È il sette di giugno e questo significa che è tempo di fare visita all'altare sacro. Tobio ha svegliato Yuu alle cinque del mattino per portarlo al tempio. Va bene che è venerdì ha scuola ancora per oggi, ma tutto questa urgenza di svegliarlo alle cinque del mattino Yuu mica l'ha capita. Fatto sta che si è alzato e si è vestito in una decina di minuti per poi uscire di casa per raggiungere la destinazione scelta da suo nonno.
L'altare Shiogama di Sendai è uno spettacolo meraviglioso: un enorme piazzale che accoglie un sontuoso palazzo diviso in più edifici dai tipici tetti orientali colorati di nero e un azzurro tendente al grigio e poi le decorazioni dorate che accentuano ancora di più il rosso vivo delle pareti esterne degli edifici principali e un gigantesco ciliegio dai petali rosa domina il centro del piazzale, facendo da padrone a quello spettacolare tempio.
Il tempietto Yakumo da quattro soldi di Tomiya è letteralmente niente in confronto a quello: è una semplicissima casetta di legno posta al fianco di un vecchio edificio ormai abbandonato e che la prefettura non ha ancora rimesso apposto. L'unico motivo per cui Tobio porta il nipote a quel tempio è che dista solo due fermate di bus da casa, mentre il tempio Hie dista all'incirca il doppio del tempo.
Arrivati al tempio, Yuu rimane colpito dalla maestosità del ciliegio-padrone: è gigantesco rispetto a lui e i suoi petali non sono da meno.
-Ti piace?
Risponde semplicemente con un cenno, senza distogliere lo sguardo dall'enorme albero.
-Dai Yuu dobbiamo fare in fretta, hai scuola dopo e non voglio che tu faccia tardi. Su su.
Tobio da un colpetto al nipote, il quale di sveglia dalla sua trance e segue il nonno che si è messo in cammino verso l'edificio più grande. Yuu odia questa parte: dopo che suo nonno accende la candela arriva il momento di pregare. Deve mettersi a mani giunte e chiedere agli dei di poter esaudire un desiderio che ha nel più profondo del suo cuore.
So che detto da me sembra assurdo, però provaci, magari ti aiuta. Ma come si prega? Yuu non lo ha mai capito come si fa e si vergogna a chiederlo a suo nonno. Insomma, come deve esprimersi e a chi deve rivolgersi? Ci sono migliaia di dei in Giappone e non ha la benché minima idea di quale dio o dea si occupi di guarire i malati o se esista un dio apposito per la leucemia - o dea? In fin dei conti leucemia è femminile- ha talmente tanti pensieri che si può leggere sul suo viso la sua confusione.
-A modo tuo, Yuu. Non esistono formule speciali per chiedere agli dei di poter esaudire un desiderio, devi semplicemente volerlo con tutto te stesso: a loro basta vedere che il tuo è un sentimento puro, semplicemente questo figliolo.
Dice Tobio al ragazzo. Yuu apre gli occhi e guarda come sia concentrato suo nonno e prova a fare lo stesso. Prende un gran bel respiro, unisce la mani in preghiera e poi chiude anche lui gli occhi. Il suo unico desiderio è quello di poter vedere sua sorella di nuovo tranquilla e felice, perché lui la preferiva quando era allegra e spensierata. Questo è il suo unico desiderio: poter vedere sua sorellina tornare a stare bene e sconfiggere la policitemia una volta per tutte.
-Yuu, guarda.
Tobio richiama il nipote alla sua attenzione e il ragazzo, girandosi verso il nonno, incontra con lo sguardo la figura del sole che fa capolino da un altro edificio del tempio. È l'alba. È anche per questo che Tobio ha portato qui Yuu? Per potergli mostrare il sole sorgere?
-Mi ricordo quando ti portavo alla collina tanti anni fa e ci fermavano sulla cima a vedere il tramonto insieme sotto quella quercia solo io e te
-E la bici
-E la bici
Ripete il vecchio ridendo.
-Quello che voglio dirti Yuu è di non dimenticarti mai delle cose che ti ho insegnato tanto tempo fa e di farne tesoro, perché nella vita ti serviranno parecchio se aspiri a diventare un vero uomo, figliolo.
-Va bene, nonno.
-Ora andiamo che ho fame e farai tardi a scuola, poi ho appuntamento alla stazione con i miei amici perché ci facciamo un giro in centro!
Dice allegramente Tobio trascinando con se Yuu.
Avere paura è uno spreco. È un peccato mollare senza aver avuto l'occasione di di provare qualcosa. E se continuerai ad avere paura la risposta sarà semplice. Chiedi aiuto. No, non le ha dimenticate quelle parole, e non ha intenzione di farlo.A scuola la situazione continua sempre al solito: Yuu e Himiko che si stuzzicano a vicenda, pranzi in compagnia degli amici, allenamenti in allegria e, ahimè, test e interrogazioni... quelli non mancano proprio mai...
-Enoshima Yumi! Complimenti per il compito mi ha sbalordito!
Chiama Zarc a gran voce. Sta riconsegnando gli scritti di filosofia dei ragazzi della 3-1 e Hisashi sta tremando come una foglia che casca dall'albero durante l'autunno. Filosofia è la materia in cui va peggio e ha seriamente paura del risultato di questo test. Se non ci fosse filosofia tra le materie scolastiche sarebbe uno dei migliore della sua classe. Peccato che al Karasuno si faccia filosofia e venga chiesta all'orale dell'esame finale.
-Kinoshita Hisashi!
Zarc si limita a dire il suo nome. Sashi si alza dalla sedia e va alla cattedra a prendere il foglio con il voto. Non osa guardarlo, almeno non prima di sedersi di nuovo al suo banco. Poggia la parte scritta girata e dopo aver preso un po di coraggio si decide a vedere la cifra del suo test. 39/100. A un punto dalla sufficienza. I suoi genitori lo uccideranno appena arriverà a casa quel pomeriggio. Odia suo padre e dal giorno del suo compleanno ha ancora più paura di lui. La campanella del pranzo suona e Sashi è fermo al suo posto che guarda il foglio bianco segnato di rosso.
Zarc lo guarda e decide di avvicinarsi a lui, prendendo da uno dei banchi vuoti una sedia.
-Non ho intenzione di lasciarti filosofia alla fine del trimestre, non te lo meriti perché so quanto tu ti stia impegnando a studiare. Mi interessa sapere invece se è tutto apposto.
-La ringrazio di essersi preoccupato ma sto bene.
-Hisashi, non sono nato ieri e so riconoscere quando una persona mi racconta una balla, quindi dimmi che succede.
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Ultimo e primo bacio
FanfictionDedica i tuoi passi a chi ti ha sorretto quando ancora avevi bisogno di un appoggio per poter camminare -Anonimo