In fuga e sanguinanti

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"Abbiamo lasciato a terra il nostro soldato migliore!" gridava Arcadio sulla plancia di Bagatto. Dopo tutte le peripezie affrontate nemmeno lui sapeva di avere ancora tanta forza in corpo.

Valerius non lo guardava, assorto nella contemplazione degli strumenti di controllo dell'aeronave. Da quando era stato avvistato l'esercito russo aveva dato pochi ordini e poi aveva taciuto. Era arrabbiato con sé stesso per non aver capito la strategia di Rasputin? Oppure anche quel pericolo di morte era solo un enigma che meritava la sua completa concentrazione?

Guglielmo non aveva una faccia migliore di quella di Arcadio, ma dalla sua c'era la freddezza dell'assassino. "L'errore è stato mandare il nostro soldato migliore allo sbaraglio alle prime avvisaglie di battaglia."

"Nessuno -manda- la Santaroche da qualche parte." intervenne Francesco Pupo "Quella ragazza fa sempre quello che vuole che sovente coincide col lanciarsi a testa bassa contro il nemico."

Rasputin doveva aver nascosto l'esercito russo prevedendo dove Bagatto si sarebbe rifugiato dopo il primo attacco. Aveva preso tempo mandandogli contro una piccola squadra per rallentarlo e aveva cercato di affondare il colpo. Magari non contava che loro si sarebbero lasciati indietro Francine, ma il piano era comunque brillante. Era come dare la caccia a una balena, continuare a pungolarla perché rimanesse a galla così da avere occasione di piantarle l'arpione giù fino al cuore.  Per il momento la loro unica difesa era muoversi cercando di trovare un terreno abbastanza accidentato da rallentare i loro nemici.

"Smettetela." intervenne Caleb. Persino più taciturno di Valerius, il vecchio interveniva sempre quando il giovane si rifiutava di difendersi. "Da quando siete su questa nave è come avere a che fare con tre vecchie zitelle. Cosa vi aspettavate? Abbiamo mosso guerra a una nazione potente e ora stiamo affrontando gli ostacoli che ci ha messo sul cammino."

Tacquero. Nessuno di loro tre era realmente un uomo di guerra, un uomo per la prima linea. Guglielmo, certo, sapeva guidare un myrmidon e Arcadio li avrebbe saputi costruire tutti, ma non erano fatti per affrontare il fuoco di fila del nemico.

"La distanza con il nemico sta crescendo." disse in quel momento Bagatto. La maggior parte dei suoi occhi erano puntati alle sue spalle, sui nemici all'inseguimento.

"Non possiamo ancora fermarci." gli rispose Valerius girando della altre manopole. "Ci sono venuti dietro tutti?"

"La maggior parte. Non posso valutare quanti se ne siano distaccati sul tragitto."

Quelli che si erano allontanati dall'armata principale erano quelli che si erano messi all'inseguimento di Francine. Probabilmente Rasputin poteva disinteressarsi dei pochi mezzi che avevano lasciato indietro, ma Daikatana era una macchina che si riconosceva ovunque e era possibile che una preda del genere lo allettasse. Il ragazzo scosse la testa. "Virare altri quindici gradi verso nord. Il terreno mi pare collinoso. Come procediamo con i danni?"

"Abbiamo chiuso alcune sezioni della nave, ma non possiamo riparare lo scafo in questa situazione. La stabilità strutturale è all'80 per cento. Sto compensando."

In fuga e sanguinanti. Per quanto Caleb potesse cercare di razionalizzare la situazione, non era così che Valerius pensava di portare avanti quella guerra. "Procediamo così. Cerchiamo di farli correre ancora qualche ora."

Non sapeva più dove si trovava. Aveva studiato per quanto possibile una rotta verso Mosca, ma quella fuga lo stava portando in terra incognita. Se Rasputin aveva qualche altra sorpresa per lui forse non avrebbe potuto fargli fronte.

Valerius scambiò uno sguardo con Caleb, il vecchio annuì. Qualunque fosse la situazione non potevano che andare avanti. A ogni costo.


Valerius Demoire - vol. 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora