Che giornata! Sono solo alla seconda ora e già mi sento stanca. Tutta colpa dei professori che hanno fissato tre interrogazioni in un giorno solo e ho dovuto studiare fino a notte fonda. Sono stufa di sentire la prof sgridare un mio compagno per l'ennesima insufficienza, preferirei uccidermi che stare qui ancora quaranta minuti.
"Prof posso andare in bagno? Mi manca l'aria" uso il tono più dolce possibile, spero di impietosirla.
"Rubino non vede che sto interrogando?" dice la strega alzando un sopracciglio. Potrei strangolarla, giuro.
"Non mi sento molto bene, credo di avere la febbre" corrugo le sopracciglia cercando di avere un'espressione sofferente.
"Va bene, ma si sbrighi. Se scopro che questo è uno stratagemma per evitare l'interrogazione sarà in veri guai". Sta cercando di mettermi paura? Povera illusa. Non rispondo e in mezzo secondo sono fuori da quell'inferno. Un minuto di più e non sarei stata responsabile delle mie azioni. Per esempio un volo improvviso della professoressa dalla finestra sarebbe stato opera di un raptus. In tribunale mi avrebbero assolta per mancata capacità di intendere e di volere e sarei stata rinchiusa in qualche ospedale psichiatrico, per essere rilasciata dopo pochi mesi.
Cerco di calmarmi e di non pensare a come uccidere la Cristaldi. Devo dire che un po' mi fa pena. Ha più di sessant'anni ed è sola. Non è sposata e la sua unica compagnia è un cane vecchio di nome Spidu. È costretta a sopportare degli adolescenti lunatici ed egocentrici tutto il giorno. In più insegna filosofia. Una persona molto allegra insomma, forse è per questo che spesso è acida e non fa trasparire alcuna emozione. Nei suoi occhi però si legge una tristezza che, al solo pensiero, mi fa incupire. Magari quando ha scelto di diventare professoressa era mossa da una gioia di voler impartire nozioni ai suoi alunni e di farli appassionare alla sua materia. Oggi sicuramente non ricorda più nemmeno il motivo della sua "vocazione" d'insegnante.
Sono talmente immersa nei miei pensieri che non noto un ragazzo, con entrambe le mani occupate a reggere fascicoli, correre verso di me. Sembra che stia gareggiando per i 100 m alle Olimpiadi, meglio di Bolt. Credo che nemmeno lui mi abbia vista perché mi travolge in pieno e cado a terra in una posizione a me sconosciuta ed al quanto dolorosa. Un mucchio di fogli si sparpagliano sul pavimento e sento un dolore fortissimo al braccio, credo sia rotto dato che ci sono "atterrata" sopra.
"Ma sei scema? Perché non ti sei spostata? Credo che tu abbia seri problemi alla vista..." borbotta una voce a me familiare.
"Io? Sei un idiota, potevi tranquillamente spostarti tu! Ah no scusa... avevi una medaglia da vincere dato che correvi più veloce di Usain Bolt!" sto urlando furiosa senza alzarmi da terra, non ne ho le forze.
"Almeno aiutami a raccogliere i fogli, squilibrata!" adesso urla anche lui. Ho voglia di prenderlo a schiaffi, se solo riuscissi a muovere il braccio.
"Senti coso, tu mi sei venuto addosso e tu pulisci." Faccio una breve pausa cercando di calmarmi "Ah e credo che il braccio si sia rotto, mi fa malissimo" finalmente mi metto a sedere appoggiata al muro e lo vedo. Avete presente quando conoscete una persona e poi magicamente la incontrate ovunque? E sembra così strano perché vi chiedete come avete fatto a non accorgervene prima? Beh... lo zotico in questione è il biondino. Cosa ci fa qui? Sono confusa.
"Cosa vuoi che sia! Una semplice botta, dai non farne una strage" alza lo sguardo dai fogli che ha in mano e mi vede "Ancora tu!" alza improvvisamente il tono della voce.
"Sì, problemi?" sono infastidita dal suo comportamento, noto che mi ha riconosciuta però e non so perché la cosa mi rende felice, ma non voglio farglielo vedere.
"Sì, tanti" ribatte acido.
"Fatteli passare" mi alzo e vado verso l'infermeria.
"Dove credi di andare? Devi aiutarmi a riordinare questo casino" ha un tono di voce seccato che mi irrita ancora di più.
"Stai scherzando? Perché dovrei aiutarti? Sei tu il pazzo che sfrecciava a 100 km/h! Perciò lasciami stare perché devo andare in infermeria a vedere cos'ha il braccio". Se replica, lo schiaccio di testa nel muro. Continuo a camminare verso l'infermeria, senza che il ragazzo mi degni di una risposta. Lo sento solo imprecare sottovoce e chiamarmi in mille modi, ma non gli do peso e mi allontano.
L'infermiera mi comunica che non c'è nulla di rotto, solo una distorsione al polso, però sarebbe meglio fare dei controlli in ospedale. Mi ha fasciato provvisoriamente il polso e per sostenerlo ha intrecciato la mia sciarpa alla spalla. Purtroppo m'impedisce di muovere il braccio, destro per lo più. In campo di sfortuna non mi batte nessuno.
Rientro in classe dove la professoressa si alza come una furia urlando "Si può sapere dove sei stata?" sembra mia madre. Dopo sposta l'attenzione sul mio braccio ed il suo sguardo omicida prende un velo di preoccupazione.
"Stavo andando in bagno quando sono inciampata e sono caduta. Il braccio mi faceva male così sono andata in infermeria dove mi hanno messo questa fascia provvisoria, prima di recarmi in ospedale" sembra più tranquilla, menomale. Non so perché ho deciso di 'coprire' il velocista olimpionico, senza pensarci.
"Vuoi chiamare i tuoi genitori?" ha un tono dolce e preoccupato. Strano. Molto strano. E mi sta dando del "tu". Miracolo.
"Non si preoccupi, termino le lezioni e mi reco a casa normalmente. Tanto il braccio ora non mi fa molto male. L'infermiera mi ha spalmato un antidolorifico" rispondo calma, stranamente ora provo simpatia per lei.
"Sicura?" chiede la Cristaldi ancora preoccupata. Credo sarebbe stata un 'ottima madre, se solo ne avesse avuto la possibilità.
"Sicurissima" rispondo con un sorriso.
"Oggi non la interrogherò e si consideri esonerata dallo svolgere i compiti, noto che è il braccio destro" se mi parla sempre così, la sposo. Sta usando di nuovo il 'lei', ma ormai ci sono abituata.
"Grazie prof" non so cosa dire e mi accomodo al mio posto.
La giornata passa velocemente e ancora mi chiedo cosa ci facesse quel ragazzo qui.
Finalmente fuori! Oggi ho fatto cinque ore perciò posso stare ancora qualche minuto a parlare con le mie amiche. Stiamo discutendo su cosa indossare al Mac TT e se andare tutte insieme o ognuna col proprio cavaliere. Facile per loro. Sono tutte fidanzate, io no, perciò già so che mi toccherà andare sola. Sento qualcuno picchiettare alla mia spalla così mi volto e resto ipnotizzata da quegli occhi grigi.
Prende parola "Scusami per oggi, sono stato un maleducato. Il braccio è rotto?" è preoccupato per me! Oddio! Oddio! Quasi piango.
"No solo una distorsione o così sembra, comunque non preoccuparti è stata anche colpa mia, perché non guardo mai dove vado" ho la voce stridula a causa dell'emozione, ho paura di sembrare un'oca, così mi schiarisco un po' la voce. Nel frattempo le mie amiche ci stanno osservando sbigottite. Non mi hanno mai vista parlare con un ragazzo, perché nessun ragazzo si è mai avvicinato a me.
"La colpa è solo mia. Seguimi. Devo farmi perdonare, sono mortificato" è così carino ora, nulla a confronto col villano di prima.
"Non devi per forza, se non vuoi" rispondo con un filo di voce.
Certo vengo volentieri e questi sono il mio numero di telefono, il mio indirizzo, la mia email...
"No, mi fa piacere, credimi" ribatte e il mio cuore inizia a fare capriole di gioia.
"Va bene, ma non per molto tempo, perché tra venti minuti devo prendere il pullman per tornare a casa"
Ma se vuoi, prendo anche quello delle sedici per te.
Ancora stento a credere a quello che mi sta succedendo. E' lo stesso ragazzo di prima? Soffre di bipolarismo?
"Non preoccuparti, ho il motorino" mi sorride a trentadue denti e credo davvero di potermi sciogliere, anche se è Marzo.
Alzo il braccio per fargli capire che con quella fasciatura non posso fare molto.
"Ah giusto, allora basta parlare e seguimi" sembra un po' deluso e mi prende per il polso sinistro trascinandomi con lui. Guardo le mie amiche che sicuramente mi riempiranno di domande dopo, ma ora sono troppo eccitata per pensarci.
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Aspetto solo te
Romance《Lui non risponde, ma mi avvicina a sè e poggia delicatamente le sue labbra sulle mie. I nostri corpi combaciano e mi sento in paradiso, ma questo è meglio di qualsiasi paradiso, perchè è nostro, solo nostro. E non è un paradiso, è una bolla ed è qu...