Marzia era seduta sul letto, Teresa sospirava al suo fianco. Le tremavano le mani.
Sentiva l'adrenalina invadergli il corpo. Era piena di dubbi, di incertezze, di domande, di curiosità.
Aveva deciso, Teresa l'aveva aiutata, avrebbe reso pubblico il suo video.
Quel video che tanto l'aveva fatta soffrire, che tanto l'aveva fatta vergognare. Quel video che le fece dubitare di sé stessa, quel video che la fece tornare alla Vigilia di Natale, quel video che diede ragione a suo nonno, a Michele, a Simone. Quel video che l'aveva smascherata come troia, facile, volgare.
Quel video era nelle sue mani, aveva il potere di sconfiggerlo, di silenziarlo, di levargli risonanza una volta e per sempre.
E lo fece.
Lo fece in quelle righe che lo accompagnavano, quelle righe così importanti per lei, così liberatorie. Le scrisse di getto, tutto d'un fiato, era stufa di non essere sé stessa. Si sarebbe mostrata al mondo per quello che era, per quello che era veramente. E tutto ciò le faceva paura.
La stessa paura che si prova prima delle montagne russe, prima di una verifica per cui si è preparati, prima di buttarsi da una scogliera. La paura del vuoto, dell'ignoto, dei se e dei ma.
Marzia però era forte. Era determinata. E soprattutto era stanca.
Si buttò.
"Ho riflettuto a lungo prima di prendere questa decisione.
So a cosa sto andando incontro, so che molte delle persone che vedranno questo video si fermeranno ad esso. So che può sembrare stupido, egocentrico, esibizionista. So che la gente parlerà, discuterà delle mie scelte, delle mie azioni, come se mi conoscesse, come se abitasse nella mia testa, come se fossero legittimati a farlo.
A questa gente, a queste persone, a questo brusio di sottofondo non ho nient'altro da dire se non "fanculo". Sono stanca di essere incasellata, giudicata e definita da chi non sa chi sono. Tutti pronti a parlare della mia vita, a decidere per me, a sentirsi meglio di me.
Adesso, se permettete, della mia vita parlo io.
Io sono Marzia, sono una ragazza, mi piace la musica, mi piacciono le feste, mi piace la scuola, mi piacciono i miei amici. Ho diciotto anni, e vivo la mia vita da diciottenne in quanto tale: piena di dubbi, domande, incertezze e anche un pizzico di incoscienza.
Voglio divertirmi, voglio conoscere, voglio scoprire, voglio vivere. Voglio sbagliare, voglio capire i miei sbagli, voglio rialzarmi, superare i miei limiti, arrivare ad essere la versione migliore di me stessa, e nessuno, nessuno può permettersi di giudicarmi. Perché questa sono io, con i miei difetti, i miei limiti, i miei sbagli e le mie ingenuità.
Sono Marzia, non posso essere la secchiona, la troia, la vittima, la succube, la perfettina.
Sono Marzia, sono un mondo, una vita, diciotto anni di esperienze, emozioni, lacrime e risate.
Sono Marzia, una persona, una figlia, un'amica, una sorella.
Non sono niente di più e niente di meno degli altri, non sono speciale, non sono perfetta, non sono superflua, non sono inutile.
Sono Marzia, nient'altro che Marzia, e nessuno può dirmi di essere sbagliata, perché io sono me.
Sono fiera di essere me.
Sono felice di essere Marzia"
Sentiva il cuore batterle forte, le labbra sorridere, gli occhi piangere.
Era lei.
Era felice.
In quel momento il telefono di Alberto, di Greto, di Michele, di Beatrice, di Teresa squillò:
"Instagram: Marzia Lugano ha pubblicato un video"
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Mentre i topi ballano
Teen Fiction«Teresa saresti sola a controllare più di trenta persone, una ragazza senza nessun adulto. Si sa, quando il gatto non c'è i topi ballano, e Dio solo sa cosa può succedere mentre i topi ballano» Per quanto Teresa odiasse farlo, quella volta fu costre...