L'alleanza sotterranea

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La luce diventò sempre meno man mano che scendevano per poi riprendere a crescere. Sui muri, infatti, cresceva un muschio che produceva una tenue luminescenza azzurra. Più andavano nelle viscere della terra più muschio vi era e con più vigore splendeva. Quando finalmente la discesa finì e cominciarono a muoversi in ampi spazi ormai la visibilità era perfetta e poterono spegnere la torcia.

Francesco Pupo si accorse subito delle persone che si muovevano al limitare della luce, nelle zone d'ombra dove il muschio non arrivava, ma non disse nulla. Finalmente però ricominciarono a incontrare gente. Erano uomini e donne tutti vestiti uguali, con lunghe tuniche monacali e cappucci, nessuna insegna o simbolo, nemmeno cristiani. Armeggiavano intorno a vasche in cui crescevano rigogliosi i frutti della terra. Nessun contadino avrebbe potuto spiegare con la sua esperienza quello che accadeva, ma sembrava quasi che le piante sorgessero dalla viva roccia, portando i loro doni in forme e dimensioni gigantesche.

"Tutto ciò è contro natura." sussurrò l'inquisitore.

"Come tutta la scienza." lo corresse Arcadio.

Il Duca li aveva portati dove voleva, intorno a loro si dispiegava la ricchezza di Praga, da lì la gente otteneva il cibo necessario. I tunnel e le grotte che si intuivano lasciavano intendere che altri spazi come quello in cui si trovavano producevano altra ricchezza in un continuo estendersi nel sottosuolo, magari anche in un continuo scendere. Non era possibile stabilire le risorse della città.

"Questo è il nostro segreto." spiegò il nobile, con semplicità.

"Ma non ci state facendo vedere tutto." puntualizzò Francesco Pupo.

Inaspettatamente, Guglielmo sostenne i sospetti del religioso. "No, questi uomini non sono tutti coloro che dimorano qui."

Uno degli incappucciati si avvicinò a Harshel e suonò dentro un fischietto. Subito le ombre si accesero di decine di piccole luci rosse. Timidamente, le creature che la abitavano uscirono dall'ombra e si mostrarono. Erano nude, grandi come esseri umani, ma diversi da questi. Coperti di squame, il muso appiattito, le mani dalle dita più lunghe e affusolate. Non mostravano nessuna aggressività, tenevano anzi gli occhi bassi, come a trattenere un'incontrollabile timidezza.

"Non amano la luce." spiegò il duca. "La loro civiltà ha prosperato avendo solo il muschio e loro sanno quando possono farne a meno. In realtà qui cresce così rigoglioso perché ci sono ancora molte persone. Nei livelli più sotto, dove abitano solo loro, le tenebre sono quasi perfetti."

"Livelli abitati solo da queste creature." sibilò Francesco Pupo, quasi offeso dalla loro presenza.

Arcadio aveva letto tutto il possibile sui rettiliani, cioè tutto quello che Darwin gli aveva dato. Non osava avvicinarsi agli esseri, ma li guardava con grande interesse. "Sono la loro prima forma, quella più semplice. Sono poco più che animali."

"Lavorando fianco fianco a loro, in realtà" disse il Duca "si comprendono molte sfumature del loro comportamento. In realtà credo che in nuce possiedano tutte le caratteristiche per diventare pari a noi, ma in qualche modo in questo stadio sono ancora completamente sopite."

"E gli altri?"

Il Duca apparve compiaciuto che Arcadio sapesse così bene di cosa stavano parlando. "Risalgono raramente dai livelli inferiori."

L'ingegnere Inverso si stava progressivamente eccitando. La sua natura gli impediva di vedere le implicazioni politiche e filosofiche di quella bizzarra alleanza. Quello che gli interessava era la grande quantità di scienza che poteva trarre da quel luogo. "L'aria... la trovano respirabile? Non sento nessun odore particolare. E' tossica per noi?"

"Oltre al muschio crescono qui altri frutti del sottosuolo che mitigano gli effetti deleteri dell'aria che respiriamo noi. Per prudenza, però, non stanno mai così vicini alla superficie che pochi giorni, poi tornando, a turno, dove l'ambiente è per loro più favorevole. Lì siamo noi a non poter sostare che alcune ore prima di accusare giramenti e altri malesseri. E' un equilibrio in continuo movimento."

"Voi qui potreste avere tutte le risposte che la razza umana cerca da anni."

"Forse. Ma non sempre il bisogno di porre domande è così impellente."

Arcadio avrebbe voluto chiedere ancora e ancora, ma per indole non era lui a capo della spedizione. A comando della loro missione si era autoproclamato colui che invece viveva principalmente di certezze. "A una domanda però deve rispondere Duca Harshel. Noi veniamo a chiedergliene una soltanto, in nome di Valerius Demoire e di questa terribile guerra che stiamo tutti combattendo." annunciò Francesco Pupo.

Il loro ospite si irrigidì, come se avesse atteso per lungo tempo quel momento e ora ne fosse spaventato. "Quale domanda, inquisitore?"

"Dove si trova Gerusalemme?"

Valerius Demoire - vol. 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora