12. Il nostro appuntamento

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Jamie:

Credo di non essere mai stato così agitato in tutta la mia vita. Ho fatto la doccia, messo il solito profumo e infine mi sono vestito con dei jeans chiari e una maglietta bianca. Ho sistemato i capelli portando il ciuffo di lato e poi sono andato a fare la spesa per preparare la cena.

Ho preso una lasagna bolognese italiana di quelle in scatola già pronte e quando sono tornato a casa è bastato solo metterla in forno, nel mentre ho cotto un po' di carne di pollo insieme alle patate.
Infine ho apparecchiato la tavola e aggiunto una candela al centro, in modo da creare un'atmosfera più bella.

Voglio che questa serata sia diversa, speciale, e sì. Perché no? Romantica.

Ho fatto tutto in due ore e adesso che è pronto, sono ansioso che arrivi Jillian.
Dopo che mi ha detto che stasera sarebbe rimasta a casa, il mio pensiero è stato di stare insieme, ma ad essere sincero mi aspettavo un "no" con un dito medio come contorno.
No, Jillian non è come me. Non farebbe un dito medio nemmeno se fosse arrabbiata con il mondo intero.
Lei è dolce, pura, un angelo mandato dal cielo.

Non riesco a non pensare a quel bacio che ha scatenato una marea di emozioni che credevo fossero sepolte e sostituite dalla rabbia. Invece erano ancora lì, pronte a venire fuori.
«Ti amo, Jilly» dico a voce bassa, sentendo il bisogno di sfogarmi da solo, di ripeterlo per renderlo reale.
Mi prendo la testa tra le mani e faccio un lungo respiro. Ho cercato di dimenticarla, ma non ci sono riuscito e adesso che è ritornata nella mia vita vorrei solo che ci rimanga per sempre.

La amo. La amo così tanto che farei di tutto per farmi perdonare, ma so che non sarà facile. Non avrò la strada spianata, anzi sarà piena di buche da dover attraversare, ma sono pronto.
Per lei lo sarò sempre.

Il campanello di casa mi ridesta da tutti i pensieri e nel mio cervello scatta un allarme. È qui.
Mi precipito alla porta di corsa e la spalanco trovandola di fronte a me che mi osserva con un piccolo sorriso timido e le guance arrossate come sempre.
Guardo quanto è bella vestita in questo modo e i miei occhi si concentrano ad osservare ogni particolare: la maglietta bianca e attillata a maniche corte, la gonna che arriva fino alle ginocchia, le gambe nude e delle ballerine ai piedi che le stanno divinamente, rendendola elegante, dolce e sofisticata.

Risalgo fino al viso e guardo il trucco che ha messo. Delicato, come lei. Ciglia lunghe e un lucidalabbra che le sta divinamente.
Dio quanto vorrei baciarla.
Faccio un respiro per trattenere l'istinto di attirarla verso di me e stringo la maniglia della porta come appiglio per frenarmi.
Sono abituato ad agire d'istinto, ma devo provare a cambiare questo aspetto di me.
«Ciao» sorrido leggermente e mi sposto di lato per farla entrare dentro.
«Ciao» dice un po' timidamente.

Si guarda intorno e nel mentre mi passa accanto osservando tutto ciò che la circonda. Non vede casa mia da mesi e mesi e infatti un sospiro di nostalgia abbandona le sue labbra facendosi sentire anche da me.
La guardo di spalle e chiudo la porta dietro di me, pensando a quanto sia bello averla finalmente qui.

«Puoi appoggiare la borsa sul divano» dico, notandola sulla sua spalla. «Fai come se fossi a casa tua.»
Si volta verso di me e annuisce. «Grazie.»
Si sposta verso il divano e dopo aver appoggiato la borsa, il suo sguardo si sposta sul tavolo già apparecchiato e la sua espressione mi fa sorridere.
È sorpresa, non se lo aspettava.
«È...» Mi guarda. «È bellissimo. La...» sorride. «Hai messo anche la candela.»

Mi avvicino sempre con il sorriso sulle labbra. «Volevo provare ad essere romantico» le faccio l'occhiolino e Jillian, inizialmente mi guarda divertita, dopo fa un passo verso di me e solleva gli occhi, adesso più seria.
«Non avresti dovuto preoccuparti.»

Io, tu e un lavoro. (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora