Capitolo 10. Cena informale.

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Scendo nella hall con un leggero anticipo - ultimamente mi stupisco di me stessa - per non far aspettare Alex ed evitare di farlo innervosire.  Passeggio avanti e indietro per ingannare il tempo, sentendo costantemente lo sguardo della ragazza che ci ha consegnato le chiavi bruciarmi le spalle.
Quando lo vedo uscire dall'ascensore lo raggiungo. Lui mi lancia un mezzo sguardo come a dire "seguimi" e si dirige verso un corridoio che scopro portare in una sorta di grande teatro adiacente all'hotel.

Un proiettore è acceso riproducendo su un maxischermo il titolo del convegno: "Architettura ed edilizia ecosostenibile". Molte poltroncine sono già occupate ma la maggior parte delle persone sta arrivando e prendendo posto proprio adesso.
Un uomo all'ingresso consegna a ciascuno una cartelletta con alcune brochure, un block notes ed una biro. Inoltrandoci nel teatro noto che ogni fila di poltrone è numerara e ogni singolo posto contrassegnato da una lettera, un po' come al cinema.

Un pensiero inopportuno si affaccia alla mia mente: quante volte ho sognato di andare al cinema con lui. O in un qualsiasi luogo che non fosse uno dei nostri appartamenti. Un luogo pubblico, dove fare cose normalissime, cose "da coppie", senza il timore di mostrarci agli altri.
Invece non l'abbiamo mai fatto, perché chi ci vedeva insieme avrebbe potuto pensare fossimo fidanzati. Sacrilegio!

Scaccio questo pensiero mentre Alex si dirige sicuro verso quelli che devono essere i nostri posti, più o meno al centro della stanza. Io lo seguo, sembro il suo cagnolino. Raggiunti i nostri posti ci accomodiamo, in attesa.

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Saluto alcuni giovani con cui abbiamo scambiato qualche parola nel corso del pomeriggio ed esco con Alex dal teatro. Non credevo che queste ore sarebbero volate così, ho scoperto un sacco di cose davvero interessanti.

Mentre saliamo al nostro piano in ascensore lui rompe il silenzio che come sempre aleggia tra noi.

"Stasera se vuoi possiamo cenare insieme al ristorante dell'albergo."
Mi coglie alla sprovvista con questo invito.

Non riesco bene ad interpretare il suo tono, non capisco se la proposta che mi sta facendo sia sincera, se gli costa un certo sforzo, se dentro di sè spera in un mio rifiuto.
Decido di non riflettere più di tanto su ciò che potrebbe realmente volere lui e di concentrarmi invece su ciò che voglio io o, meglio ancora, su ciò che non voglio. E ciò che non voglio è passare la cena e la serata da sola.

"Ok." Accetto.

"Ci vediamo alle 19 nella hall."

Ho un paio d'ore per prepararmi, soprattutto psicologicamente.
Vado subito a farmi una doccia rilassante sperando di riuscire a liberarmi di quell'agitazione che mi ha investita all'improvviso e, visto che ho un po' di tempo, provo tutti i flaconcini di sapone messi a disposizione dall'Hotel. Poi mi concedo un momento di relax sdraiata a letto con ancora l'accappataio addosso, coccolandomi con un po' di musica.

Ne approfitto anche per mandare un messaggio a Penny e chiamare Mike per aggiornarlo riguardo la mia prima giornata a Richmond. Ometto il fatto che sto per andare a cena col mio capo e cerco invece di centrare ogni mio racconto sul lavoro.
Lui non fa domande, percepisco chiaramente il suo sforzo per non far trapelare la gelosia.
Non ha nulla di cui preoccuparsi, gliel'ho ripetuto più volte e ne sono fermamente convinta, ma se sapesse la verità sul mio passato probabilmente faticherebbe a mantenere la calma sapendomi lontana da casa con Alex.
Non so se riuscirò mai a dirglielo.

Quando inizio a temere che i miei capelli bagnati possano prendere piege imbarazzanti stretti come sono nel turbante, saluto Mike e torno in bagno a sistemarmi.
Non mi trucco più di tanto e scelgo abiti comodi, è solo una cena informale col capo, in fondo.
Il rapporto tra me ed Alex è parecchio complicato, però ho la sensazione che qualche piccolo, minuscolo passo in avanti lo stiamo facendo e ne sono contenta.
Nonostante ciò che lui mi ha fatto in passato, nonostante mi abbia fatta soffrire davvero parecchio, vorrei riuscire a creare un rapporto lavorativo decente con lui e mi sto sforzando davvero tanto per riuscirci.

Quando sono pronta - questa volta con qualche minuto di ritardo che le cattive abitudini sono dure a morire - infilo le scarpe ed esco di corsa dalla camera andando quasi a schiantarmi contro Alex.

"Scusa, credevo di essere in ritardo." Dico imbarazzata.

"Andiamo." E si dirige come niente fosse all'ascensore.

Lo seguo fino al ristorante dove un tavolo è stato riservato per noi.
Non siamo mai stati fuori a cena insieme, al massimo ordinavamo una pizza a domicilio o ci prendavamo hamburger e patatine al McDrive del McDonald's. È strano ora essere qui con lui e mi sento parecchio agitata.
Scorro tutto il menù più volte, indecisa su cosa scegliere. Alla fine opto per un risotto agli asparagi, che adoro, e del semplice arrosto con le patate come seconda portata. Alex invece sceglie una pasta allo scoglio e un trancio di pesce spada.

"È stato interessante oggi pomeriggio." Non so perchè sento la necessità di dire qualcosa, dopo tutto sono ormai abituata al silenzio tra noi, ma in questo caso mi sento ridicola, seduta in un ristorante con lui senza proferire parola mentre a tutti i tavoli attorno a noi chiacchierano animatamente.

"Si." Risponde secco, conciso.

"Dici che domani..."

"Senti..." Mi interrompe brusco. "...ti ho chiesto di cenare insieme, è vero, ma non dobbiamo per forza fare conversazione. Non ho voglia di parlare di lavoro... e non abbiamo nient'altro da dirci. So che è faticoso per te ma sforzati di stare un po' zitta."
Ci rimango male.
Manco avessi fatto un monologo di dieci minuti! Ho detto due parole in croce.
Lo guardo per un paio di secondi ad occhi sbarrati, spiazzata, poi abbasso lo sguardo e chiudo la bocca. Non dirò più nemmeno mezza parola.

Evidentemente mi sono illusa alla grande quando ho pensato che stessimo facendo piccoli progressi nella ricostruzione del nostro rapporto. Siamo ancora al punto di partenza. Forse lo saremo sempre.
Non capisco davvero il motivo di questo suo odio nei miei confronti, questa sua insofferenza verso me e tutto ciò che mi riguarda. Ho capito che gli sono capitata tra capo e collo e che avrebbe preferito qualcun'altro cone segretaria, ma la situazione è questa, che se ne faccia una ragione!
Se mi sto impegnando io per costruire un rapporto decente non capisco perchè non possa farlo anche lui.

Passo tutta la cena con lo sguardo basso e mangiando in silenzio finchè, una volta vuotati i piatti, mi alzo senza rivolgergli nemmeno un cenno di saluto ed esco dalla sala ristorante.








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