Evasione

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Maschera di Ferro fece una piroetta intorno al soldato rivoluzionario  egli assestò un colpo alla nuca con l'elsa della sua spada. Dopodiché diede un pugno in pancia al suo compare e lo tramortì in modo non molto differente. Francine aveva già notato che per ora non aveva ucciso nessuno, nemmeno quando erano circondati da numerosi nemici, come se non volesse dare loro colpe.

"Non dovrebbero essere così tanti." cercò di dirgli mentre riprendevano a correre per il vicolo. Erano lo spadaccino italiano, lei, Artemisia e la contessa Roksana.

"Il fatto è, Spada Immacolata di Francia" si sentì rispondere, mentre si appiattivano contro un muro "che voi piloti di Myrmidon, a piedi, siete solo un peso."

Artemisia si concesse solo uno stridulo squittìo perché Francine le aveva imposto di tacere e non rispondere al sarcasmo del loro salvatore. Il generale sapena che non era esattamente così sebbene da quando avevano lasciato il palazzo lo spadaccino avesse abbattuto praticamente tutte le guardie da solo. Intanto, da altri punti della città, veniva l'eco degli spari.

"Finché sparano" concluse Maschera di Ferro "abbiamo ancora tempo."

Pasternak aveva minato l'hangar in cui era custodito il Daikatana. Aveva detto esplicitamente che se lei cercava di fuggire lo avrebbe fatto saltare per aria. A causa dell'assurda aura di superstizione che circondava Francine sembrava che il capo rivoluzionario temesse più la macchina di lei e non ne potesse più di vederla distrutta. Tra le cariche che minacciavano il suo Myrmidon e il detonatore che le avrebbe fatte esplodere, però, c'erano i soldati lealisti della contessa Roksana, che aveva ingaggiato battaglia con le guardie della rivoluzione in attesa che arrivassero.

Rostokov non era molto grande, ma Francine trovava difficile orientarsi. Non sapeva dove Maschera di Ferro avesse imparato così bene a divincolarsi nelle varie viuzze, ma doveva affidarsi a lui per l'orientamento. I lealisti non erano molti, ma mentre la maggior parte assaltava l'hangar che rappresentava la reale via di fuga della loro contessa, altri sparsi per la città avevano creato disordini che avevano disperso le guardie rivoluzionarie. Purtroppo, con la rivoluzione, non esistevano più civili, per cui chiunque avesse un fucile o anche solo voglia di aiutare era in strada, cercando di trovare chi minacciava il nuovo ordine costituito. La maggior parte, in realtà, non faceva altro che generare caos.

A un certo punto non si trovarono ad appiattirsi perché avevano avvistato altre guardie, ma perché la terra aveva cominciato a tremare sotto i loro piedi.

"Non ci può vedere!" disse subito Roksana, mentre veniva spinta ad accovacciarsi.

"Non fidatevi mai di quelle macchine, contessa!" sibilò però il sicario italiano.

Tunguska guadagnò con cautela il centro della strada pochi metri avanti a loro. Fortunatamente il gigantesco mezzo aveva la premura di non abbattere le case intorno a sé e questo gli dava scarsa mobilità, però le sue ottiche permettevano al pilota di scandagliare il buio con un'accuratezza che non era possibile alle persone. Il Tunguska non era uno dei mezzi più terribili che avesse prodotto la guerra, ma visto dalla prospettiva del soldato semplice era comunque un mostro di metallo colossale.

"Se anche raggiungeremo la vostra macchina" sibilò la contessa "questi ci saranno comunque d'ostacolo."

"Eh no" imprecò Maschera di Ferro "se riesco a rimettere il nostro flagello biondo nella pancia della sua regina di spine non mi aspetto che poi questi siano un problema."

Francine inghiottì gli epiteti che l'italiano aveva usato. Dopotutto non si erano mai piaciuti. "Che cosa gli impedisce di massacrare i lealisti?"

"I lealisti sono piccoli come noi e sono barricati nell'hangar. Questi bestioni hanno le dita troppo grosse. Oppure hanno paura persino ad avvicinarsi a Daikatana, non saprei. Il tenente fedele alla contessa diceva che sapeva come tenerli lontani. Almeno per un po'."

"Un po' quanto?"

"Quel po' che adesso ci costringerà a correre."

Valerius Demoire - vol. 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora