Alberto si affacciò nello specchio.
Era un mondo che gli faceva tanta paura, gli aveva da sempre fatto paura. Fuori poteva far finta di nulla, poteva nascondersi, poteva avere persone al suo fianco pronte a proteggerlo, poteva conformarsi all'idea generale, pur ritenendola sbagliata, pur non essendo consona alla sua. Sarebbe stato anonimo, nessuno l'avrebbe additato come il cattivo, a nessuno sarebbe importato di lui.
Quello specchio però gli ricordava che era tutta una grossa stronzata. Nello specchio c'era lui, e lui soltanto, e avrebbe pagato miliardi, avrebbe fatto di tutto pur di non vedersi in quel vetro, pur di non sentirsi in quel silenzio, pur di non incontrare sé stesso nella solitudine.
La confusione di fondo, i videogiochi, i meme, le battute squallide, lo studio, tutto era indispensabile, tutto lo distraeva da ciò che avrebbe voluto evitare come la morte, tutto lo allontanava da Alberto.
Ne era certo, aveva guadagnato il primo posto nella classifica delle cose più odiate. In quel mondo di merda niente faceva più schifo di lui. Si sentiva costretto a convivere con quell'obbrobrio che portava il suo stesso nome, lo avrebbe visto in qualsiasi superfice lucente, nelle posate, nei vetri degli autobus, nelle copertine lucide dei libri di scuola, nello schermo del pc durante il caricamento di porno. Lo sentiva parlare ininterrottamente, nonostante cercasse di ovattare quel suono il più possibile, quella voce era onnipresente, come un torrente che scorreva dentro di lui. A volte diventava un fiume, a volte un ruscello, quel corso d'acqua però non si seccava mai, e mai si sarebbe più seccato.
Alberto era un pezzo di merda, lo sapeva ma non voleva saperlo, sapeva che avrebbe dovuto presto dar retta a quel torrente, che si sarebbe dovuto buttare, che presto o tardi quell'acqua lo avrebbe travolto comunque fino a togliergli il fiato, fino a farlo morire.
Era stupido continuare a nascondersi, continuare ad evitarsi: quel video lo aveva fatto girare anche lui, quelle parole di odio nel post di Marzia erano per lui: non era uno degli amici di cui era felice, faceva parte degli altri, degli stronzi. Non aveva meno colpe di Michele o di chiunque altro avesse inoltrato quel video, non era importante il rapporto che aveva con Marzia, non era importante che per sei anni di fila era stato certo di esserne innamorato. Il suo passato, la sua rabbia, i suoi motivi non avrebbero cancellato le sue azioni. Aveva visto quel video, lo aveva condiviso. Aveva tradito Marzia.
Eppure, appena vide il post quel mercoledì sera mise mi piace, commentò con frasi di incoraggiamento. Non realizzò, non volle realizzare che c'era lui dietro tutta quella sofferenza, lui era una brava persona, un buon amico e se c'era qualcuno che stava facendo del male a Marzia, di sicuro non era Alberto non lo avrebbe mai fatto.
Era certo che Marzia lo avrebbe capito, non erano rivolte a lui quelle parole, lui era un bravo ragazzo, le era stato vicino tutto il periodo delle medie, al tempo erano migliori amici e forse anche di più.
Era vero, non se lo negava, Alberto aveva sbagliato, aveva condiviso quel video a Simone, però era tutto lì, un impeto di rabbia, un impulso incontrollato. Non era stato Alberto a dire certe cose su di lei, a fare pensieri osceni su quel video, a credere che tutto ciò se lo fosse meritato, era stata la frustrazione, la costante sensazione di essere una nullità, il vedersi cadere addosso tutte le certezze. Alberto si era ritrovato dall'essere destinato a Marzia, ad odiarla, per poi pentirsene e perdonarla. Non era colpa sua, Marzia l'avrebbe capito.
Marzia l'avrebbe capito.
E allora perché sentiva di mentire? Che cos'era quel ruscello di sottofondo che tanto lo tormentava? Perché diventava sempre più forte? Perché sentiva di odiarsi?
Alberto conosceva bene le risposte a tutte le domande che fingeva di porsi, però era troppo spaventato all'idea di darsele. Sapeva che, una volta fatti i conti con sé stesso, sarebbe dovuto scendere a patti con la verità: avrebbe scoperto di essere un maniaco, di aver fatto del male a una ragazza che non gli aveva mai chiesto nient'altro che la sua amicizia, di non meritarsi niente e nessuno perché avrebbe distrutto qualsiasi cosa, come aveva distrutto la playstation, il matrimonio dei suoi, l'amicizia con Marzia.
STAI LEGGENDO
Mentre i topi ballano
Teen Fiction«Teresa saresti sola a controllare più di trenta persone, una ragazza senza nessun adulto. Si sa, quando il gatto non c'è i topi ballano, e Dio solo sa cosa può succedere mentre i topi ballano» Per quanto Teresa odiasse farlo, quella volta fu costre...