Capitolo 32. Noi.

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Il pranzo è stato piacevole, purtroppo però non ho potuto fermarmi più di tanto. Una volta bevuto il caffè sono dovuta scappare per il mio terzo impegno della giornata, il più antipatico: appuntamento dal parrucchiere.

Sarò una ragazza strana ma non amo andare dal parrucchiere. Mi da terribilmente fastidio che mi si tocchino i capelli, per questo ci vado raramente, solo quando ce n'è davvero bisogno. E dopo quest'ultimo periodo abbastanza stressante ne ho bisogno eccome: le doppie punte non si contano più e dopo ogni shampoo trovo un sacco di capelli incastrati nella spazzola, troppo deboli per non spezzarsi.

Durante il viaggio in auto ricevo una telefonata da Alex. Anche lui era impegnato durante la mattinata: aveva appuntamento con i suoi avvocati per parlare della causa che ha in corso contro l'ospedale che ha scambiato la sua cartella clinica qualche anno fa.

"Hei Pulce, tutto bene?" La sua voce rimbomba nell'abitacolo e quel nomignolo mi riporta per un attimo indietro nel tempo, a quando stavamo insieme a mi chiamava così. Lo faceva spesso, soprattutto quando a letto, dopo aver fatto l'amore, voleva che mi accocolassi a lui per un po'.
"Vieni qui Pulce!"
Mi piaceva. E mi piace che se lo ricordi ancora. Mi piace che lo usi ancora.

"Se potessi evitare di andare dal parrucchiere andrebbe meglio. Comunque tutto ok, ho appena pranzato con Penny e sua madre." Rispondo alla sua domanda dopo essermi ripresa da quel piccolo viaggio nella memoria.

"Io ho pranzato con il mio avvocato e la sua nuova segretaria. La prossima volta vieni con me a questi incontri, non voglio più andarci senza di te." È un'affermazione, non una domanda. Posta in modo strano, sembrava un bimbo imbronciato. Ci mancava solo un uffa finale.

"Perchè?" Chiedo curiosa per via del suo tono.

"La segretaria ci provava spudoratamente con me. Con te al mio fianco forse non l'avrebbe fatto."

"Oh povero cucciolo!" Lo prendo in giro cercando di mascherare la gelosia che sento crescere dentro di me. "Non dirmi che ti ha dato fastidio? Ci provano sempre tutte con te, non mi sembra una novità. Dovresti essere abituato." Sono io quella che dovrebbe sentirsi infastidita, ora che me l'ha raccontato.

"Tecnicamente di solito sono io che ci provo con tutte." Evviva la sincerità! "Ma questo accadeva... prima. Prima di te. Prima di noi."

Sentirlo dire quel "noi" mi fa partire un brivido lungo la spina dorsale. Siamo un noi, ora? Siamo una coppia? Non lo eravamo mai stati prima.

"Comunque mi ha dato fastidio, si." Continua Alex. "Quella ragazza era troppo sfacciata ed insistente, non sapevo più come levarmela di torno senza diventare maleducato." Mi spiega.

"La prossima volta verrò con te." Lo rassicuro. Col cavolo che ti lascio sotto le grinfie di quella predatrice! "Ora ti devo salutare, sono arrivata dal parrucchiere." Lascio andare un sospiro di rassegnazione.

"Ok. Sarai uno schianto stasera alla cena di beneficenza, già lo so. Del resto sei bellissima sempre. Ti passo a prendere alle 19.00."

"Sarò un pesce fuor d'acqua, come sempre. A stasera." Chiudo la chiamata e scendo dall'auto pensando all'abito che Alex mi ha regalato per questa occasione che, a quanto pare, si ripete ogni anno. Come mi ha pazientemente spiegato si tratta di una cena ed asta di beneficenza con le maggiori imprese di New York durante la quale si raccolgono fondi destinati ad aiutare alcune associazioni locali. Fondamentalmente è un modo per farsi pubblicità ed ingraziarsi l'opinione pubblica, facendo del bene.
Dress code della serata: ultra mega elegante. E si sa che io non sono tipo da abiti eleganti. Eppure stasera ne indosserò uno per la seconda volta in due mesi.

Ormai davanti all'ingresso del salone, accantono i pensieri, prendo un grande respiro ed apro la porta.

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19.10

Merda, sono in ritardo! Proprio stasera!
Del resto stavo diventando fin troppo puntuale ultimamente, non era da me. Tornare alle care, vecchie abitudini proprio in occasione di una cena con tutti i ricconi di New York, a cui sarà presente anche la stampa, mi sembra l'ideale.

Mi guardo un'ultima volta allo specchio. Va bè dai, posso andare.
Salto nelle mie décolleté tacco dodici, mi butto sulle spalle una bella pelliccia calda calda e sono pronta per il mio settimo impegno del giorno.

Settimo si. Non è che io non sappia contare. È che dopo il parrucchiere sono stata dall'estetista per fare il semipermanente alle mani: impegno numero quattro. Poi sono passata dalla banca per firmare la richiesta di un nuovo bancomat, dato che mi hanno comunicato che il vecchio a breve non sarà più funzionante: impegno numero cinque. Infine ho ritirato alcuni vestiti dalla lavanderia: impegno numero sei.
La cena di beneficenza sarà la chiusura col botto di questo sabato di fuoco.

Uscendo dal portone del mio palazzo mi aspettavo di trovare Alex ad aspettarmi con la sua solita auto. Rimango a bocca aperta quando vedo una limousine ed un autista pronto ad aprirmi la portiera. La mia mascella tocca letteralmente terra, o meglio il tappetino dell'auto, quando poi, salendo nell'abitacolo, vedo il Signor Blunt seduto di fronte a suo figlio.

"Buonasera Signorina White. O devo iniziare a chiamarla per nome?" Mi chiede il grande capo mentre prendo posto accanto ad Alex.

"Io, ehm, si, no, cioè... ehm... b-buonasera." Mi impapino giusto un po', imbarazzata. Non ho ben capito il motivo di quella domanda. L'ha pronunciata con tono infastidito? Non mi sembrava. Anzi, ho avuto l'impressione che cercasse di trattenere un sorriso, come se fosse divertito.

Sto iniziando a guardarmi attorno in quell'auto grande quasi come un monolocale quando Alex si piega verso di me, avvicinando decisamente troppo il suo viso al mio.

Ma che fa??? C'è suo padre davanti a noi!

Cerco di scostarmi un po' senza dare nell'occhio ma Alex insiste, mi si siede appiccicato a fianco, imprigionandomi tra il suo corpo e la portiera, e chinando nuovamente il viso raggiunge il mio orecchio.

"Sei uno schianto. Non so se riuscirò a resistere alla tentazione di tirarti fuori da questo vestito, una volta finita la serata." Sussurra.

Per un attimo mi immagino lui che mi spoglia e, dio anche io lo vorrei proprio! Quando rinsavisco però fulmino Alex con lo sguardo, poi controllo se il grande capo ci stia guardando e, notandolo concentrato sul traffico fuori dal finestrino, tiro un piccolo sospiro di sollievo.

"Rilassati. Mi sembri un po' tesa." Mi sussurra di nuovo.

Bhe, lo sono! Se il signor Blunt ci vede troppo vicini, troppo affiatati... potrebbe intuire qualcosa. E, diavolo, chissà cosa penserebbe poi di me?!
Cerco di trasmettergli questi miei pensieri solo guardandolo ma Alex sembra non capire. O forse ha già capito tutto sin dall'inizio.
In effetti sembra stia sorridendo sotto i baffi, proprio come suo padre poco fa, quando mi ha accolta chiedendomi se dovesse iniziare a chiamarmi per nome.

Improvvisamente faccio due più due. Mi volto verso Alex con espressione incredula e preoccupata.

Lui si china di nuovo verso di me. "Si, sa di noi." Conferma, ripetendo per la seconda volta in poche ore quel noi che mi fa tremare. "E dopo stasera lo sapranno tutti: sarai al mio fianco come fidanzata. Le segretarie non erano mica invitate alla cena."













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