11- Passione proibita

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(SANDRA)

«Sei magnifica stasera» mi disse Thomas.
Sorrisi e lui fece lo stesso.
Mi cinse la vita con il braccio e mi attirò a se. Non pensavo sarebbe stato così facile...
Iniziammo a ballare, ma non un semplice ballo era più un gioco a chi riusciva a mantenere l'eccitazione alle stelle.
Mi avvicinai al suo viso e lui sfregò il naso sulla mia bocca per poi darmi lievi baci sul contorno labbra.
Dopo un po' mi allontanai dal suo viso e lui si morse il labbro.
Si avvicino al mio orecchio.
«Possiamo andare più in privato non vorrei ci vedessero...» mi disse.
Annuii, ma mentre Thomas mi prendeva per il braccio Katy ritornò verso di noi.
Si staccò immediatamente da me e andò verso la sua fidanzata.
Lo guardai e mi sentii un po' ferita per quel gesto...
Basta cazzo, stavo commettendo una stupidaggine. Dovevo tornare a casa altrimenti avrei combinato solo guai.
Avvertii Lola che stava tornado e anche se quest'ultima non piacque la mia scelta mi salutò.

Uscii dal locale e accesi una sigaretta mentre aspettavo un taxi.
«Sandra!»
Thomas corse fuori dal locale e venne verso di me.
Lo guardai un po' torva.
«Non dovevi restare con la tua fidanzata?»
Lui mi accarezzò la guancia.
«Le ho detto che non mi sento tanto bene. Voglio restare con te stasera...» mi sorrise.
Era bellissimo quando sorrideva.
«E dove andiamo?» gli chiesi.
«Vieni!» prese la sua moto e mi invitò a salirci.
Pensai a come sarebbe tornata a casa la fidanzata, ma questo non era problema mio.
Percorremmo la 30 W 40th street e arrivammo al Bryant Park.
Mi fece scendere e entrammo nel parco.
C'erano molte doppiette sdraiate sull'erba, ognuno intendo a fare cose diversi. C'è chi guardava le stelle, chi si faceva un selfie o stava al pc.
Thomas si sedette per terra e mi porse una mano per fare lo stesso.
Mi sedetti tra le sue gambe e appoggiai la testa sul suo petto.
L'atmosfera era pazzesca c'era intimità ma allo stesso modo rumore di fondo. Alzai gli occhi e guardai il cielo, era pieno di stelle.
Mi girai verso Thomas che mi osservava con un sorriso.
«Cosa c'è?» gli chiesi.
«Sembri una bambina...» socchiuse gli occhi mentre sorrideva.
Gli feci una linguaccia. Capii che il suo era un complimento.
Thomas si stese di schiena sul prato verde e mi fece sdraiare con la testa sul suo petto.
«Non desideravo altro...» mi disse mentre con una mano mi accarezzava i capelli.
«Perché non ti sei mai fatto avanti?» gli chiesi.
«Sono fidanzato...» disse cupo.
Emisi un lieve sospiro.
«So che pensi perché non la lascia, ma non posso. Siamo fidanzati da troppo tempo e i nostri genitori non vorrebberò...»
Lo guardai stranita.
«Ma è la tua vita non quella dei tuoi genitori»
«Si ma non non tutti hanno genitori normali» disse.
Volevo chiedergli cosa significasse ma Thomas sembrava non voler approfondire così mi limitai ad un cenno del capo.
«Sei mai stata qui con qualcuno?» mi chiese.
«Non di sera» dissi.
«Quando devi tornare a casa?»
«In realtà stasera dormo da Ana»
Ana abitava da sola quindi non avevo nessuno di cui preoccuparmi.
«Perfetto, ti va di restare tutta la notte fuori con me?» mi chiesi Thomas entusiasta.
Non mi andava di accettare perché sapevo bene che era fidanzato, ma ormai il dado era tratto...
«Si»

Un anno a New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora