Prologo.

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Sei mesi dopo.

Jamie:

Il mese di maggio è sempre stato uno dei miei preferiti. Il caldo inizia piano piano a farsi sentire, ma a differenza dell'estate vera e propria, l'aria è a momenti calda, a momenti ancora fredda.
Non si capisce bene come vestirsi, ma io che non ho mai sofferto più di tanto il freddo, mi basta una semplice maglietta a maniche lunghe per stare bene. Una via di mezzo perfetta per questa stagione, la primavera.
Sono in macchina, il sole riempie tutta la città ed io, sto raggiungendo la Smith Enterprise.
Oggi è il mio primo giorno di lavoro.
Ieri ho firmato un contratto con Bryan Smith e sono stato assunto a tempo indeterminato, dopo aver trascorso dodici mesi a fare uno stage nella sua azienda.
Sei di questi li ho passati insieme a sua figlia e altri sei, da solo.

Io e Jillian viviamo lontani chilometri di distanza, lei è partita a Los Angeles e io sono rimasto a New York. Dopo aver letto la sua lettera dove mi diceva espressamente di non cercarla, ho mantenuto la parola.
Non mi sono fatto più sentire e le ho lasciato lo spazio che mi ha chiesto.
Di noi due non è rimasto più niente, solo i ricordi.
Ogni tanto cerco di cacciare via anche quelli, ma purtroppo quando meno me lo aspetto tornano e mi fanno compagnia.
Come ora, per esempio.
Odio quando succede.

Parcheggio la macchina al solito posto e spengo il motore. Scuoto la testa e libero la mente da tutto. Prima di uscire prendo il mio cellulare da sopra il sedile del passeggero e sblocco lo schermo per controllare se ho qualche notifica.
Mi appare un messaggio su WhatsApp e lo leggo velocemente. La persona che lo ha inviato la conosco da poco, circa due settimane, ma la vedo ormai ogni sera. Non è una cosa seria, per il momento. La considero solo la mia distrazione.

-Buongiorno, ragazzo sexy. Ho voglia di te. Appena finisci di lavorare, passa a casa.
PS. Spero che il primo giorno di lavoro vada bene.
Curvo le labbra in un mezzo sorriso e digito la risposta.
-Buongiorno. Anche io ho voglia di te. È già duro solo a pensarti.
Sono un bugiardo, ma in fondo non può sapere che non stavo pensando a lei.
Mi appare subito che sta scrivendo e aspetto ancora un attimo dentro la macchina per leggerlo, visto che sono in anticipo di cinque minuti.
-Mmh... Non farmi venire voglia più di quella che ho già.
Stasera devi scoparmi in tutte le posizioni del Kamasutra per farti perdonare.
Sorrido in modo malizioso come se potesse vedermi e intanto scrivo.
-Ti scoperò così tanto che dimenticherai anche il tuo nome.
Adesso devo andare. A dopo.
Esco dalla macchina, chiudo lo sportello e mentre cammino, leggo cosa ha risposto.
-Non vedo l'ora. A dopo.

Rimetto il telefono nella tasca dei miei jeans e mi avvio verso la porta principale dell'edificio. La apro lentamente e raggiungo l'ascensore. Una volta dentro, clicco il pulsante per salire su e in pochi minuti mi ritrovo al ventottesimo piano.
Non appena le porte si aprono, davanti a me vedo Bryan Smith che, con il suo solito abito costoso, scuro ed elegante, mi aspetta come prestabilito.
Ieri mi ha fatto sapere che sarebbe stato lui a farmi vedere il nuovo ufficio dove lavorerò.
Per arrivare fin qui mi sono impegnato e ora, finalmente ho un lavoro che mi permetterà di stare bene anche economicamente, dato che lo stipendio sarà il doppio rispetto a quello che ricevevo con lo stage.

Esco dall'ascensore e mi fermo di fronte a lui. «Buongiorno, Bryan.»
«Buongiorno, Jamie. Vieni con me, ti porto nel tuo nuovo ufficio» dice, fiero.
Mentre lui mi dà le spalle e inizia a camminare, mi guardo intorno.
A differenza del piano dove lavoravo prima, con una stanza enorme e i dipendenti in vista a lavorare sulle loro scrivanie, questo ha un lungo corridoio con tante porte bianche in ogni lato. Lo percorriamo tutto, poi giriamo a destra e  camminiamo per bel po' fino ad arrivare all'ultima porta. Sembra un labirinto. In questo posto ci si potrebbe perdere.

Io, tu e un lavoro. (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora