2- Incontri in aereo

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Mi guardai allo specchio sistemando i ricci ribelli che quella mattina mi ritrovavo. Erano le 5:00 AM e l'aereo sarebbe dovuto partire alle 6:30 AM.
Mi truccai leggermente cercando di esaltare gli occhi castani e andai verso l'armadio prendendo una leggera tuta grigia con un body nero a spalline fini dall'interno. Mamma entrò in stanza già pronta per uscire.
«Emily sei pronta? Prima andiamo e meglio é»
Mamma era leggermente in ansia e lo si capiva dal suo voler tenere tutto sotto controllo , infondo chi poteva biasimarla stava per mandare la sua amata bambina via per un anno.
«Ti ricordi i nomi della famiglia ospitante?» mi chiese.
«Ehm...» sorrisi leggermente in imbarazzo.
Mi passò dei fogli.
«Leggili in aereo avrai tempo per impararli.» scoppiammo a ridere per poi abbracciarci.

Salutai mia madre e salii sull'aereo cercando il mio posto. Guardai il biglietto A6 e andai in cerca del mio posto. Fortunatamente era quello accanto al finestrino mentre gli altri due posti erano ancora liberi.
Presi posto e guardai i fogli che mia madre mi aveva stampato.
" Famiglia Jones. Mary e Edward Jones genitori di Michael Jones e Lola Jones.
Lola Jones alunna della NYSL .» continuavo a leggere le cose più importanti quando venni distratta da un uomo sulla trentina che si sedette al mio fianco. Mi voltai verso di lui per osservalo.
«Buongiorno» l'uomo mi sorrise e continuò a sistemare le sue cose.
Aveva una voce bassa e calda. Aveva i capelli castani tendenti al rossiccio con bellissimi occhi azzurri ghiaccio.
«Buongiorno» feci un cenno del capo.

Erano passate 4 ore di viaggio, quando lo sconosciuto si voltò verso di me chiudendo il computer.
«Viaggio di lavoro?» mi chiese.
Probabilmente mi aveva dato qualche anno in più.
«Si»
L'affermazione uscii di bocca spontaneamente, forse l'idea di essere una persona autoritaria era più attraente.
«Che lavoro fai?» mi guardò incuriosito.
«Sono una promoter» l'idea di fingere un'altra vita non mi era mai sfiorata, ma in quel momento con uno sconosciuto che molto probabilmente non avrei mai rivisto, lo avevo fatto.
«E lei?» lo guardai incuriosita.
«Sono uno scrittore» mi sorrise fiero di se.
«Io amo leggere, come si chiama un suo libro.»
«"Uno mente, nessuno mente"»
«Giallo?»
«Si»
«Lo leggerò signor...?»
«Chiamami Jordan»
«Va bene Jordan, io sono Ambra!» gli rivolsi un sorriso.
«Scusa la mia indole da scrittore curioso, ma vorrei che tu, se vuoi, parlassi un po' della tua vita. Cerco sempre l'ispirazione ovunque e magari chissà potrei averla di fronte.» mi sorrise in modo seducente.
«La mia vita tutto sommato non è un granché, potrebbe riassumersi in una parola "sfiga"»
Ridiamo entrambi e sporgendomi verso di lui istintivamente metto una mano sulla sua coscia.
«Hai mai fatto una pazzia?» mi chiese Jordan osservando la mia mano.
«In che senso?» lo guardai incuriosita.
Jordan si guardó attorno per poi prendere la mia mano e poggiarla nella parte interna della sua coscia.
Con lo sguardo sembrava chiedermi se mi andasse.
Cosa diamine fai Emily? Mi ripetevo da sola di non poter fare una assurdità del genere. Ma forse era proprio questo il mio problema non mi lasciavo mai andare, vivevo la vita con un freno senza godermela appieno.
Spostai la mano leggermente più su, dove un certo rigonfiamento iniziava a mostrarsi.
Il suo sguardo cadeva dritto sulla mia scollatura e mordendosi il labbro mi incitava a proseguire.
Mentre salivo con la mano, facendo attenzione che nessuno ci vedesse, si avvicinó al mio orecchio.
«Seguimi, non qui»

Erano passate più di sette ore e mezza di viaggio, dopo essere andata in bagno con Jordan riposai un oretta. Era stato strano, mi sentivo un po' in colpa con i miei diritti morali per quello che avevo fatto. Non l'avevo mai fatto prima con uno sconosciuto ma era stato fantastico, l'eccitazione del non farsi sentire, di non conoscere nulla dell'altra persona , un nome falso e a metri di altitudine...
Sentii Jordan darmi dei colpetti sul braccio per svegliarmi.
«Ambra tra un po' atterriamo.» mi sussurrò. Mi voltai verso di lui e lo baciai.
«È stato bello conoscerti Jordan»
«Lo è stato anche per me.»

Dopo essere scesa dall'aereo cercai un cartello con scritto il mio nome, o almeno così era indicato sul foglio.
«Emily!» sentii qualcuno urlare il mio nome e voltandomi vidi una ragazza più o meno della mia stessa età con lunghi capelli lisci neri che si guardava intorno spaesata.
Le andai incontro.
«Ciao, io sono Emily Taylor.»
La ragazza si voltò verso di me con un gran sorriso.
«Menomale, ti aspettavo da un po' e non sapevo dove cercarti.» rise e poi continuò «Piacere mi chiamo Lola e sono la tua nuova coinquilina!»
«Piacere mio Lola.» le sorrisi .
Mi aiutò con le valigie e ci dirigemmo verso un auto che ci aspettava. Voltandomi vidi Jordan che abbracciava una donna dai lunghi capelli biondi, lui si accorse di me e mi rivolse un sorriso con un cenno del capo. Ricambiai il gesto e mi voltai verso l'auto che mi attendeva per portarmi nella mia nuova vita.

Un anno a New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora