Capitolo 48. Per sempre così.

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Io e Penny siamo alla centrale di polizia. Alla fine mi ha convinta a sporgere denuncia.
Non che non lo volessi fare, capisco che sia una buona idea, anzi direi che è proprio necessario, ma mi sarebbe piaciuto semplicemente potermene tornare a casa e cercare in qualche modo di distrarmi dal pensiero costante di quelle mani sconosciute su di me.

Si, perchè non penso ad altro. Non riesco proprio a scacciare l'immagine di quel corpo estraneo che mi sovrasta, né tantomeno le sensazioni di paura e disperazione che ho provato in quei minuti. Continuo a ricordare il disgusto di quando mi ha baciata con forza, la repulsione verso il suo tocco invadente e il senso di impotenza per tutto ciò che stavo subendo contro la mia volontà.
Questo pensiero fisso prodotto dalla mia mente sembra tra l'altro non andare molto a genio al mio stomaco che, ogni poco, cerca di ribellarsi minacciando di farmi vomitare, aumentando ancor di più il mio malessere ed il mio bisogno di rifugiarmi tra le mura della mia camera.

A quanto pare però, prima di potermene tornare a casa, dovrò raccontare ancora tutto ciò che mi è successo, rivivendolo per l'ennesima volta. Secondo l'agente è necessario verificare che ogni cosa coincida con ciò che è stato scritto nel verbale.
Non credevo sarebbe stato così faticoso fare una denuncia. Ti fanno mille domande, ti chiedono di raccontare l'accaduto più e più volte indagando su ogni piccolo particolare.
È estenuante e doloroso.

"Abbiamo quasi finito signorina White,  manca solo una cosa, e non da poco." Mi dice l'agente dopo quelle che mi sembrano ore. "Lei dice di conoscere quest'uomo, quindi abbiamo bisogno del suo nome e cognome. Altrimenti dobbiamo fare una denuncia contro ignoti ma non mi sembra il caso."

"Ma io so solo il nome: Dan. L'avevo visto una sola volta e per pochi minuti ma so che è un vecchio amico del mio fida- ehm, del mio ex." Spiego di nuovo.

"Allora contattiamo questo ex? Che dice?"

È l'ultima cosa che vorrei ma immagino non abbiamo molta scelta. Tanto Penny quando gli ha parlato al telefono fuori dal locale, dopo avergli scaricato addosso una camionata di insulti, gli ha anche spiegato tutto l'accaduto. Ormai ne è già a conoscenza, è già informato. Deve solo darci il nome.

"Contattiamolo." Acconsento.

"Non ce n'è bisogno. A quanto pare il suo ex è appena arrivato in centrale e ci ha comunicato il nome del sospettato: Dan Harris." Il collega dell'agente con cui stavo parlando posa un cellulare a cui non mi ero nemmeno accorta che avesse risposto e ci dà la notizia. "Tra l'altro sembra avere delle prove, dei messaggi con delle minacce abbastanza esplicite."

Da un lato ne sono sollevata, non dovrò chiamarlo. Dall'altra è una tragedia: Alex è qui!

Gli agenti completano tutti i documenti per la denuncia e mi fanno fare un po' di firme. Quindi mi dicono che sono libera, posso andarmene, mi contatteranno loro quando ci saranno novità.
Mi accompagnano fuori dalla stanza, lungo un corridoio che immagino essere lo stesso che ho percorso all'arrivo anche se ero ancora talmente sconvolta da non ricordarlo. Alla fine arriviamo nella sala d'attesa io cui mi sta aspettando Penny.
La vedo alzarsi e fare giusto un passo verso di me prima che il mio campo visivo venga totalmente oscurato da un petto forte e muscoloso.

Faccio un salto sul posto per via dello spavento, poi però due braccia conosciute mi abbracciano stretta e un profumo che riconoscerei anche tra mille mi invade le narici.
Dopo giorni mi sento finalmente a casa. E dopo ore dell'aggressione di Dan mi sento nuovamente protetta e al sicuro.

"Ti prego perdonami. Sono stato uno stupido, credevo che lasciarti bastasse a proteggerti ma... dio, che cretino sono stato! Scusami Reb! Perdonami almeno tu perché io non lo farò mai! Mi sentirò sempre in colpa per averti abbandonata tra le grinfie di quel porco." Alex parla con la voce incrinata, sembra quasi stia trattenendo le lacrime. Mi stringe forte come forse non ha mai fatto e anche dopo alcuni minuti non sembra intenzionato a sciogliere l'abbraccio.

Io, dal canto mio, mi godo quel contatto che tanto mi era mancato e che sembra quasi avere il potere di cancellare il ricordo di altre mani che solo poche ore fa mi hanno toccata.

"Mi perdoni Reb? Ti prego, dimmi che hai la forza di perdonarmi." Si stacca giusto un pochino da me per pormi questa domanda guardandomi dritto in faccia ed io, nel blu di quello sguardo, mi ci perdo.

"Si Alex. Ti perdono." Non potrei fare altrimenti. Leggo il dolore e il pentimento nei suo occhi, leggo il dispiacere e la colpa, leggo l'amore. Lo stesso amore che provo io per lui.

"Ti amo, Rebecca. Ti amo come non credevo di poter amare. È un amore così grande da far paura, così grande che a volte credo possa farmi esplodere il cuore!"

Sembra far fatica a spiegarsi, come se non trovasse le parole adatte e io lo capisco benissimo, è la stessa cosa che provo io. Non si può spiegare, nessuna parola rende appieno l'idea. Ecco perchè, come al solito, decido semplicemente di baciarlo.

Poco dopo un colpo di tosse ci fa separare.

"Scusate. Lei deve essere il signor Blunt, giusto?" Chiede l'agente. "Avremmo bisogno di parlare anche con lei riguardo ai messaggi che ha ricevuto dal signor Dan Harris."

"Si, certo. Reb, vai pure a casa con Penny, è tardissimo ed hai bisogno di riposare. Ci sentiamo domani, ok?"

Non vorrei allontanarmi da lui, vorrei parlarci, chiarire meglio le cose tra noi, domandargli perchè anzichè parlarmi delle minacce che stava ricevendo ha deciso di tenermi all'oscuro e lasciarmi senza spiegazioni soddisfacenti.
Ma è davvero tardissimo e non ho idea per quanto tempo lo terranno ancora qui.

"Domani mattina vai al lavoro?" Gli chiedo.

"No, vengo da te e parliamo." Sembra avermi letto nel pensiero. "Tu vai a casa, riposati e domattina io ti raggiungo."

"Alex." Richiamo la sua attenzione prima che si incammini verso l'agente che lo sta aspettando poco distante. "Non lasciarmi mai più." Lo imploro.

"Mai più." Mi promette. Quindi afferra le mie mani e le stringe tra le sue facendo incrociare le nostre dita. "D'ora in poi nulla potrà farmi allontanare da te, te lo assicuro. Saremo per sempre così." Solleva le nostre mani e le guarda. "Uniti come se fossimo una cosa sola. E insieme, mano nella mano, affronteremo ogni cosa." Mi da un ultimo bacio e bisbigliando un "ci vediamo domani" si volta e raggiunge l'agente.

Nonostante le nostre mani non siano più intrecciate e lui si stia fisicamente allontanando da me, sento che un legame profondo ci unisce, un legame che oggi avverto più forte che mai.
Un legame che niente e nessuno potrà mai più spezzare.

Per sempre così: uniti, mano nella mano. L'ha detto Alex con il cuore in mano... ed io ci credo.

✏️
Siamo alla fine... a breve l'epilogo!


















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