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ADV: ragazz* non so più che avvertimenti dare.
Però, vi consiglio di ascoltare una canzone che mi è stata suggerita da una lettrice su ig "Surrender-Natalie Taylor" dal secondo paragrafo in poi.










Sistemò meticolosamente il colletto della camicia ed abbottonò maldestramente -non senza prima imprecare a mezza voce- i due bottoni del gilet informale che aveva deciso di indossare quella mattina. La molle camicia color panna dalle maniche strette al polso ricadeva su dei fasciati pantaloni di un caldo color mattone, a loro volta contornati da degli stivali da equitazione che gli arrivavano al ginocchio e nascondevano, nella loro sobrietà, l'impegno a cui doveva adempiere quella mattina. 

Aveva accuratamente evitato di fornire spiegazioni troppo dettagliate -a tutti, soprattutto ad un perplesso Taehyung che, vedendolo sveglio e già pronto per uscire ad appena le nove del mattino, lo aveva guardato confuso con l'implicita richiesta di cosa dovesse fare di così urgente da richiedere quell'anticipo. JK, però, non si era snocciolato in discorsoni nè aveva dato voce a qualcosa, si era solo assicurato che Taehyung consumasse la sua colazione e che i biscotti allo zucchero a velo arrivassero in abbondanza.

Temeva che, se avesse guardato dentro gli occhi cerulei ed espressivi dell'altro, avrebbe perso quell'ultimo briciolo di carattere del vecchio sè, dando quindi voce a progetti di cui era meglio -per tutti- non dire nulla.

In realtà, vi erano buone probabilità che anche Jungkook avesse intuito qualcosa; erano stati in coscienza condivisa per un po' e, in quel lasso di tempo, Jungkook aveva provato ad intavolare delle conversazioni -riuscendoci, con sua sorpresa. Si erano ritrovati a commentare cose di poco conto che non interessavano ad entrambi ma che servivano per ritrovare quel legame perso anni prima e JK -in quel lasso di tempo- aveva scrupolosamente evitato di lasciare aperto quello spiraglio di comunicazione che avrebbe mostrato le sue reali intenzioni. 

«Taehyung, voglio che rimanga in questa stanza e non ti muova fino al mio ritorno». 

Quelle furono le prime parole che lasciarono le sue labbra, pronunciate con tono fermo e vagamente rauco e che arrivarono a Taehyung come una richiesta da non contestare.

Stranito dal comportamento stranamente ritrattivo e poco disponibile di JK, alzò interrogativamente le sopracciglia verso di lui. Congedò con un gesto della mano la truccatrice di corte ed attese che questa svanisse silenziosamente prima di prendere la parola.

«Ti direi di sì, se potessi. Oggi ho l'ultimo incontro con la direttrice degli orfanotrofi e con gli architetti di corte per poter gestire gli anticipi delle somme richieste e sancire l'avvio -finalmente!- dei lavori di ristrutturazione di quelle strutture cadenti che a stento riesco a sopportare».

JK sapeva quanto Taehyung tenesse a quei progetti, lo aveva sentito spesso parlare con Jungkook a proposito di quanto fosse indispensabile fornire una vita dignitosa a dei bambini già abbastanza sfortunati da non avere una famiglia, e altrettanto spesso lo aveva trovato nel suo studio intento ad affannarsi per smuovere la burocrazia in modo da avere un celere riscontro. Per questo, all'insaputa di Taehyung, sia lui che Jungkook avevano dato disposizioni affinchè le somme di denaro venissero elargite senza richieste scritte o accettazioni formali. 

Però, il pensiero che Taehyung rimanesse da solo ed in giro per il palazzo senza la loro supervisione, gli agitava l'animo e lo rendeva ancora più inquieto di quanto non lo fosse già.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora