Winny Coop Riddle. La figlia del male H.P.

Winny Coop Riddle

Inizio (Prima Parte)

Sfogliavo la gazzetta del profeta. Lo zio mi regalava sempre delle nuove informazioni sul mondo fuori dalla campagna. Portava una rivista ogni settimana, apprezzavo l'odore soffice di carta appena sfornata e calda, quelle piccole figure moventi, mi divertivano,  mi ricordavano che  anch'io ero parte di quel mondo che non avrei mai visto.

Sognavo Hogwarts da tutta la vita, nella mia vita non c'era mai stato un giorno senza magia, persino alla mia nascita la luce iniziò a spegnersi e accendersi e quado mia madre mi prese in braccio, ancora in fasce feci comparire una farfalla sul suo naso, non c'era stato giorno in cui avevo scoperto di essere una maga, io ero magia, la magia era sempre stata parte di me. Avevo incendiato il soffitto di camera mia solo a tre anni, perché avevo intravisto un piccolo insetto spaventosi, prima di adorali.
Per mia madre babbana non non deve esser stato facile gestire una figlia come me, gestire quell'enorme potere che non riuscivo a tenere a bada neanche da sola. Ancora tutt'oggi fatico a gestirlo, la rabbia s'impadronisce di me e la magia a sua volta, d'altro canto Tom Marvolo Riddle era mio padre e non poteva esser diversamente, per questo la magia è tutta la mia vita! Non riuscirei mai a pensare una vita senza di essa, ecco perchè frequentare Hogwarts mi spetterebbe di diritto. 

Avevo seguito le vicende di Harry Potter, Ron, Hermione e tutti gli altri. Ero consapevole del fatto che non ne avrei mai e poi mai potuto far parte. Mio padre di casini ne aveva fatti parecchio, almeno prima di esser sconfitto da Harry Potter. Mi chiedevo spesso come avesse fatto un solo ragazzo a battere il Lord del male? Facevo finta che la risposta non mi importava per non sentirmi in difetto, ma mentivo persino a me stessa, ero molto interessata alla cosa. Mi ero informata su ogni vicenda che riguardasse Tom, Potter, Hogwarts, perché mio zio voleva che mi tenessi informata e sempre pronta ad ogni evenienza.

La guerra era finita. Severus Piton con mio grande rammarico e sconforto, dopo aver mostrato a tutti il grande uomo che si nascondeva dietro una "maschera" era morto. Amavo il silenzio di quell'uomo, la sua capacità di non far trapelare nessun tipo di emozione lo rendevano un personaggio enigmatica e misteriosa. Non ricordavo molto di lui, ma la notizia bastò per rimanerci male.

Silente anche lui era morto, avevo pianto tanto dopo la notizia, amavo il suo animo gentile e le volte in cui veniva a trovarmi, ci nascondevamo nei prati e lui mi raccontava delle storie sulla magia e su Hogwarts e la sua gioventù.

Tutto sommato Hogwarts non era rimasta sprovvista perché la "gatta" Minerva McGranitt ,era diventata la preside di Hogwarts. Lei sì che era una donna forte e valorosa, non deve essere stato facile per lei dover gestire la guerra e la ripresa, per questo l'ammiravo molto.

Mi limitavo a sapere o ad informarmi sulle vicende di cui indirettamente facevo parte. Mi faceva male sapere che non avrei mai potuto usare la mia magia con nessun altro, che nessuno mi avrebbe mai accettata; faceva male sapere di essere sola. Avrei voluto esser parte integrante di tutto quello che avevo letto per anni, magari aver avuto la possibilità di svolgere la guerra con onore e coraggio, come aveva fatto Paciock o molti altri, invece di starmene chiusa nella mia stanza color rosa pastello o a innaffiare i fiori di tanto in tanto.
La verità era che mi sentivo soffocare.

Gli anni dell'infanzia erano stati duri. Vivere con una donna senza magia che non poteva capire cosa significasse essere la figlia del temutissimo Lord Voldemort, e con tutta quella magia incontrollata, non era stato per nulla facile per entrambe.
Con il tempo provare a adattarsi era stato l'unico modo per non pensare. C'erano i fiori, la campagna, la normalità o almeno quella che per me lo era, insomma, tutte cose che mi calmavano, ma le cose cambiano, e quello che prima mi sembrava quotidiano con il tempo non faceva che ricordarmi della mia diversità. Ed era quasi angosciante sentirmi continuamente al posto sbagliato nel momento sbagliato.