Capitolo 20. Tombola.

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"Fissagli un appuntamento per la settimana prossima, al mattino possibilmente." Così dicendo, finalmente Alex si discosta da me.

È stato almeno cinque minuti dietro alla mia poltrona con la mano poggiata sullo schienale, piegato in avanti, il viso a pochi centimetri dal mio, con la scusa di guardare lo schermo del mio computer. Mi ha fatto domande non del tutto necessarie, alcune scontate e mi ha chiesto di visionare documenti che avrei potuto benissimo inviargli via mail. Invece si è fatto venire il mal di schiena pur di starmi appiccicato.

Sono giorni che fa di tutto per provocarmi, mi stuzzica, lancia frecciatine, occhiate, risatine. In pratica ci sta velatamente provando.
Lavorare con l'Alex stronzo era impegnativo, stancante e faticoso ma passare un'intera giornata con lui che mi fa sorrisi strappamutande, occhiolini ad ogni incrocio di sguardi e parla in modo seducente è un vero tormento. Più che altro perchè mi sto imponendo di resistergli e questo richiede un autocontrollo notevole anche senza le sue provocazioni.

Accolgo la pausa pranzo come fa un carcerato con l'ora d'aria. Ho bisogno di allontanarmi da Alex e riprendere fiato perchè stargli accanto mi sfinisce.
Purtroppo però anche Cora, Amy e Grace non sono intenzionate a lasciarmi tranquilla.

"Sputa il rospo. Che succede in questi giorni tra te e Alex? Ci sono novità?" Mi chiede Cora senza girarci tanto intorno, mentre metto in bocca la prima forchettata di pasta.

"Nulla. Perchè?" Mi fingo sorpresa.

"Vi vedo troppo complici. E Alex è particolarmente di buon umore, decisamente più del solito."

"Abbiamo solo trovato un equilibrio, finalmente. Diciamo che abbiamo entrambi fatto pace con il nostro passato e deciso di ripartire da zero." Spero se la bevano, non sono per niente brava a fingere. Anzi, di solito sono limpida come un ruscello di montagna.

"Per me c'è sotto qualcosa. Tranquilla che lo scoprirò!" A quanto pare non ho recitato abbastanza bene la mia parte ma Cora è stata magnanima e per questa volta ha lasciato correre. Anche perchè sembra abbia una proposta per noi.
"Stasera un mio amico ha organizzato una specie di serata di beneficenza al Coco's. Vi va di andarci insieme? So che domani si lavora, non faremo tardi." Unisce le mani in un gesto di preghiera e ci scruta tutte, speranzosa.

"Non torniamo tardi? Sicura?" Grace chiede conferma, poco convinta.

"Giurin giurello! Prometto sul mio Orso Coccolone!" Incrocia le dita e le bacia, come si faceva da piccole per sigillare un patto importante. Non che io l'abbia mai fatto con le amiche che non avevo, ma vedevo le mie compagne farlo tra loro e sembrava proprio un accordo solenne.

"Ok, io ci sto." Accetto. Mi piace passare del tempo con Cora, Amy e Grace e almeno lascerò Penny libera di vedersi con Dave senza che si senta in colpa: in questi giorni è sempre stata a casa perché non voleva lasciarmi sola, anche se le ho spiegato mille volte ormai che non ce n'è assolutamente bisogno.

"Grande Reb! Ti passo a prendere io per le 20.30."

Ed infatti quella stessa sera Cora, a bordo di una vecchia Chevrolet, arriva sotto casa mia e con un colpo di clacson mi fa alzare gli occhi dallo schermo del cellulare. Prima di salire sulla sua auto mi affretto a bloccarlo e riporlo in borsa, non sia mai che veda i messaggi che da qualche giorno mi scrive Alex.

"Ho trovato qualcuno più ritardatario di me." Le dico sorridendo: ho aspettato almeno dieci minuti fuori dal portoncino di casa. Per fortuna da un paio di giorni le temperature sono meno rigide, solo una settimana fa sono scesi alcuni fiocchi di neve e faceva un freddo terribile, sarei congelata ad aspettarla in quelle condizioni.
Da dopo il funerale di mia madre invece il clima è cambiato, è più mite e soleggiato, sembra quasi volermi comunicare che da ora inizierà davvero una nuova vita per me, più luminosa e felice.

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