Li aspetteremo a Mosca

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L'artiglio prese Rasputin, lo trascinò per alcuni metri e poi lo lasciò a scivolare sul pavimento. L'impeto fu tale che il prete finì contro la parete, solo le tende ad attutire l'impatto.

"Stanno venendo qui." disse la voce.

La massa dell'arconte era informe, nell'ombra era impossibile capire a cosa fosse attaccato l'artiglio, ma il braccio era così lungo e sottile da dare impressione di poter arrivare ovunque. C'era stato un tempo in cui l'immagine dell'arconte aveva terrorizzato Rasputin, ma ormai si era abituato alla sua presenza, ne era assuefatto. "Se non vuoi che accada manda altro metallo a fermarli!"

"No." La creatura sembrava essere in grado di pronunciare solo affermazioni. Niente domande. Niente richieste. La catena evolutiva rettiliana si sovrapponeva completamente con quella gerarchica, per questo alla base vi erano delle creature che erano poco più che bestie, una forza lavoro difficile da quantificare. Sopra loro le creature più simili agli umani, che formavano una sorta di aristocrazia. In testa quegli esseri mostruosi e immensi che si aspettavano di essere ciecamente obbediti. Rasputin aveva notato che in qualche modo gli arconti rappresentavano una regressione rispetto agli umanoidi perché dalla loro posizione sembrava non avessero più bisogno di cogliere le sfumature del mondo e quindi i loro ragionamenti erano più semplici. Erano anche esseri dalla vita infinita, che l'esistenza aveva stancato. Da quello che aveva capito, la maggior parte dei clan erano dominati da un arconte solo che ne rappresentava il punto di coesione. Quello con cui stava collaborando lui, però, era dominato da un gruppo più vasto e lui era in contatto con quello meno importante. Come collaborassero esseri così grantici era un mistero.

"L'ultima legione deve rimanere presso Mosca." affermò la creatura.

"Allora non esiste nient'altro per fermarli! La Russia ha continuato a fabbricare myrmidon che poi abbiamo lanciato contro il nemico avventatamente. Abbiamo affidato un intero esercito a quel bamboccio di Oleg perché ci portasse l'Europa e lui l'ha fatto schiantare. Abbiamo mandato le nostre truppe a dare la caccia a quella maledetta aeronave permettendogli di imporci le condizioni a cui combattere. Ora se non vuoi che i tuoi preziosi guerrieri si allontanino da Mosca è a Mosca che vi sarà la prossima battaglia!"

L'artiglio dell'arconte batté sul suolo. Ormai non c'era più nessuno nell'ala del palazzo dove aveva accolto la creatura, aveva fatto sì che andassero via tutti. Gli unici che si muovevano in quei corridoi erano serpenti di vari livelli. Questo gli permetteva di fare quello che voleva. Ormai anche Rasputin faceva quello che voleva nel palazzo dello Zar, nessuno si chiedeva più dove fosse finita la stirpe dei Romanov o metteva in dubbio la legittimità del suo potere. Sapevano tutti che se non avessero concesso a Rasputin di governare la Russia quel poco che rimaneva del paese sarebbe collassato. L'Arconte non capiva il significato della rivoluzione che stava bruciando le province, ma il prete pazzo doveva occuparsi anche di quello. Fortunatamente era una rivoluzione senza Myrmidon, soprattutto da quando sembrava che il diavolo francese fosse andato in rotta con i suoi promotori, ma aveva dovuto mandare in ogni caso uomini a combattere casa per casa. Rasputin non sentiva nulla per la rivoluzione. Se gli avessero permesso di continuare a perseguire i suoi scopi, se avesse comunque potuto continuare ad acquisire la scienza rettiliana, gliela avrebbe anche lasciata quella maledetta nazione ai rivoluzionari. Non era certo il cane da guardia del trono dei Romanov. Purtroppo però il potere sulla Russia era strettamente legato a quello che poteva fare. "Li batteremo  a Mosca." ribadì.

"La città è sacrificabile." affermò l'arconte.

Come Lèon. Come Parigi. Come Londra. Come Berlino. Le città erano una moneta che i rettiliani pagavano volentieri, data la loro esistenza sottoterra, in mitologiche caverne che nessun uomo poteva raggiungere. La Seconda Guerra del Vapore aveva chiesto alle città un tributo mai visto nella storia umana. Rasputin l'aveva accettato. "Se dovremo sacrificarla, sarà il più grande rogo che la storia abbia mai visto."

Valerius Demoire - vol. 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora