Marzia

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«A domani madama» Greto sorrideva da dietro il vetro della sua auto.

«A domani messere» accennò lei con un inchino copiando la smorfia dell'amico.

Vide la sua auto allontanarsi dal viale di casa sua. Era rimasta sola, ne approfittò per pensare.

Era tutto molto strano, quella fu di certo la giornata più brutta dell'intero anno: era venuta a conoscenza che a scuola girava un suo video senza il suo consenso, aveva pianto, aveva saltato il compito di filosofia per il quale si stava preparando da settimane, aveva pianto, aveva salato la scuola per rifugiarsi a casa di Teresa, non aveva mangiato, aveva pianto, si era addormentata, aveva fatto finta di dormire, era venuta a conoscenza che il suo più grande amico era stato abusato da un ragazzo cresciuto con lei, aveva pianto, era stata consolata, aveva pubblicato il suo video sul suo profilo Instagram, aveva sorriso, aveva consolato, e infine, il colpevole era venuto alla luce. Tutto in poco più di dieci ore.

Nonostante tutta la sofferenza però, nonostante i dolori di pancia e gli occhi gonfi, Marzia in quell'istante stava sorridendo.

Non aveva senso, era quasi stupido a tratti, eppure, qualcosa dentro di lei in quel momento si era acceso: una fioca scintilla, un puntino in quel vuoto che tanto l'aveva soffocata. Era una sensazione strana, come di gratitudine, se non addirittura fierezza.

Marzia non se ne accorse al momento, ma pubblicando quel video, scrivendo quelle parole, era riuscita a fare qualcosa che non avrebbe mai sperato di fare: Marzia aveva trovato sé stessa, e ci era riuscita da sola.

Non era più una brutta copia di Teresa, non si ispirava più alla stravaganza di Greto: quelle parole, quei pensieri, erano tutti dettati dalla vera lei. Se li era tenuti dentro per troppo tempo, repressi dalla paura del giudizio così alienante, repressi dalle urla di suo nonno, dal ricordo di quella Vigilia.

Dentro quella stanza, proprio in quel giorno così angusto, Marzia aveva gridato al mondo cosa voleva essere, o meglio, come gli altri avrebbero dovuto vederla: donna, fiera, felice, sicura, nonostante gli sbagli, nonostante la gente.

Non era convinta di aver fatto la cosa più saggia, di certo però era stata la più giusta per lei. Non si sarebbe più nascosta sotto l'ombra di qualcuno di più sicuro, non si sarebbe mai più comportata secondo le volontà del pubblico, e, qualora avesse dovuto cedere, quelle parole sarebbero state lì, a ricordarle che lei ce l'aveva fatta una volta, che non si era arresa quel giorno in cui arrendersi sarebbe stato più facile. Non poteva essere più felice di essersi finalmente incontrata e conosciuta. Non era vero che non le piaceva essere lei, non le piaceva essere ciò che gli altri pensavano fosse lei. Era perfetta per quello che era, non poteva esserne più fiera.

Se possibile accadde qualcosa di ancora più magico quella sera in quella stanza: Teresa, Greto, entrambi furono estremamente veri, come Marzia non li aveva mai visti in cinque anni. Il dolore, le lacrime, la dolce consapevolezza che, per quanto grande fosse la montagna di schifo, l'avrebbero affrontata l'uno a fianco all'altra, li rese così teneramente nudi, indifesi, privi di qualsiasi supporto che non fosse l'altro. Erano solo ragazzi, erano solo amici, eppure quelle forze esterne più grandi di loro li avevano avvicinati così tanto, quasi a farli collidere, rendendoli un tutt'uno.

Quel dolore per quanto atroce, per quanto ingiusto e surreale, era riuscito a fare qualcosa di magnifico: si espanse negli occhi di Teresa, nella pelle di Greto, nella gola di Marzia. In quel momento tutti e tre provarono le stesse ansie, le stesse paure, gli stessi dubbi. Non erano soli, erano lì l'uno per l'altra.

Marzia tornò a casa quella sera con la consapevolezza di aver conosciuto persone nuove, diverse sì, eppure estremamente vere. Teresa aveva abbandonato quella fierezza che tanto Marzia le invidiava, la vide per la prima volta spaventata, impotente, incapace di parlare, tutto fuorché spigliata. Greto, d'altra parte, non era più colorato, non era più libero. Tirò fuori di lui tutta la sua insicurezza, il suo timore verso gli altri, tutto ciò contro cui si era schierato in precedenza ora lo minacciava, ora gli faceva paura.

Mentre i topi ballanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora