27. Punti di riferimento

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Inizio a sfogliarlo ed è a dir poco impressionante. Ad un certo punto, cade un foglio. Loraccolgo e lo leggo. A quanto pare è una specie di biglietto d'addiodi una certa Alice per Laura, la madre della mia Eli.

Ciò che mi colpisce è cheè come un enorme libro di collage, tra foto, scontrini, post-it evia dicendo.

Leggo disfuggita tutte le pagine, è incredibile. Ci sono note addirittura didue anni fa, come quella della prima volta che le ho offerto da bere,dopo il nostro piccolo scontro a scuola, rido al solo pensiero.

Sabato 5 Marzo,

Credo di aver avuto ilmio primo quasi appuntamento.



Volto velocemente le pagine. Leggo diquando è stata male dopo avermi visto al MacTT con un'altra, di comecontinuasse a prendersela con se stessa, anche se ero stato io acomportarmi da stron*o. Non mi sono mai reso conto di quanto l'avessiferita e leggere ciò che appuntava mi fa sentire un vuoto allostomaco.

Ripercorro a tappe tutta la nostrastoria, dalla vacanza a Porto Santo Stefano, fino ad arrivare allanostra prima volta, lo ricordo come se fosse accaduto ieri.

L'anno scorso, per il nostroanniversario avevo deciso di trascorrere un weekend nella nostracasetta sull'albero, la stessa che le avevo mostrato quando eravamoin camepggio. Ero andata a pulirla ed avevo pensato a tutto, avevocomprato persino delle candele alla lavanda francese, che è il suofiore preferito. Non avevo programmato tutto per farle perdere laverginità, volevo solo trascorrere con lei un weekend memorabile efesteggiare in modo adeguato l'anno più bello della mia vita.

Ricordo che le chiesi più volte sefosse sicura di quello che stavamo per fare, e lei l'ultima volta mirispose semplicemente dicendo che mi amava, come se con due sempliciparole potesse darmi una spiegazione esauriente.

Dopo quel giorno decidemmo che avremmotrascorso sempre lì i nostri anniversari.

Ricordo quanto sia stato stupido alasciarla, se solo fossi stato più forte sarei riuscito a sopportarela distanza, ma la verità è che non ho avuto abbastanza fegato,abbastanza fegato da accettare che anche se non fossimo più statiinsieme lei sarebbe comunque rimasta sempre nei miei pensieri. Sonostato così stupido da pensare che se l'avessi lasciata sarei statomeglio, invece non è così, sto peggio e non credevo si potessestare così male per una persona. Prima il ricordo di lei mi creavaun vuoto nello stomaco, una nostalgia tale da farmi quasi impazzire.Ora sento ancora quel vuoto, però è il vuoto del rimorso, delrancore verso me stesso e della disperazione provocata dall'idea chelei si possa innamorare di qualcun altro e dimenticarmi, perchè ionon ci sono ancora riuscito e credo che starei solo peggio alpensiero che lei possa averlo fatto. Passso giornate intere achiedermi come sarebbero andate a finire le cose tra noi due se nonfosse finita, se io avessi avuto il coraggio di mettere da parte ilmio ego e accettare il ndolore provocata dalla nostra distanza.Troppe volte nella testa mi ronzano le domande: "E se adessofossimo ancora insieme, cosa le avrei regalato per il suo compleanno?Le avrei organizzato qualcosa di speciale? Se non l'avessi lasciataavrei sofferto meno di quanto sto soffrendo ora? E se non fossi maipartito ed avessi continuato a vivere qui, frequentando una comuneuniversità?"

vorrei solo spegnere la luce nei mieipensieri e metterli a bada, solo per pochi minuti, per poterragionare in modo lucido e capire dove possa essere ora. Se le fossirimasto accanto sarebbe scappata lo stesso? Credo di no. Se lei ora èchissà dove è solo colpa mia.





P.O.V. Alice

Okay, sono salita fin quassùed già molto più di quello che avevo pensato. Ora devo soloriuscire a rimanere qui, senza mettere di nuovo la mia vita inpericolo, per poco più di quarantotto ore. Un gioco da ragazzi...

Aspetto solo teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora