SamBuco

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Non c'era molto da dire, Hermione si era proposta per prendermi in carica per un'intera settimana, nessuno si oppose erano tutti dalla sua parte, i grifondoro tenevano lo sguardo basso non parlottavano tra loro, forse ne avevano già parlato. Sapevo che non era stata la scelta migliore del mondo, ma comunque era una qualcosa, doveva bastarmi, dovevo approfittarne. Sapevo che avrei dovuto mostrarmi accondiscendente e magari sottomessa ai grifondoro, ma ero stufa di dover sempre mostrare a loro e a chiunque voleva incontrarmi che non ero cattiva, ero solo spaventata, vogliosa di stare come tutti gli altri in quell'istituto.

La realtà era che mi mancava tutto, piangevo spesso, piangevo da sola e con Draco, piangevo davanti le finestre e nei nostri momenti, mentre me ne stavo in bagno e quando non facevo nulla. Avevo Gilbs, il mio corvo che mi dava tantissime soddisfazioni, certo, insegnargli a fare il "messaggero" non era stato facile, ma imparava in fretta, anche a lui piaceva star con me, si notava dai piccoli gesti e dal fatto che non mi stava mai troppo lontano, mi volava sempre intorno o si metteva sulla spalla o sulla testa. Ero l'immagine del male augurio e un corvo nero non cambiava quell'impressione.

Alis anch'essa mi teneva compagnia, ma esattamente come Gilbs soffriva perché doverlo tenere dentro una gabbia per la maggior parte del tempo non era il massimo. Avevo persino pianto davanti al nano-elfo che continuava a seguirmi dal mio arrivo ad Hogwarts, la preside gli aveva dato l'ordine di farlo e lui obbediva con devozione.

Quando vidi arrivare un pacco per me nel giorno dell'arrivo dei pacchi, ne rimasi sconvolta, nessuno mi mandava mai nulla tranne qualche lettera di mia madre o dello zio che mi venivano consegnate direttamente in stanza. Gilbs sembrava brancolare nel buio, il mio piccolo e nero corvo in mezzo a tutti quei gufi forse non era neanche questo il massimo, ma ne fu orgogliosa, era la sua prima volta con un pacco, sorrisi alla vista, avevo gli occhi di tutti addosso, non sapevo cosa vi fosse dentro il pacco.

Arrivato sopra il tavolo, ero quasi incerta nell'aprirlo, Ermione, con il quale condividevo la stanza e avevo parlato per parecchio tempo mi aveva spronata ad aprirlo. Era passato un mese dal mio arrivo ad Hogwarts. Così una volta preso il coraggio mi decisi ad aprire.

Ero immobile, avrei riconosciuto quella bacchetta ovunque. Sambuco, era proprio quella bacchetta. Come era possibile? Tutti la riconobbero nell'immediato. La sua forma non era normale, era longilinea e quasi appuntita. Ricordo di aver alzato lo sguardo, cercando qualcosa di familiare, in mezzo a tutti gli sguardo incattiviti nei miei confronti. Non volevo guai, stavo cercando a tutti i costi di sembrare nella norma e buona.

Chi era stato? Non c'era nulla, né una lettera, una piccola sigla, era tutto ben ordinato. Troppo ordinato. Non toccai la bacchetta, era dentro un cofanetto e lì la lasciai. Quando inquadrai il volto di Draco, era stravolto, gli occhi erano spalancati e quuella facevano più male di chiunque altro. Mi avevano natata, scosse la testa e cercò in tutti i modi di calmarmi portandosi una mano al petto. Avevo seguito quei suoi movimenti, finché Ermione non pose la sua mano sulla mia, cercando di consolarmi.

"Io non so..." Balbettai. "Io..." Volevo mi credessero, non avevo fatto nulla di male, ero sincera.

"Ti crediamo, ti crediamo" Disse Ermione cercando un abbraccio. Ma non era del tutto vero, nessuno mi guardava come faceva Draco, lui si che mi credeva, loro no! I loro occhi erano incerti, tutti sapevano che Harry aveva fatto sparire la bacchetta spezzandola, ma quella era integra e perfetta.

Hermione aveva preso il cofanetto che conteneva la bacchetta, aveva perciò cercato di prendere la bacchetta ma una scossa come elettrica l'aveva fatta ritrarre. Ron mi guardava male, era prevedibile da parte del migliore amico di Harry. Quell'Harry di cui non si sapeva nulla, scomparso.

Draco fregandosene delle barriere nemiche, si era alzato, lasciando i serveverde indietro e venendomi di fronte oltre quel tavolo di grifondoro. Molto coraggioso da parte sua. Ero fortunata, potevo conoscere il Draco cambiato e non quel ragazzotto del passato che aveva commesso degli errori.

"Non devi farlo, non per forza almeno!" Annunciò portando le mani sul tavolo e fissandomi. Cercava di convincermi. "Non devi". Ma alla fine l'afferrai perché tutti volevano quello e anch'io non potevo negare di non averlo desiderato.

Ci fu un silenzio glaciale, nessuno parlava con il suo compagno a fianco, nessuno respirava quasi. Quella bacchetta era liscia e perfetta, come se fosse nuova. Non avevo mai avuto una bacchetta, ma quella sembrava fare il suo effetto, un piccolo venticello mi scosse un po', senza troppi danni tranne qualche piatto o bicchiere sul pavimento. Proprio nell'incavo della bacchetta una piccola frase. Un piccolo regalo. Sa-aira. Prego Winny. Loro non capivano, ed era giusto così. Perché in serpentese quella parola indicava che ero una piccola grande serpe. Chi mi aveva mandato quella bacchetta voleva che diventassi una serpeverde. Era un messaggio affettuoso, nonostante mi stesse mettendo nei guai.

"E' una parola strana!" Disse Luna avvicinandosi. "Sembra un'altra lingua. Oh sì forse il serpentese?" Chiese guardandomi esprimendosi come dopo un'illuminazione. Aveva gli occhi spalancati era incuriosita, come un faccino carino in mezzo a chiunque altro animale. Ermione a vista indietreggiò per poi guardarmi scioccata, i serpenti spaventavano tutti.

Non avevo mai parlato il serpentese davanti a tutti, d'altro canto non ne avevo avuto la necessità. Non volevo tradurre.

"Perché sei qui figlia del male? Non ti vogliamo. Parla anche con i serpenti è inaccettabile...." Nessuno parlava, o rispondeva, tutti si limitavano ad ascoltare, fino a quando Draco decide di sollevare quella ragazza che aveva parlato con la magia, lei fluttuava poco lontano dal pavimento e si lamentava. "Quale sarebbe il problema? Anche Harry parlava con i serpenti eppure ci ha salvati. Ti sei dimenticata di cosa ha fatto per te o per ognuno?" Era forse la prima volta che sentivo parlare di Harry in quell'istituto, di solito non si parlava mai di lui, se mai il discorso riguardava Harry io non potevo presiedere. Ormai non m'importava più di tanto, nonostante la curiosità, però era comico il fatto che a difendere Harry o me era proprio Draco.

"Tu p-parli con i serpenti?" Aveva chiesto Ron.

" Si!" Confermai. Ero pronta ad una critica, era comprensibile che per loro io ero il nemico, avevo tutte le caratteristiche di mio padre in corpo.

"Deve essere Bello !"Espresse Ermione cercando di sembrarne rilassata, sforzando un sorriso, mentiva. Ma il silenzio che poi ci sormontò era fin troppo pesante. "Harry amava parlare con i serpenti anche se poi....." Bloccò le parole in gola quando Ron gli diede una piccola gomitata, forse gli intimava di non farlo, di non parlare di Harry davanti a me, anche se il discorso fosse ormai stato aperto.

"Cosa significa Winny?" Chiese Ron sprezzante, bloccando la sua ragazza, rivolgendosi a me. "Quella parola cosa significa?" Chiese più come un obbligo alla risposta.

"Io...io" Balbettai ancora, ero impaurita, non riuscivo a fare un discorso, a pronunciare parola, avevo paura di dire qualcosa per farmi odiare ancor di più. Draco mi guardava anche lui immobile, era interrogativo, forse si chiedeva perché non rispondevo. Corsi, corsi veloce lasciando tutto sul tavolo. Draco aveva lasciato andare la ragazza e mi era corso dietro. Se avessi tradotto quella parola, non sarei potuta diventare una serpeverde, nessuno me l'avrebbe mai permesso.

A consolarmi solo Draco. A cogliere le mie lacrime solo lui, a stringermi, a farmi stare meglio solo i suoi occhi. Forse gli altri erano fin troppo sconvolti per venirmi dietro, stavano parlando di me, di quello che potevo essere, di mio padre, del male.

"Winny, ho visto davvero tante cose cattive nella mia vita, ma tu... tu non lo sei affatto. Non hai fatto nulla di sbagliato, non sei sbagliata. Sono loro che sbagliano a farsi idee sul tuo conto. Non ti conoscono, non possono giudicarti. Io posso per quel poco, non sei affatto cattiva, non hai alcuna colpa" Lo guardavo con speranza. Le lacrime non cadevano perché lui le fermava prima che lasciavano il mio volto. Era così premuroso, così buono, non l'avevo mai sentito parlare così tanto. Continuava a ripetermi tutte le cose buone che gli avevo raccontato, mi diceva che ero bella e buona. Sentirglielo dire, mi dava conforto.

Lo baciai, un piccolissimo bacio. Un gesto istintivo. Ero in un bagno di sudore freddo quando arrivò l'imbarazzo.

Non volevo perderlo.

"Ho sbag..."Cercavo di risolvere a tutti i costi. I suoi occhi non erano più tanto profondi, erano fermi, ghiaccio. Cosa pensava? Non lo capivo. Mi alzai in preda agli spasmi, mi guardavo intorno. Era come se avessi perso l'orientamento, io non perdevo mai l'orientamento, ero cresciuta in una campagna ritrovavo sempre la strada.

Winny Coop Riddle. La figlia del male H.P.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora