Il venerdì pomeriggio era senza dubbio il suo momento preferito della settimana. Camilla in quei momenti era solita leggere d'avanti il caminetto, quel gesto così intimo le ricordava sua nonna venuta a mancare troppo presto.
Amava concedersi quell'attimo di riposo, dedicarlo solo a se stessa, coccolandosi con quello che la sua dispensa offriva: biscotti, infuso alla cannella, burro e marmellata.
Quel venerdì però, proprio mentre si accingeva ad aprire il suo "Anna Karenina" fu distratta e disturbata dal vibrare incessante del suo cellulare.
"Chiamata: Bea"
Beatrice, dopo quasi una settimana si era fatta viva, ormai non ci sperava più, era certa di averla offesa in qualche modo, aveva smesso di cercarla già da mercoledì.
«Bea! Santo Dio, pensavo fossi morta. Spero tu abbia una scusa succulenta per questa assenza immotivata»
«Ciao Cam, scusami veramente tanto è che sono successe non immagini quante cose. Ti ho chiamato per aggiornarti»
Dall'altro lato della cornetta Camilla sorrideva soddisfatta: «Dimmi tutto cara»
«Riguarda Michele, ci siamo lasciati credo»
«Credi? Che è successo, mi dispiace tantissimo, dopo tutto questo tempo»
«No, niente di grave, non sentivamo più da un pezzo quella pulsione che si dovrebbe provare e poi, una cosa tira l'altra, sai com'è»
«Cavolo, ma tu? Come stai?»
«Male Camilla, da cani, anzi in realtà ti ho chiamato proprio per questo, sento che niente va bene in questo periodo»
Non si aspettava quella risposta, nel suo viso si poteva leggere chiaro un velo di preoccupazione. Posò il libro, si sedette composta pronta ad ascoltare l'amica: «Dimmi tutto. Butta fuori»
«È che non so più chi sono, cosa voglio, cosa provo. Michele era diventato parte integrante della mia persona, senza di lui mi sento annullata, come se un pezzo della mia vita, un grande pezzo della mia vita se ne fosse andato»
«Ti capisco, sei cresciuta con lui, state insieme praticamente da quando ne ho ricordo, siete diventati adulti insieme, è stata una figura fondamentale per te» era piena di pena per l'amica, ma Camilla non era mai stata brava a consolare, si limitava ad ascoltare, sapeva che Bea non le stava chiedendo altro.
«Non è solo questo in realtà, non è Michele il problema, è qualcosa di più profondo»
«Spiegati meglio»
«L'amore Cam, non sono certa di sapere che cosa sia l'amore, nonostante tutti questi anni con Michele, nonostante ne ero certa fino a pochi giorni fa, ora mi chiedo se, per tutto questo tempo non abbia frainteso cosa significhi veramente amare»
"Bella domanda" pensò lei: «Non so Bea, credo che queste cose si capiscono e basta no?»
«E se non fosse così? Se l'amore fosse facilmente mal interpretabile?»
«Beh, forse. Sì, sicuramente. Ma non capisco Bea, di cosa hai paura?»
«Di quello che sento, perché sento tanto, troppo per Michele, e ho paura che non sia amore»
«E cosa potrebbe essere? Cosa senti?»
«Sento Michele, costantemente, nel mio corpo, nei miei pensieri, nei miei sogni. Ogni fottuto giorno, ogni ora lo sento con me, e non riesco a farlo andar via»
«Ed è una cosa bella no?»
«No, è qui il problema Cam, non è una cosa bella. Pensare a Michele mi fa stare male in una maniera strana, unica direi, solo lui è in grado di farmi sentire quelle cose. Ogni volta che lo penso sento il sangue ribollire, i pugni stringersi ma, allo stesso tempo, arrossisco e lo stomaco si contorce. Vorrei smettere di pensarlo eppure, se smetto, solamente il suo pensiero mi manca, e mi intristisco, e piango come una deficiente. Poi mi torna in mente, mi arrabbio di nuovo, ma sorrido. Sorrido perché è un coglione, uno stronzo, la persona più brutta che abbia mai conosciuto, ma mi fa sentire come nessuno mai aveva fatto: desiderata, ammirata, importante»
«Cavoli Bea, che macello»
«E tutto questo soltanto pensandolo, quando lo vedo, è peggio, è molto peggio Cam. Quando lo vedo vorrei fermarlo, tirargli uno di quegli schiaffi che non si scordano facilmente, vorrei fargli sentire quello che provo: la mia rabbia, il mio disgusto, il mio bisogno di lui. Quando lo vedo il cuore impazzisce, ancora, con la stessa foga di cinque anni fa, ma a questo si aggiunge la voglia di insultarlo, di urlargli conto quanto mi ha fatto soffrire, quanto mi abbia fatto sentire inutile, seppur importante. A quanto mi abbia rubato l'adolescenza migliorandomela drasticamente, ma rendendola sua. Forse è questo Cam capisci, sento che mi ha sottratto un pezzo di vita migliorandolo, rendendolo vero, degno di essere vissuto, ma allo stesso tempo me lo ha pur sempre rubato, lo ha reso suo, irrimediabilmente suo»
«E quella vita ora la vuoi riavere indietro»
«Ma la posso riavere indietro soltanto con lui»
«Che brutto Bea»
«Non è brutto, no, non lo è affatto, è meraviglioso, è strano, straordinario. Lo amo perché è la mia vita, e lo odio per lo stesso motivo. Senza di lui non esisto, dipendo dalle sue parole, dalle sue attenzioni, dai suoi sorrisi, perché sono quelli a ricordarmi che sono viva, che sono sua, libera di essere una sua proprietà»
«Dimmi la verità. È chiaro che non è vero che non provate più nulla l'una per l'altro. Allora che è successo? Ti ha fatto del male?»
«Sì Cam, mi ha fatto del male, e non solo a me. Proprio per questo non riesco a smettere di pensarlo»
«Se è stato così stronzo allora dovrebbe essere facile no?»
«No, è difficile, tanto difficile, mi ha fatto provare sensazioni così forti da dimenticarmi di me stessa. Nel bene o nel male, Michele agiva sempre per me, e io di questo non posso che esserne innamorata»
Quando la conversazione finì Camilla sentì di aver assorbito tutti i dubbi dell'amica.
Era davvero amore quello che provava per Michele? Che cos'era l'amore in fondo? In che modo lei lo avrebbe definito?
Camilla non lo sapeva, aveva solo diciotto anni. Però sapeva per certo che, amore o no, quello che Beatrice provava per Michele era un sentimento potente, talmente potente da essere spaventoso.
Era triste per l'amica, ma, in un certo senso, era invidiosa di lei.
Un'emozione con una tale potenza era certa di non averla mai provata, e, a quel punto, una piccola parte di lei si chiese se avesse mai veramente sperimentato l'amore.
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Mentre i topi ballano
Teen Fiction«Teresa saresti sola a controllare più di trenta persone, una ragazza senza nessun adulto. Si sa, quando il gatto non c'è i topi ballano, e Dio solo sa cosa può succedere mentre i topi ballano» Per quanto Teresa odiasse farlo, quella volta fu costre...