14- A luci di... Iphone!?

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Harry mi fece scendere delle scale mentre mi teneva le mani sugli occhi.
«Sei pronta?» mi chiese.
Annuii con la testa.
Mi tolse le mani dagli occhi e vidi un seminterrato adattato a sala prove, c'erano strumenti musicali sparsi ovunque.
Nel centro della stanza c'era un tavolino con due sedie e sopra una busta del McDonald's.
«So che non è romanticissimo ma é particolare...» disse aspettando la mia reazione.
«Lo adoro!» lo abbracciai e poi lo baciai.
Era proprio da Harry, essere così imprevedibile.
Mi fece accomodare al tavolo ma lui non si sedette ancora. Prese la chitarra e iniziò ad intonare una melodia.
Lo guardavo ammaliata mentre le sue mani scorrevano sulle corde della chitarra.
Quando ebbe finito posò la chitarra e si sedette difronte a me.
«Ti é piaciuta?»
«Si, tanto» gli dissi arrossendo.
Lui sorrise e poi divise il contenuto della busta.
«Sai Em, pensavo... é da un po' che ci frequentiamo e con te mi trovo molto bene.»
«Anche io mi trovo molto bene con te»
Mi guardò fece un gran respiro e poi disse d'un fiato « Vuoi essere la mia ragazza?»
Lo guardai ma stavolta, stranamente, non arrossii. Prima che potei rispondere ci ritrovammo al buio.
«Cazzo, non ci voleva. É un blackout...»
Prese il cellulare e mise la torcia posandola sul tavolo rivolgendo la verso il soffitto. Feci lo stesso.
«Dai a lume di IPhone mi piace però» dissi ridendo.
Harry fece lo stesso e poi mi prese la mano da sopra al tavolo.
Entrambi avevamo finito di mangiare fortunatamente, sarebbe stato molto difficile farlo quasi al buio.
«Ritornando a noi» dissi « Si Harry, mi farebbe davvero molto piacere»
Mi alzai e andai verso di lui, mi sedetti in braccio a lui e lo baciai.
Harry mi mise una mano nei capelli, e poi una volta che il bacio finí mi accarezzò la guancia.
«Sei bellissima» mi disse.
«Anche tu»

Tornai a casa straripante di gioia. Lola ancora non era rincasata quindi andai su e mi feci una doccia, al suo ritorno le avrei spiegato tutto.
Mentre pensavo a me e Harry mi venne in mente Mick che prima mi spiava. Uscii dalla mia stanza e andai verso la sua.
Bussai alla porta. Il ragazzo venne ad aprire con indosso solo un boxer intimo. Cercai di non arrossire e mentre lui stava sulla soglia io entrai di lato.
«E se non volevo che tu entrassi?» mi disse scherzoso.
«L'avrei fatto comunque» gli feci un occhiolino e poi continuai «Perché prima mi spiavi?»
«Io non ti spiavo affatto» disse.
«Penso proprio di sì invece» ero curiosa di saperne il motivo.
«Emily ti impressioni troppo»
«Invece no» mi avvicinai a lui.
Gli misi un dito nella spalla.
«Mi dici perché mi spiavi?» abbassai la voce per non farmi sentire.
«Volevo semplicemente sentire mamma che diceva...» si rabbuiò.
«Perché?» gli misi una mano sulla guancia.
«Ho da un po' l'impressione che qualcosa non vada con papà»
«É già successo in passato?»
«Si, e non voglio rivivere ancora quei momenti»
Gli presi il braccio e lo feci sedere sul letto.
«Ti va di parlarne?» gli chiesi cauta.
«Em qualche anno fa mamma sospettava che papà la tradisse, non ne ha mai avuto conferma ma stette malissimo. Sembrava che fosse tornato tutto come prima e invece rieccoci ancora.» una lacrima gli rigò la guancia.
Con l'indice gli asciugai la guancia e poi lo abbracciai.
«Mick potrebbero aver solo litigato» gli dissi cercando di confortarlo.
«Lo so, ma a volte la paura torna»
Mi prese per la vita facendomi sedere cavalcioni. Sentii il suo corpo eccitato.
Mi prese il viso tra le mani e cerco di baciarmi.
Instintivamente mi spostai e vidi la tristezza nel suo sguardo.
La tensione sessuale era palpabile nell'aria questo non potevo negarlo, ma io ero fidanzata e non potevo...
«Mick e la tua ex fidanzata?» gli dissi.
Mossi leggermente il bacino.
«Era una bugia...» disse gemendo per il piacere che gli aveva dato il mio movimento.
Gli passai il dito sulle labbra e lo guardai intensamente negli occhi.
«Eri arrabbiato per me?»
«Si» disse rauco.
Quella risposta mi provocò un brivido lungo la schiena.
Mi baciò ma stavolta non opposi resistenza.
Mi mise una mano sotto la canottiera e mi palpeggiò il seno. Emisi un sospiro. 
La mia reazione lo spinse a continuare e mi strizzò i capezzoli turgidi. Mi infilò la mano nel pantaloncino che portavo sfiorandomi le parti intime.
Cazzo Emily, pensai, sei fidanzata.
D'un tratto mi alzai.
«Scusa Mick, non posso» uscii dalla stanza lasciando il ragazzo solo nella sua stanza.

Un anno a New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora