Teresa

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Teresa stringeva Greto fra le braccia. Era appoggiato alla sua spalla mentre lei le passava una mano in quei ricci tanto amati, nonostante fossero passati cinque minuti lo sentiva ancora singhiozzare.

Si trovavano in camera sua, Marzia stava ancora dormendo sul suo letto, lei e Greto sedevano su quello di sua sorella. Era sconvolta.

Nell'arco di sei ore era venuta a conoscenza che i suoi migliori amici erano stati vittime di qualcosa di più grande di loro, qualcosa di astratto, intangibile, eppure terribilmente presente. Lo aveva visto negli occhi di Greto mentre le raccontava la storia del bagno, nello sguardo di Marzia, nei suoi brividi, nel suo pallore, nelle sue lacrime. Teresa non poteva che sentirsi impotente, inutile, sommersa tanto quanto loro in quel mare di dubbi, ansie e rimorsi.

Non poteva che sentirsi in colpa, era successo tutto sotto i suoi occhi, durante il suo diciottesimo compleanno, avrebbe dovuto star loro vicina, avrebbe dovuto avere la situazione sotto controllo come aveva promesso a sua madre, avrebbe dovuto intuire che qualcosa stava andando storto. Invece no, si era limitata a godersi la sua festa senza badare agli altri, aveva dato per scontato che, siccome non successe niente a lei, non fosse successo niente a nessun'altro, era sicura di aver organizzato la festa più bella dell'anno, era fiera, era contente, era stata stupida.

Se solo avesse dato retta a sua madre, se per una volta non avesse fatto di testa sua, magari le cose sarebbero andate meglio, magari ora i tre amici avrebbero riso come loro solito, commentando il compito di filosofia appena svolto o prendendo in giro Greto per la sua capacità di riuscire a scuola senza studiare. Avrebbero passato uno dei tanti pomeriggi spensierati con le tipiche ansie dei diciottenni normali: Teresa si sarebbe preoccupata della patente, Marzia della maturità sempre più vicina, Greto del suo aumento di peso repentino.

Invece erano lì, distrutti, increduli, scioccati, cupi. Non sapevano cosa fare, non si riconoscevano più, ed era tutta colpa di Teresa.

«Dai ma' per cortesia, lo hanno fatto tutti» Teresa in quel pomeriggio di ottobre sentì il mondo crollargli addosso. Mancava poco più di un mese al giorno del suo diciottesimo e sua madre era irremovibile: la festa non si sarebbe fatta.

«Tere no, non c'è modo che tu mi convinca. Non spenderò soldi per far ubriacare un mucchio di ragazzini, non sarò complice delle vostre bravate» il tono di sua madre era statico e, come prevedibile, fortemente autoritario.

«Ma perché non hai fiducia in me? Che cosa può mai succedere?» In realtà Teresa lo sapeva eccome cosa sarebbe potuto succedere, al compleanno di Greto furono quattro i ragazzi ad essersi sentiti male per il troppo alcool, a quello di suo cugino Elia scoppiò addirittura una rissa nella quale venne rotto un naso.

«Teresa non si tratta di avere fiducia in te, si tratta degli altri- vedendo la figlia aprire bocca proseguì- e non parlo di Marzia o Greto, i ragazzi non sono tutti come voi tesoro, lo sai»

«Sì, ma io sono responsabile, posso controllarli, sono comunque tutti miei amici»

«Teresa saresti sola a controllare più di trenta persone, una ragazza senza nessun adulto. Si sa, quando il gatto non c'è i topi ballano, e Dio solo sa cosa può succedere mentre i topi ballano» sua madre era solita rimproverarla con proverbi, la trovava un'abitudine fastidiosa, probabilmente ereditata da sua nonna.

«Ancora questo compleanno?» Suo padre si presentò sull'uscio della porta con le braccia conserte.

«Papà per favore, ci tengo veramente tanto» Teresa sapeva che suo padre era molto più ragionevole e comprensivo, sapeva che, insistendo su di lui avrebbe ottenuto ciò che voleva.

«D'accordo, dato che tanto non ne usciremo patteggeremo» se ne uscì dopo una decina di minuti suo papà.

«Non serve che tu faccia l'avvocato anche nelle mura di casa Gaetano» le rispose acida sua moglie.

Mentre i topi ballanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora