Epilogo

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Cercavo di passare inosservata. Mi ero abituata ad essere un'esclusa, vivevo la mia vita immersa nella natura o nei libri.

Mia madre Diana Coop e zio Ford Riddle mi avevano più volte ordinato di non farmi notare in giro, erano terrorizzati dalla possibilità d'incontrare un mago, o una maga anche in terra babbana. Era una cosa rara ma possibile! Motivo per la quale vivevo una vita senza amici o propri simili.  Spesso mi sentivo oppressa come la sensazione di non farcela, di mollare, lasciarmi andare. Di non sostenere il peso. 

Nei giorni di pioggia quando in giro c'era poca gente, incuriosita dal mondo mi spingevo oltre quel confine, con quei miei piccoli piedi, arrivando fin in città solo per incontrare qualche faccia straniera. Non parlavo, quasi non respiravo, sapevo di star infrangendo delle regole, ero terrorizzata ma lo facevo anche se in gran segreto ; in qui momenti mi sentivo come un piccolo uccellino ferito che abbandonato per strada nessuno osserva, incustodito, muto.

Continuavo a chiedermi quanto la mia vita potesse pesare sul capo di mamma e zio che cercavano di proteggermi ogni istante, a tutti i costi. Loro avevano preso la loro vita e l'avevano messa al mio servizio senza che io potessi scegliere o oppormi. Forse vederli ridere, scherzare, divertirsi e scaricarsi dalla continua tensione con cui ero cresciuta, o senza la continua preoccupazione di essere scoperti, o essere uccisi, o senza il continuo terrore che potesse succedere qualcosa di brutto; allora, forse in quel caso la loro presenza sarebbe stata persino meno opprimenti e più accettabili.
Non erano cattivi, ma solo opprimenti!

Mi piacevano gli uccellini che volano liberi e persino i ragni che capeggiavano sul mio soffitto. Mi sarebbe piaciuto essere libera come loro, continuavo a chiedermi come mai dei piccoli insetti come quelli si ostinassero a restare sul mio soffitto. Avrei voluto urlargli di uscire andare dove volevano. 

Volevo essere libera e vivere la vita di tutti i giovani e divertirmi, quella delle persone nei film o nei libri, invece che essere costretta a quell'isolamento forzato; certo era per il mio bene, ma io volevo altro, volevo vivere il mondo. 

Mi ero chiesta tante cose, anno dopo anno, macigno dopo macigno, poche domande, ma sempre sommate, ristrette, preoccupate, piccole e brevi, perché poi alla fine il problema era solo il mio.

Se il mondo reclamasse la mia presenza? E se il mondo magico non volesse uccidermi?
Se persino quei fiori che amavo e di cui mi ero presa cura per anni, si potessero sentire alleggeriti dalla mia morte?
E se provassi a fuggire o a morire? 

Winny Coop Riddle. La figlia del male H.P.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora