Invasore

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Era una mattinata fredda e limpida, l'orizzonte era visibile per chilometri anche senza i sofisticati dispositivi che formavano le ottiche dei myrmidon. La prima squadra scesa d'emergenza mentre l'aeronave ancora cercava di appoggiarsi si era disposta a ventaglio per coprire più spazio possibile. Era improbabile che il nemico sarebbe giunto dalle loro spalle, ma conoscevano poco il territorio e non potevano lasciare niente al caso.

Francine cominciava a realizzare quale follia fosse il piano di Valerius. Lanciarsi verso il cuore della Russia facendo affidamento solo all'ultima delle sue macchine senza reale conoscenza di cosa stavano andando a fare. I russi erano da anni seduti al centro delle loro terre spietate, diversi quanto alieni, lontani. Fargli guerra era come compiere un lungo pellegrinaggio in cerca di un'illuminazione che non sarebbe mai arrivata.

"Tutto tace, comandante." disse Artemisia all'ottoniera.

I myrmidon Tunguska erano myrmidon per la lunga distanza. Vulnerabili, una volta a contatto, devastanti finché potevano tenersi fuori dalla portata delle altre armi. La condizione in cui si trovavano gli era favorevole, se fossero riusciti a schierarsi senza che loro se ne accorgessero avrebbero potuto farli a pezzi senza nemmeno rischiare di essere toccati. Qualunque cosa avessero usato per colpire l'aeronave, poi, era qualcosa di nuovo, qualcosa di cui non conosceva la natura.

Francine sognava mostri terribili, ma quello che comparve sulla strada a un certo punto era qualcosa che non si aspettava: un gruppo di persone, abbastanza nutrito, tutto stretto intorno a un carro. Agitavano bandiere bianche, tenevano le mani alzate, cercavano di far capire che erano innocui, come se ci fosse effettivamente la possibilità che un mymridon fosse impensierito da loro. All'inizio Francine pensò che stessero solo passando, ma quando li vide abbandonare la strada su cui si trovavano capì che venivano da lei.

"Cautela." ordinò. Aveva accanto solo un altro gigante di ferro, a cui chiese di stare indietro.

Una delle persone si staccò dal gruppetto e venne verso di lei con le braccia al cielo, urlando. Francine riconobbe del rozzo francese. "Pace! Pace! Pace!" chiamava.

Lei aprì gli altoparlanti esterni. "Cosa ci fate qui?"

Tutti sobbalzarono a sentire la sua voce uscire dal metallo, resa graffiante dal sistema di comunicazione. Alcuni si nascosero dietro il carro, molti si limitarono a inginocchiarsi. Il loro portavoce fece lo sforzo di non indietreggiare. "Noi vogliamo sapere cosa fate qui voi!" disse.

Francine rifletté sulla posizione geografica in cui si trovavano. Quando Oleg era sceso con il suo esercito quel territorio doveva già considerarsi suo, quindi lo aveva attraversato in fretta e senza farsi vedere. Quelle persone probabilmente non avevano mai visto un myrmidon da vicino, la guerra doveva averli evitati. La fame, la fame probabilmente li aveva trovati, ma non i combattimenti. Si ricordò com'erano i volti di coloro che posavano per la prima volta gli occhi su una macchina da guerra. "Non vogliamo farvi del male." provò a dire. Ma non era vero. Per la prima volta Francine stava invadendo il territorio del nemico e sebbene il nemico era mostruoso comunque le persone di cui si faceva scudo erano innocenti come quelle di tutti gli altri paesi che i giganti avevano attraversato. La paura che leggeva in quella povera gente era una vergogna che non aveva ancora provato. "Tornate nelle vostre case." suggerì "Questo posto potrebbe diventare pericoloso."

"Vi prego! Siamo povera gente! Lasciateci in pace!"

Avrebbe potuto travolgerli con un semplice movimento della gamba, avrebbe potuto ignorarli, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa voleva, ma quello sparuto gruppo di disgraziati, in quel momento, era l'ostacolo più insormontabile che Francine si fosse mai trovata davanti. Erano lo specchio di quello che aveva sempre negato di essere.

La voce di Artemisia interruppe il flusso dei suoi pensieri. "Comandante, abbiamo individuato del movimento."

Valerius Demoire - vol. 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora