14. La quiete dopo la tempesta

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P.O.V. Alice

Apro lentamente gli occhi e noto che non sono in casa mia. Abbasso lo sguardo e vedo Matteo, perfettamente avvinghiato al mio corpo: con il viso è appoggiato nell'incavo del mio collo, il suo busto è disposto interamente sul mio ed ha le gambe intrecciate alle mie. Ha la bocca leggermente schiusa che gli da un'aria così spensierata e non riesco a smettere di sorridere come un ebete a questa visione. Cerco di capire dove mi trovo, così mi guardo intorno e riconosco la sua stanza. L'ultima volta che sono venuta qui è stata alla festa per il solstizio di primavera di Ada, quando abbiamo litigato, come sempre del resto. Cerco di studiare ciò che mi circonda: alla parete sono appesi vari ritagli di giornale di alcune partite calcistiche insieme ad alcune foto dove lo ritraggono da piccolo mentre gioca con Ada in un parco, sorride senza denti, va a scuola con un grembiule molto più lungo delle sue ginocchia all'età di circa sei anni e l'ultima è stata scattata alla nascita di Isabella dove lui la tiene stretta tra le braccia come se fosse il suo piccolo tesoro. Il resto della camera è un vero e proprio pasticcio: ci sono vari libri e vestiti sparsi qua e là.

Mentre sono persa tra i miei pensieri affiorano nella mia mente i ricordi di ieri sera e mi agito non riuscendo a vedere il mio giacchetto o la mia borsa e ricordando di aver praticamente abbandonato Francesca da sola con uno sconosciuto, nello stesso locale dove poco tempo prima un maniaco aveva tentato di abusare di me. Sono una persona orribile! Come ho potuta lasciarla lì?

I battiti del mio cuore aumentano sempre di più il ritmo e credo di poter avere un infarto a breve. Devo sapere che sta bene. Allungo il braccio lasciato libero dalla presa di Matteo e prendo il suo telefono sul comodino accanto al letto. Fortunatamente non ha password, così compongo il numero di Francesca e attendo che risponda, ma più gli squilli si susseguono più aumentano le mie paranoie. Finalmente al quarto squillo la chiamata viene inoltrata.

"Pronto?" sento la voce assonata di Francesca e mi tranquillizzo, dando un sospiro di sollievo.

"Chi è?" chiede lei infastidita.

"Sono io, Eli. Scusami per ieri sera, sono stata una sciocca ad andarmene senza dirti nulla" parlo a voce bassa per non svegliare Matteo che mi sovrasta come una coperta.

"Non preoccuparti, ti ho vista schizzare via dal locale e mi sono affacciata per vedere cosa stesse succedendo... dovrei chiederti io scusa, perché ho ascoltato tutta la tua conversazione con Matteo. So di aver sbagliato, ma, visto il tuo stato emotivo, ho preferito rimanerti accanto anche senza che tu lo sapessi. Quando Matteo è andato via, stavo per venire da te, ma lui ha capito subito di aver sbagliato ed è tornato indietro, così ho raccolto le nostre cose e ho mandato un messaggio a Sophia dicendo che saresti rimasta a dormire da me" dice tra uno sbadiglio e l'altro.

"Sai, credo che potrei davvero sposarti" le rispondo felice, lei è un po' come il mio angelo custode.

"Puoi giuraci. Eli, hai notato che sono le sette e dato che non dobbiamo andare a scuola..." lascia la frase appesa, ma so già cosa vuole dire.

"Vuoi dormire ancora un po' eh?" chiedo sicura.

"Esatto, ci sentiamo dopo" mi saluta, non dandomi il tempo di rispondere e chiude la chiamata.

Rimetto il telefono di Matteo al suo posto e decido di riprendere sonno pensando a tutto ciò che ha fatto per me in questi mesi. Grazie alla sua vicinanza, mi è facile abbandonarmi nuovamente al mondo dei sogni.

Quando apro nuovamente gli occhi, Matteo non è più al mio fianco e sento la sua mancanza, poiché il letto ora è molto più freddo. Mi rannicchio in posizione fetale e mi giro su un fianco. Quando lo vedo seduto alla scrivania sobbalzo per la sorpresa.

Aspetto solo teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora