Hogwarts

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‧͙⁺˚*・༓☾In un futuro prossimo☽༓・*˚⁺‧͙

A gattoni arrivai alle sbarre di ferro, dopo averle guardate da lontano per un tempo a me sconosciuto.

Mi era sforzata davvero parecchio per aprire gli occhi, ma non vedevo quasi nulla a causa del buio che mi circondava.
Il fiato era mozzato alla gola.

Il cuore saldo al petto nonostante pulsasse all'impazzata.

Avevo paura e sentivo il terrore annidarsi dentro di me. Non riuscivo a respirare con il naso. Forse era rotto. Annaspavo per cercare di capire dove mi trovavo. Passai una mano sulla faccia, premetti perché volevo assicurarmi che non sanguinasse, ma non vedevo nulla, tutto era buio, sentivo del liquido sulle dita, non riuscivo a comprenderne la provenienza e se si trattasse di sangue o quell'ammasso di umido e fango dove ero stata gettata.

Volevo piangere.

Volevo urlare.

Volevo scappare.

Da quanto tempo stavo in quella "fogna"?

I ricordi andavano e tornavano, il cuore batteva e i polmoni sembravano voler collassare da un momento all'altro. Ricordavo qualcosa ma tutto mi sembrava confuso, i miei poteri, la mia magia quella la ricordavo nitidamente. Perché non riuscivo a praticare i miei poteri? Forse li avevo persi?

L'unica alternativa era piangere ancora, anche se non mi sarebbe servito a nulla!
Mi sentivo indifesa e fragile, ero diventata una babbana?

Mille domande per la testa e nessuna risposta, o almeno nessuno pronto a rispondermi, se non il rumore del cuore palpitante dritto al petto.

Alternavo tra buio e troppa luce, come up e down come impossibilitata a starmene sveglia per più di qualche minuto. Gli attimi di up mi facevano male agli occhi, la piccola finestrina sbarrata troppo in alto per me mostrava che quella stanza era davvero piccola, una prigione, sentiva l'odore del mare, le onde e qualche gabbiano. I gabbiani, adoravo i gabbiani per un attivo li immaginai immergersi dentro l'acqua per uscirne con qualche pesce ancora vivo tra il becco.

Urlai, urlai forte. Volevo uscire. E quella impossibilità mi faceva dare di matto.

"Vi prego, ditemi che c'è qualcuno" Ansimavo con le poche energie in corpo.

Sentivo dei piccoli pizzichi sul corpo, forse stavo per morire.

Il dolore era ovunque o forse ero io che non riuscivo a comprenderne l'esatta provenienza.

"Vi prego!" Sussurrai mentre portavo una mano oltre le sbarre, ma non vedevo nulla...andavo alla cieca con coraggio.

"Le conviene stare in silenzio signorina!" Una voce si proclamò. Mi sforzai nell'intravedere qualcosa solo per rincuorare il mio cuore di speranza, non mi sarei mai arresa. Una piccola altra gabbia poco distante iniziava a sfocarsi alla vista; oltre delle altre sbarre un uomo appollaiato stretto nel suo mantello scuro, la voce rauca e sottomessa.

Forse lo stavo immaginando!

Forse avevo le allucinazioni!

"Dove siamo, chi è lei? Come sono finita qui!" Sparavo alla rinfusa nell'intento di trovare delle risposte immediate.

"Brava signorina la domanda da farsi, è...come siamo capitati qui?!" Espresse calmo l'uomo.

Dalla sua voce sembrava un vecchio, ma non lo vedevo bene da poterlo confermare. Mi ero convinta che quell'uomo fosse stato rischiuso da molto tempo, sicuramente più di me, sembrava rassegnato dalle circostanze.
Non muoveva neanche un muscolo lui, mentre invece io cercavo in ogni modo di dimenarmi con ogni forza rimasta.

Winny Coop Riddle. La figlia del male H.P.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora