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«Taehyung!».

Arrestò i suoi passi sentendosi chiamare e si voltò. Con sorpresa, si accorse che a chiamarlo era stato Yoongi.

Il consigliere era qualche metro indietro, mentre gli si avvicinava a passo sostenuto; ogni passo riecheggiava nel corridoio provocando un ticchettio cadenzato dovuto al tacco della scarpa sul pavimento finemente decorato di palazzo Jeon. I colori scuri ed opachi degli interni creavano un marcato e tetro spettacolo a cui Taehyung non si era ancora abituato; i grossi quadri pendevano dalle mura come spettrali figure giudicanti, le cornici intagliate in quel legno scuro e lucido facevano da contorno a severi occhi dipinti, le ombre che creavano le calde luci del corridoio si proiettavano ovunque in modo sinistro ed inquietante. Quegli sbuffi aranciati e soffusi non si intonavano alla mobilia e all'arredamento, creando un ambiente abissale e soffocante.

Il consigliere gli fu vicino e fece un piccolo inchino, a cui Taehyung rispose roteando gli occhi, sbuffando. «Yoongi, ti ho detto un centinaio di volte che non voglio che ti inchini» ripetè, spazientito.

Yoongi, però, fece spallucce e scosse la testa.

«E sapete perfettamente che continuerò a farlo. E' già tanto che vi chiami per nome, permettetemi di rimanere ancorato alle mie abitudini dettate dal ruolo che ricopro» rispose con un mezzo sorriso, vagamente divertito dall'espressione contrariata di Taehyung.

Tuttavia, quest'ultimo ricambiò il sorriso e lo guardò con curiosità.

«Sbaglio o mi stavi cercando?» domandò quindi, alzando un sopracciglio nella sua direzione. Yoongi si guardò intorno per qualche attimo, come a sincerarsi che non ci fosse nessuno ad ascoltarli.

«Ho bisogno di parlarvi, prima che andate da Jungkook».

Taehyung ne fu sorpreso, in particolare perchè Yoongi aveva l'espressione seria mentre lo guardava dritto negli occhi, sorridendo di tanto in tanto verso qualche membro della servitù che passava di lì, inchinandosi e lanciando occhiate curiose ai due.

Non sapeva cosa dovesse dirgli il consigliere, non era successo niente che potesse spingere l'altro a volergli parlare, soprattutto in mancanza di Jungkook.

«Va bene, possiamo andare nel mio studio» asserì Taehyung, facendo per andare. Venne bloccato dal diniego da parte di Yoongi, che gli si avvicinò appena per sussurrargli «No, devo parlarvi di una questione delicata e non deve sentirci nessuno. Vi arreca disturbo se vi chiedo di seguirmi?».

Quel comportamento era strano, il fatto che non volesse rimanere in una delle stanze adibite proprio al parlare lo era ancora di più, ma di Yoongi si fidava abbastanza da dare il suo consenso senza particolari problemi. Anche perchè quell'atteggiamento così inusuale per un consigliere tutto d'un pezzo come Yoongi... gli aveva stimolato la curiosità.

«Certo che no, ti seguo».

L'espressione di Yoongi divenne decisamente più contenta e anche meno tesa, voltò i tacchi e Taehyung prese a seguirlo silenziosamente, studiando il portamento fiero del consigliere. Il suo passo era fermo e deciso mentre camminava per quei corridoio bui troppo silenziosi.

Era una persona che Taehyung stimava molto, il consigliere. Non era lecchino, non era subdolo e non era viscido come molte delle figure amministrative che si muovevano a palazzo e che giravano intorno a lui e Jungkook per la maggior parte del tempo. Apprezzava come avesse il coraggio di dire la propria nel modo giusto, senza risultare irrispettoso o ineducato, come non rinunciasse alle sue idee pur di ingraziarsi le figure reali.

Era un po' come lui, sotto un certo punto di vista e in certa misura, se si prendeva in considerazione anche la sua posizione e il suo ruolo.

Yoongi si era guadagnato la sua stima nonostante non fosse stata simpatia a pelle a causa dei trascorsi oscuri e vaghi che circondavano la casata Jeon. Eppure, Taehyung aveva un suo personalissimo motto, a cui ripensava con orgoglio.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora