Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎

[86]

«Tae, aspettami! Non tirarmi così!» si lamentò Jimin in un sussurro, cercando di tenere la voce bassa e appena percepibile. 

La presa della mano di Taehyung si strinse maggiormente sulla sua e venne strattonato appena, incitato a camminare più velocemente. Il piede di Jimin incontrò un ostacolo non meglio identificato ed incespicò nei suoi passi, rischiando di cadere faccia a terra e di portare con sé anche suo fratello. Ma la stabilità non faceva parte delle sue qualità più spiccate e, infatti, il ginocchio picchiò per terra con un tonfo sordo. Imprecò a denti stretti e strinse gli occhi verso il terreno scosceso che stavano attraversando, guardando con disgusto le felci impigliate nel tessuto dei pantaloni; ringhiò dal fastidio e Taehyung roteò appena gli occhi, scuotendo leggermente la testa per la goffaggine di suo fratello non appena si trovava in un luogo diverso dalle raffinate stanze dei palazzi nobiliari. 

«Jimin!», sibilò, aiutandolo a rimettersi in piedi, «Guarda dove metti i piedi!» gli intimò in un sussurro, attendendo giusto qualche attimo prima di riprendere a trascinarlo come se non avesse davvero rischiato di cadere per la centesima volta in meno di cinque minuti. 

Jimin sbuffò dalle narici e strinse le labbra, cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante, schioccando subito dopo la lingua contro il palato. 

«Se non fosse buio pesto potrei anche vedere qualcosa di più del nero oblio.» ribatté, arricciando il naso ma cercando di prestare maggiore attenzione ai suoi passi -non ci teneva a ripetere l'esperienza di poco prima. 

Una brezza leggera li accompagnò in quel frastagliato percorso, costringendolo a stringersi la giacca al corpo per la frescura che, insinuatasi oltre il leggero strato di tessuto che lo ricopriva, gli aveva solleticato la pelle del petto. Non aveva avuto il tempo di indossare altro -a parte le scarpe- perché Taehyung lo aveva letteralmente spintonato giù dal letto quando ancora il sole non era sorto con un'urgenza tale da portarlo ad assecondarlo senza neanche sapere il perché.

La sua mente confusa ed ancora offuscata dal sonno non aveva processato neanche la metà delle parole che gli aveva detto Taehyung, aveva solamente captato ed estrapolato le informazioni basilari del fitto discorso notturno di suo fratello, che sembravano iniziare con "Dobbiamo andare" e terminare con un frettoloso "Sbrigati". Si era mosso impacciatamente e si era lasciato strattonare in giro senza neanche chiedersi dove lo stesse portando, ma il sonno era stato così prepotente da non fornirgli nemmeno la forza necessaria ad articolare qualche domanda circa l'urgenza di cui i gesti di suo fratello erano pregni. 

Se fosse stato un po' più sveglio, avrebbe sicuramente saputo leggere qualcosa tra le righe di quel comportamento atipico -soprattutto per una persona pacata ed estremamente ponderata quale era Taehyung.  

Un dolore acuto lo fece imprecare di nuovo; a denti stretti, pestò con un furia il ramo secco arrivato a puntellargli dolorosamente la coscia e da Taehyung si levò un sibilo più sonoro del precedente, in un chiaro invito a fare silenzio e lasciarsi condurre in quella zona più diradata e meno conosciuta della tenuta dei Jeon.

Jimin non conosceva quei luoghi, non credeva nemmeno di averli mai visti o presi in considerazione, ma era convinto che, ovunque fossero, quella parte di tenuta Jeon non vedesse un giardiniere da parecchio tempo -mesi, a giudicare dall'ambientazione rozza e poco curata.

La fitta vegetazione ed il terreno brullo erano gli unici dettagli che gli occhi stretti in due fessure di Jimin riuscivano a captare perforando le tenebre della sera. Nonostante il quantitativo di dettagli piuttosto scadente, non credeva che vi fosse molto altro da vedere -o molto altro a parte loro due, e dovette ammettere che quel luogo era fin troppo suggestivo per la sua immaginazione fervida e galoppante.