⚠️ In questo capitolo verrà trattato il tema del suicidio, se si è particolarmente sensibili al suddetto tema sconsiglio vivamente le lettura.⚠️
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Non c'era anima viva che quel giorno si potesse accorgere della sua presenza, da quando Marzia lo aveva abbandonato davanti al cancello della scuola, come si abbandonano i cani di cui si scopre essere allergici, Alberto era improvvisamente diventato invisibile.
Rimase incollato a quel muro, gli passarono a fianco gli ultimi studenti rimasti in classe per un compito troppo lungo, a seguire i professori con il pranzo tra i loro pensieri principali. Nessuno di loro si fermò a guardarlo, a sorridergli, a compatirlo. Fu come se fosse improvvisamente diventato un pezzo di muro, privato di identità, di vitalità, non era tristezza quella che emanava, se fosse stata tristezza qualche buon'anima si sarebbe fermata. La verità è che quella mattina Marzia gli aveva sottratto qualsiasi sentimento, Alberto era rimasto effettivamente poco più che dell'intonaco bianco ormai decadente, anonimo, usurpato.
«Allora che vogliamo fare? - fu un bidello ad accorgersi di lui- A casa. Forza»
Il braccio che lo afferrò lo costrinse a staccarsi da lì. Non avrebbe mai voluto lasciarlo, sapeva che, una volta uscito da quel cancello, tutto sarebbe diventato irrimediabilmente reale, là fuori non c'era più possibilità di negare l'accaduto, una volta fuori dalla scuola sarebbe rimasto con sé stesso, e sapeva benissimo che questa volta non ce l'avrebbe fatta.
Continuava a ripetersi che non era tutto così tragico come sembrava, che Marzia non era arrabbiata con lui ma con il contesto che era venuto a crearsi, che la loro amicizia, il loro legame così profondo, non poteva essersi rotto per colpa sua. Sebbene ripetersi questo garantiva ad Alberto tre secondi di respiro, la verità non faceva che affiorare sulla superfice della sua mente. Alberto non era stupido né tantomeno ingenuo, sapeva che trattare in quel modo un'amica non era giustificabile e sicuramente non era perdonabile. Ciò che realmente lo tormentava però, non era Marzia bensì la rabbia che provava per l'Alberto di appena due settimane prima: non riusciva a trovare una logica nelle sue azioni, non riusciva a giustificare quei gesti così infantili, futili ed evitabili, non concepiva come potesse essere possibile che, quell'Alberto che ora camminava in preda al vuoto era lo stesso ad aver provocato così tanto dolore alla Marzia che altrettanto amava.
Continuava a camminare, senza realizzare veramente cosa stesse facendo, i suoi piedi lo accompagnarono a casa senza che lui lo chiedesse, continuava a pensare a Marzia, all'assenza di questa e a quel vecchio Alberto che ne aveva preso il posto. Era terrorizzato dal ricordo di sé stesso, avrebbe voluto cancellarlo per sempre, esportarlo chirurgicamente dal suo cervello, sapeva però che non c'era modo, che quell'Alberto lo avrebbe tormentato, probabilmente per il resto della sua vita, perché, banalmente, tra il vecchio Alberto e l'Alberto di allora non c'erano differenze; era sempre lui, sempre Alberto, e questa ovvietà lo fece rabbrividire. Non vedeva vie di fuga, si sentiva fatalmente incatenato a ciò che era. Avrebbe voluto correre via, ma da cosa? Incolpare e togliere di mezzo qualcuno, ma chi? Malgrado i vari tentativi la risposta a quelle domande non variava: "Alberto".
«Alberto?»
Sua madre si affacciò dalla tromba delle scale, la fissò per qualche secondo poi, finalmente, si richiuse il portone alle spalle.
«Oh, signore, perché non rispondi? Cos'è questo ritardo?»
Continuò ad ignorare il rumore che sentiva, si limitò a mugugnare qualcosa nella speranza di zittirla. Salì quelle scale terribilmente conscio della sua persona. Sentiva ogni tendine del suo corpo tirarsi, percepiva ogni grammo del suo peso ogni qualvolta poggiasse il piede sullo scalino successivo. Gli costò tanta fatica trascinare quel nauseante corpo fino alla terza rampa che, una volta superato l'uscio del suo appartamento, sentì risalirgli su per la gola tutte le parole non dette, ammassate in un cumulo informe e rivoltante, così rivoltante da farlo correre in bagno.
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Mentre i topi ballano
Fiksi Remaja«Teresa saresti sola a controllare più di trenta persone, una ragazza senza nessun adulto. Si sa, quando il gatto non c'è i topi ballano, e Dio solo sa cosa può succedere mentre i topi ballano» Per quanto Teresa odiasse farlo, quella volta fu costre...