"Chi era quel tipo?" Mi azzardo a chiedere dopo qualche minuto che siamo ripartiti con l'auto.
"Era un mio amico, una volta."
"E ora non più." Constato.
"No, ora non più."
Alex risponde a stento, non sembra intenzionato a raccontarmi molto ma io sono terribilmente curiosa.
"E che ti avrà mai fatto che non riesci a parlarci nemmeno per due minuti?" Lo guardo mentre guida stringendo il volante con decisamente più forza di quanto sia necessario.
"Cosa ho fatto io a lui, vorrai dire." Ah, quindi sono la vergogna e il senso di colpa che l'hanno fatto scappare dalla forneria.
"E che avresti fatto tu a lui?"
Alex mi guarda per un istante prima di tornare a concentrarsi sulla strada, in silenzio. Forse lo infastidiscono un po' le mie domande, probabilmente non gli va di parlarne. Vorrei dirgli "puoi dirmi tutto" come ha fatto lui con me poco fa, ma in realtà mi rendo conto che confidare sentimenti ed emozioni riguardo situazioni che coinvolgono entrambi non è la stessa cosa di raccontare i fatti propri, cose personali avvenute tempo prima e che probabilmente non mi riguardano assolutamente. Così mi riprometto di soffocare la curiosità e non chiedergli più nulla.
È lui però a continuare il discorso."Ho fatto una cosa brutta." Dice con tristezza, vergogna e pentimento. "Era il periodo in cui stavo anche con te e, non per giustificarmi, ma non ero del tutto padrone di me stesso, facevo un mare di stronzate senza nemmeno pensarci più di tanto. Con lui ne ho fatta una bella grossa."
"Dev'essere stato un periodo davvero buio per te." Rifletto ad alta voce pensando a quanti sbagli abbia fatto a quei tempi.
"Parecchio. Ho fatto più cazzate in quei mesi che in tutti gli anni prima... ma allora non me ne accorgevo neanche. O forse non me ne fregava assolutamente niente. Mi stavo godendo quel poco di vita che credevo di avere ancora a disposizione, tutto mi sembrava giustificato."
"Non lo sarebbe stato nemmeno se poi tu fossi morto davvero." Gli faccio notare. "Lo sai, vero?"
"Già. Immagino sia così. Ma se fossi morto davvero non avrei più dovuto preoccuparmene. Non avrei dovuto rimediare ai miei errori. E non mi sarei sentito per sempre in colpa per quelli irrimediabili."
"Non dirmi che avresti preferito lasciarci le penne." Dico ridendo, convinta di aver appena espresso un'idea assurda. Il suo sguardo serio però mi leva il sorriso dal volto in un attimo.
"Ci ho pensato, qualche volta. E mi vergogno anche di questo. È una fortuna che la mia malattia possa essere controllata con le terapie, non ho alcun diritto di desiderare di esser morto solo perchè fatico ad affrontare le cazzate che ho fatto."
Queste sue ammissioni mi stanno turbano un po'. È sempre così sicuro di sé da risultare a tratti arrogante, non credevo potesse avere anche lui delle fragilità. Eppure.
"Non avrei mai pensato di dirti una cosa del genere fino poco tempo fa ma, Alex, forse è ora che ti perdoni. L'ho fatto anche io." Gli sorrido. "Certo, hai sbagliato. E mi riferisco al tuo amico, a me e a chissà quante altre cose hai combinato, ma quel che fatto è fatto. Te ne sei pentito, stai cercando di migliorare. Questo conta. A meno che tu non abbia ucciso qualcuno, cazzo in quel caso andiamo subito alla polizia e ti costituisci e addio."
Dico l'ultima frase ridacchiando, convinta di nuovo di dire un'assurdità. Poi realizzo che pochi minuti fa quella che credevo essere un'assurdità si è rivelata terribilmente reale.
"Non hai ucciso nessuno vero???" Chiedo con il panico nella voce.
"No Reb, non ho ucciso nessuno." Mi conferma e questa volta ridacchia anche lui, premendo leggermente sull'acceleratore.
Quando arriviamo al parcheggio della Blunt's Company per recuperare la mia auto, i discorsi seri li abbiamo ormai abbandonati.
"Allora vieni da me? Penny è via con Dave ed io ho bisogno di aiuto con questi." Chiedo ad Alex sventolando la scatola dei dolci un attimo prima di chiudere la portiera della sua auto.
"Ok pulce, ti seguo in macchina." Mi risponde attraverso il finestrino aperto.
Alex aspetta che io metta in moto, poi ci ributtiamo entrambi nel traffico di New York diretti verso casa mia.
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Dopo quel pomeriggio la settimana è trascorsa abbastanza tranquilla, senza particolari colpi di scena e in un attimo siamo arrivati al venerdì.
Questa mattina in ufficio abbiamo avuto un nuovo incontro con Norman Ellis, alias "il viscidone". Cora l'ha ribattezzato così e non posso di certo contraddirla.
È andato un pochino meglio della volta scorsa: la presenza di Alex mi tranquillizzava molto, inoltre il fatto di essere seduta tra lui e suo padre mi faceva sentire protetta, come se fossero le mie guardie del corpo. Certo, gli sguardi del viscidone, seduto proprio di fronte a me, non erano per nulla piacevoli, così come le sue battutine davvero squallide, ma tutto sommato non mi sono sentita così agitata e a disagio come mi sarei aspettata.
Abbiamo definito gli ultimi dettagli e ormai è tutto deciso, bisogna solo iniziare i lavori. Questo un po' mi solleva: ci incontreremo ancora, non ne dubito, ma spero non troppo spesso.Oggi è la prima sera che non vedo Alex: dopo il lavoro sono tornata al mio appartamento ed ho in programma, dopo cena, di uscire con Penny, Cora, Amy e Grace.
Per tutta settimana io e Alex ci siamo incontrati a casa di uno o dell'altro dopo il lavoro. Siamo indubbiamente in quella fase, all'inizio di una relazione, in cui non riesci a stare lontano dall'altra persona nemmeno per un attimo, quando l'emozione del viversi è così forte da farti letteralmente tremare, quando hai costantemente lo stomaco sottosopra per la gioia.
Mi sento totalmente investita e sconbussolata da questo sentimento che mi è esploso dentro più forte che mai e che sembra continuare a crescere, giorno dopo giorno.Mi fa strano stare senza di lui stasera ma le ragazze mi hanno convinta di aver bisogno di un venerdi tra amiche. Inoltre questo tempo a casa mi torna decisamente utile per preparare tutto il necessario per domani.
Si, perchè io e Alex abbiamo deciso che domani andremo alla Spa: è ora di goderci il premio della mia vittoria alla tombola!
Alla fine ci porto lui per davvero, chi l'avrebbe mai detto?
Alex sta gongolando un po' troppo per i miei gusti, continua a ricordarmi quella serata, quando ancora non volevo cedere ai miei sentimenti ma lui sembrava già convinto che presto l'avrei fatto. Gli piace un sacco l'aver avuto ragione."Cavolo Penny ma dove sono finiti i miei costumi?" Con la testa infilata nell'armadio cerco disperatamente aiuto. Perchè? Perchè sono così disordinata?
"E io che ne so?" Mi urla dalla cucina.
"Ma dammi una mano! Perdo le cose che uso tutti i giorni, come credi che possa trovare un costume che non uso dall'estate scorsa??"
"Appunto. Sarà in qualche scatolone con le cose estive." Suggerisce.
Con un sospiro mi decido a svuotare praticamente mezzo armadio. Faccio un casino assurdo ma alla fine una piccola scatola con scritto "costumi" appare davanti ai miei occhi.
"Eccovi qui!" Esclamò allegra.
"Trovati?" Chiede Penny affacciandosi dalla porta con un mestolo in mano. "Cazzo, è esplosa una bomba." La sua bocca si spalanca per lo stupore.
"Ma quando mai! Per un po' di disordine." Minimizzo. "L'importante è che ho trovato i costumi! Mica ci potevo andare nuda alla Spa."
"Ah, io in effetti prevedo che parecchio tempo lo passerai senza costume. Chiusa in qualche spogliatoio. Con Alex come coperta." Ride.
"Penny! Non dire baggianate!" La rimprovero. "Non succederà mai!"
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Per Sempre Così
RomanceRebecca è convinta che il destino ce l'abbia con lei: incrociare di nuovo Alex sul suo cammino proprio quando credeva di averlo dimenticato ne è la prova lampante. Forse però nulla accade per caso, ogni cosa ha un perchè. Forse il destino ha semplic...