Beatrice

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«Alberto, mi stai facendo male»

Sentiva le mani dell'amico stritolarle i polsi da ormai dieci secondi, aveva cercato di scostarsi muovendo invano gli avambracci, ma la presa di Alberto era salda, molto più forte di lei.

Si stava domandando il perché, cosa stava spingendo Alberto a stringerla così forte. Cercava la risposta nei suoi occhi, fissi su di lei, eppure visibilmente distanti. Lo vedeva tremare pur sapendo che non era a causa del freddo.

Beatrice sapeva il motivo di quell'azione, sebbene cercasse di ignorare quei segnali, negli occhi di Alberto era evidente la presenza di una sola persona: Marzia.

Non era certa se Alberto sapesse o no che dietro tutta la storia del video c'era proprio lei, o meglio, non lo era stata fino ad allora. Lo aveva sospettato più volte, dagli sguardi che si erano scambiati da un mese a quella parte, dal fatto che avesse rifiutato l'invito a capodanno di Camilla. Non era mai riuscita a leggere con certezza quelle occhiate, non le sembravano minacciose o accusatorie, tutt'altro, era come se, negli occhi di Beatrice, Alberto cercasse disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi, come se la implorasse di condividere con lei il proprio dolore.

Non capiva però il motivo di quel dolore, Alberto non aveva fatto nulla, era stata lei l'artefice di tutto, era lei che aveva messo a rischio la vita di una sua compagna di classe per un puro capriccio, era lei quella che non meritava il perdono.

Raramente a Beatrice è capitato di tornare indietro sui suoi passi, non era da lei abbassare la testa e chiedere scusa, perché banalmente a Beatrice non capitava di sbagliare, o meglio, poteva compiere azioni moralmente discutibili, questo si, ma mai se ne era pentita. Ogni parola, ogni sguardo erano sempre frutto di un calcolo più grande, un calcolo che compiva da tutta la vita. Un calcolo che puntava solo ad una cosa, ottenere ciò che desiderava.

E ci riusciva da sempre, ci riusciva con tutti. Con Camilla, con Gaia, con sua madre. Ci riusciva con suo fratello, seppur con lui non fosse difficile, e spesso anche con suo padre, nonostante continuasse a non calcolarla quanto volesse.

Tra gli infinitesimi parametri che descrivevano la vita di Beatrice però, solo due continuavano a sfuggire al suo conto attento, erano solo due le persone che rischiavano di mandare in corto l'intero sistema, e non è un caso che proprio per quei due parametri, Beatrice era in grado di rovinarsi la vita o rovinare la vita altrui.

Il primo parametro era Marzia. Non se la spiegava, non riusciva a categorizzarla, non capiva come attaccare su di lei il suo abile filo da burattinaia. Sfuggiva ai suoi calcoli, non la prevedeva, e, sebbene a occhi esterni potesse sembrare la meno irrazionale, per lo meno se paragonata ai suoi amici decisamente più stravaganti, Beatrice sapeva che non era così.

Non era Greto, né tantomeno Teresa a destabilizzarla, sebbene entrambi puntassero a quello con il loro continuo voler essere anticonformisti, anzi, li trovava fin troppo prevedibili, quasi noiosi. Marzia, al contrario, se ne stava lì buona, senza dar fastidio a nessuno, eppure, per qualche motivo, a lei di fastidio ne dava eccome.

La studiava da sempre in classe, si perdeva cercando di dare un senso ad ogni sua mossa, dagli sbadigli della prima ora, al modo in cui teneva la penna per scrivere. Non c'era niente che non la turbasse del suo atteggiamento, così passivo e al contempo da protagonista.

Marzia rubava la scena di chiunque, chi veniva interrogato assieme a lei tremava. Non appena entrava in classe, nonostante ormai fossero passati cinque anni, tutti ancora le sorridevano.

Eppure non c'era carisma in lei, non aveva la pretesa di avere gli occhi puntati, non le piaceva essere al centro dell'attenzione nonostante ci vivesse. Non era conscia del potere che aveva sugli altri, era questo che infastidiva Beatrice che, al contrario, cercava quel potere da tutta la vita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 13, 2022 ⏰

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