12.

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VIOLET'S POV

È passata quasi una settimana da quando ho detto ad Harry che volevo incontrare mio padre e dopo svariati cambiamenti di programma tutti causati da me, finalmente ho accettato di vederlo.

Abbiamo appuntamento praticamente ora ad un bar vicino casa.

Io ed Harry siamo in macchina e nessuno dei due ha intenzione di spiccicare parola.

Sono agitatissima.

Sto provando così tante cose al momento, paura, ansia, confusione e anche nostalgia.

Harry si slaccia la cintura e si gira verso di me mettendomi una mano sulla coscia.

Il suo tocco caldo mi rilassa immediatamente, solo lui ha questo potere su di me.

"Sei pronta?" dice dolcemente

"Non credo sarò mai pronta per una cosa del genere ma ce la posso fare" dico prendendo un grande respiro

"Sei una donna molto forte, affronterai alla grande anche questa cosa, credo in te ranocchia" e mi lascia un dolce bacio sulla guancia

Gli sorrido e scendo dall'auto dirigendomi a piccoli passi verso l'entrata del bar.

Spingo la pesante porta di legno ed entro dentro.

Non c'è molta gente e la maggior parte dei tavoli sono vuoti.

Faccio qualche passo avanti cercando con lo sguardo George e poi lo vedo.

Ha i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani sorreggono la sua testa.

È cambiato molto dall'ultima volta che l'ho visto.

È molto più massiccio e piazzato, ha messo su massa muscolare. I suoi capelli sono passati dal castano scuro al grigio e intravedo un tatuaggio sul suo braccio destro.

Mi blocco sui miei passi, non sicura di quello che sto per fare.

Mi ha abbandonata quando avevo nove anni e adesso ne ho ventisette, non mi riconoscerebbe nemmeno.

Come per smentire quello che ho appena pensato, George alza lo sguardo e incontra il mio.

Mi scruta per qualche secondo e poi scatta in piedi.

Viene verso di me con urgenza e appena mi raggiunge mi butta le braccia al collo stringendomi a sé.

Io rimango immobile, un pezzo di legno, non sicura di doverlo abbracciare o meno.

Lo voglio abbracciare? Non lo so.

Non so neanche se ho davvero voglia di vederlo e parlarci ma ormai sono qui e non posso fare la codarda, non posso tirarmi indietro.

Alzo lentamente un braccio e lo passo sulla sua schiena picchiettandola con la mano.

Dopo questo saluto imbarazzante, ci stacchiamo l'una dall'altra e mi invita a sedermi.

Appena prendiamo posto cerca di prendermi la mano ma la ritraggo subito e rimane deluso da questo mio atteggiamento.

"Violet sei proprio tu" dice con stupore come se non credesse ai suoi occhi

Non rispondo, non dico nulla. Non so davvero cosa dire, sono senza parole.

Lo odio, lo odio con tutta me stessa ma allo stesso tempo rivederlo ha riportato a galla tutti i bei momenti passati insieme quando ero piccola.

"Come stai?" sussurra

"Bene" rispondo fredda

Lo so che forse dovrei essere più accondiscendente ma davvero per il momento solo il fatto di averlo davanti a me è già un grande sforzo.

Soul Sister 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora