cose che mi occupavano le giovate erano i libri, i professori, le lezioni e Alis e il vuoto di una stanza. Non mi ero portata molto dalla campagna, solo un piccolo vaso con dei fiori piantati, mi piacevano i fiori e continuavo a prendermene cura allo stesso modo nonostante i tanti cambiamenti nella mia vita. Nessuno mi voleva bene e ne sentivo il peso, la solitudine non mi dava fastidio, ma avevo sognato di farmi tanti amici in un futuro. 

Poco lontano da noi c'era il fatidico negozio di animali guida, avevo già Alis con me, o meglio, avevo pattuito con la preside che una volta decisa la mia casata con me, nella mia stanza, a prescindere dalla coinquilina ci sarebbe stata Alis, a patto che sarebbe stata ben ferma in una gabbia senza causarvi nessun disguido. Alis era la mia anima gemella, almeno mi sarebbe rimasta lei! Ma nonostante ciò, e nonostante Alis, la MecGranitt mi obbligava a scegliere un viaggiatore che volando avrebbe consegnato le mie lettere, sapevo di dover scegliere un animale semplice e capace. Non volevo strafare, né sembrare più stramba di quanto già non ero, ma non volevo cadere nel pacchiano, cioè avevo già Alis e poi nessuno mi avrebbe mandato delle lettere, potevo approfittare dei gufi di Hogwarts, non avevo veramente bisogno di un amico viaggiatore, così avrei potuto acquistarne uno solo per convincere la preside e poi liberarlo rendendolo libero, non mi piacevano gli animali in gabbia, persino vedere Alis chiuda era spaventoso, così spesso disobbedivo; ma quel piccolo corvo nero che per un breve attimo si appoggiò sulla spalla di Draco mi aveva attratta, certo non era nella norma, ma pensavo che sarebbe andata bene perché sapeva volare.

Draco se ne stava con dei suoi amici di casata rigorosamente snob, era esattamente l'immagine che mi ero preposta dei serpeverde, loro non mi avevano deluso con le aspettative, forse erano persino stati gli unici, non mentivano perché davano l'immagine di essere cattivi e quindi senza alcuna aspettativa. I rossi invece mi allontanavano, mi tenevano sempre alla larga e mi parlavano alle spalle così come altri ragazzi delle altre casate, loro erano quelli buoni o almeno lo sembravano o almeno era quello che pensavo di loro, per anni avevo nutrito grandi aspettative della casata di Harry Potter, eppure, mi avevano deluso.

Draco aveva visto per terra quel corvo e con compassione gli aveva tirato un tozzo di pane, quel piccolo uccello nero quasi pece dopo quel gesto gli era saltato addosso, lui non sembrava avere l'intenzione di scacciarlo, anzi, forse sorrideva, tutti vi si allontanarono perché era segno di presagio e sventura. Ma per me era come se solo io e lui potessimo godere del gesto di quel pennuto, del suo bisogno e della sua sofferenza, quella di vivere in un mondo di pregiudizio e paura, noi ne vedevamo del fascino, soprattutto quando quei suoi occhioni neri si puntarono sulla mia figura, quel corvo ci sentiva complici.

Draco aveva percorso la linea di veduta del corvo e incrociato i miei occhi. Allungai la mano del tutto istintivamente come unrichiamo....si era proprio un richiamo.... non stavo attuando alcuna magia solo istinto, lo volevo chiamare. Quel corvo velocemente mi era saltato addosso piazzandosi sulla mia spalla, come se quel corvo riuscisse fra tutte quelle persone a comprendere il legame che univa da una vita intera me e Draco. Sembrava a suo agio sulla mia spalla, fu quello il preciso momento in cui decisi il mio strano e dissoluto "amico viaggiatore".  

Winny Coop Riddle. La figlia del male H.P.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora