Un pezzo di ferro

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Avevano cominciato a dimostrarsi più ragionevoli. Avevano dato loro un letto, un pasto decente, il tempo di ristorarsi. Continuavano a sorvegliarli, ma mostravano meno ostilità. Francine non poteva però stare tranquilla, fuori da quel paesino stavano accadendo gli avvenimenti che avrebbero cambiato il mondo e lei non poteva parteciparvi. Sembrava la punizione finale perfetta, rimanere a guardare mentre la guerra consumava gli ultimi fuochi. 

Quando la richiamarono per parlare questa volta si presentarono in due, Pasternak e un altro uomo piuttosto anziano, dallo sguardo ieratico, la barba grigia folta come un rovo. Pasternak la intrattenne per un po' con delle domande di cortesia, mentre l'altro la guardava senza dire niente. Non si era degnato nemmeno di salutarla, era rimasto lì solo a osservare, come se potesse perforarla. Lei aveva preso a rispondere ai suoi sguardi, tanto per far capire che vedeva qual era il gioco e che aspettava solo che cominciasse.

A un certo punto, mentre ancora Pasternak cercava di dirle qualcosa, lo strano individuo esordì.  "Cosa pensa dei Romanov, generale?"

Lei si accorse di non essersi mai posta il problema. "I Romanov sono scomparsi."

"Ma cosa pensa della legittimità del loro dominio sulla Russia?"

"Sono la dinastia che l'ha governata fino a oggi."

"Quindi lo trova giusto? Trova giusto che le corone decidano i destini dei popoli?"

In un tempo lontanissimo che non riusciva quasi a ricordare, Francine era stata ammaestrata a credere che un pazzo come Re Gregoire dovesse riprendere il controllo della Francia. Non avevano giustificato la cosa col suo diritto di sangue, però, le avevano fatto solo vedere quanto immonde potevano essere le persone quando governavano senza diritto divino. Poi però aveva toccato con mano quello che Re Gregoire era veramente e allora aveva capito che non esiste razza prescelta per governare, il potere corrompe tutti in egual misura. Il potere avvelena. "Non trovo questa discussione interessante."

"Allora io non trovo che voi possiate esserci d'aiuto." rispose il vecchio.

"Nessuno ha chiesto il mio aiuto."

Pasternak si trovava in mezzo e vedeva che quel dialogo era già sulla strada sbagliata, provò a raddrizzarlo.  "Voi avete guidato la rivolta contro il re Pazzo."

"Io ho aiutato a mettere sul trono il re Pazzo e poi ho aiutato a destituirlo. Le persone come me non giudicano, distruggono."

"E' solo uno strumento" sibilò il vecchio "ottuso e duro come un pezzo di ferro." E detto questo lasciò la stanza.

Pasternak credeva che Francine si sarebbe offesa, invece lei non fece una piega di fronte agli insulti del nuovo venuto. Trovava confortante l'idea di essere ottusa, dura, avrebbe voluto essere più ottusa e dura di quello che era. "Cosa è appena successo?"

"I Romanov sono al tramonto." cercò di spiegare Pasternak.

"E con loro la razza umana, se non facciamo qualcosa."

"Non posso chiedere alla gente la fuori di lasciarvi andare perché salvi la razza umana, generale Santaroche." Abbassò gli occhi, come a non reggere il peso di quello che stava dicendo. "Ma posso dire alla gente che guiderete la nostra rivoluzione."

Valerius Demoire - vol. 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora