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«Taehyung-ah! Ti ho cercato ovunque!».

Il diretto interessato alzò lo sguardo verso un affannatissimo Jimin che si tastava il fianco con la mano sinistra, piegandosi appena per lo sforzo. Sembrava avesse corso per tutto il palazzo.

Taehyung aggrottò le sopracciglia e lasciò andare una margherita che si rigirava da un buon quarto d'ora tra le lunghe dita, ipnotizzato da quel candore e dal profumo ineguagliabile che quel piccolissimo fiorellino riusciva ad emanare. 

Era sempre stato estasiato dalla potenza che i fiori possedevano, su come riuscissero a rendere bella qualsiasi cosa, rendere colorato anche l'oblio e soprattutto, come riuscissero a trasmettere così tanti sentimenti senza neanche avere il dono della parola.

"Più fiori e meno persone" era il motto della sua vita.

Si alzò scrollandosi dai pantaloni un po' di polvere e qualche stelo d'erba rimasto impigliato sulla stoffa e sorrise verso Jimin, sventolando la mano verso di lui e andandogli incontro con passo lento e aggraziato.

Jimin era suo fratello, anche se -di base- possedevano due cognomi diversi. Era infatti stato adottato dalla famiglia Kim nel momento in cui i suoi genitori erano morti durante un attentato al palazzo, lasciandolo solo al mondo e senza alcun parente prossimo. 

Jimin era cresciuto con lui, letteralmente. Essendo nati lo stesso anno e con soli pochi mesi di differenza, fin da piccolini avevano condiviso qualsiasi avventura o esperienza fino a diventare inseparabili proprio come dei fratelli di sangue. 

Alcuni ciuffetti grigi erano sfuggiti all'acconciatura perfettamente ordinata di Jimin, che si passò una mano tra i capelli per sistemarli. Ad adornargli il delicato e perlaceo viso dall'ovale perfetto, un adorabile broncio accentuava le sue labbra carnose e piene. A tradirlo erano però gli occhi azzurri, che sembrarono risplendere alla vista di Taehyung andargli incontro.

«Ti stavo cercando-anzi, ti stavano cercando tutti a dire il vero. Nostro padre deve parlarti».

Taehyung fece un'espressione perplessa piegando la testa di lato per la confusione.

«Davvero? Come mai questa urgenza?» guardò il fine e classico orologio al polso per leggerne l'ora «E' quasi ora di pranzo, ci saremmo visti comunque» disse esitante, e Jimin scrollò le spalle.

«Non ne ho idea, davvero. Mi ha solo dato l'ordine di cercarti e portarti nel suo ufficio quanto prima» gli rispose solamente l'altro, afferrandogli la mano per intrecciarla alla sua, molto più piccola e paffuta.

Taehyung sospirò pesantemente e voltò il capo verso l'albero sotto cui sedeva fino a qualche minuto prima, già nostalgico all'idea di abbandonare la sua postazione preferita per andare a parlare con il padre.

Il mattino era il momento perfetto per godersi il profumo dei fiori e della natura che lo avvolgeva, facendolo sentire più rilassato e con molte meno responsabilità di quante in realtà desiderasse.

Non era di certo il più grande tra i fratelli, e non era nemmeno il diretto erede al trono -per grazia divina. Jin era il maggiore, e pertanto toccava a lui prendere quel posto, quindi sia lui che Jimin erano sempre stati più "liberi" di quanto lo fosse stato realmente suo fratello.

Non erano sicuramente più nel medioevo né tanto meno nel 400, e la loro era più una discendenza reale che un reale dominare sulle genti. Tuttavia, la monarchia continuava a coesistere insieme alle altre sfaccettature politiche, ma Taehyung non ne era mai stato particolarmente entusiasta nè se ne era interessato più del necessario. 

Non aveva mai dato cenno di insofferenza circa la sua posizione sociale, visto che sapeva di essere stato comunque molto più fortunato di persone che, al contrario, stentavano a tirare avanti.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora