6. Follia

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Jamie:

In questi sei mesi mi è capitato spesso di pensare se cambiare casa o rimanere lì, con i ricordi a farmi compagnia ogni giorno.
Inizialmente si è trattato solo di un  pensiero, poi però un giorno ho agito e mi sono deciso a trovare qualcosa che mi permettesse di ricominciare tutto da capo, così sono andato a vedere un appartamento.

Mi è piaciuto subito, aveva due stanze, una cucina molto grande, un balcone e una cantina. Per me sarebbe stato perfetto, così come il prezzo d'affitto, però quando poi è arrivato il momento di firmare il contratto è successo qualcosa; il viso di Jillian è apparso nella mia mente, ho immaginato cosa avrebbe pensato se un giorno fosse tornata e non mi avesse più trovato e così ho lasciato andare la penna sul tavolo e ho detto che non lo volevo più, di aver cambiato idea.

Me ne sono andato e sono tornato a casa con la certezza di aver fatto la scelta giusta. Non mi sono mai pentito.
Tuttavia, comincio ad avere dei forti dubbi adesso, dopo aver visto lei e il suo ragazzo, insieme.
Quella casa comincia a diventare stretta, in tre.

La cosa più fastidiosa di tutte è che sembra una brava persona per quanto io non gli abbia nemmeno dato l'opportunità di farsi conoscere.
In quella lettera che Jillian mi aveva scritto diceva di voler cercare il suo arcobaleno.
Mi chiedo se lo abbia trovato in lui.

Io sarò sempre la pioggia, i fulmini, il temporale.
Ripeto a me stesso mentre vado più veloce per raggiungere l'ascensore e salire in ufficio.
Quando arrivo le porte si stanno per chiudere, le blocco con la mano e queste si riaprono per farmi entrare.
Di fronte mi ritrovo proprio lei, la fonte dei miei pensieri.
Jillian Smith.

Sgrana un po' gli occhi e mi fissa a lungo.
Siamo partiti quasi insieme, lei con il suo autista, io con la mia macchina. Era quasi scontato che ci saremmo incontrati. 
Ci guardiamo a vicenda finché poi sono costretto ad entrare dentro e chiudermi con lei in questo spazio ristretto che fino a un anno fa, era spettacolo di baci, mani, corpi intrecciati, ansimi, sospiri di piacere che riempivano l'aria di elettricità e passione, quella passione che ci ha legato sin dall'inizio.
Le cose con lei erano esplosive.

Mi metto di fianco e la guardo con la coda dell'occhio mentre fissa le porte di fronte a noi.
Sento un piccolo sospiro provenire dalla sua bocca, lo rilascia come se fosse agitata. Lo percepisco, so che lo è.
La conosco così bene da sapere ogni cosa.
Distolgo lo sguardo, osservando lo stesso punto, solo che un attimo dopo so per certo che ora sia lei a guardare me con il viso sollevato in alto.
Attorno a noi si sente solo il rumore dell'ascensore che sale e i nostri respiri. 

Non la guardo e faccio finta di nulla, ma quegli occhi azzurri e insistenti cominciano a farsi sentire sempre di più.
Aspetto ancora, finché l'aria comincia a diventare pesante, il silenzio assordante.
A un certo punto non resisto, giro di poco la testa e abbasso lo sguardo incontrando direttamente il suo.
Iridi verdi e azzurre che si scontrano tra loro in una lotta silenziosa, fatta di parole non dette.
E adesso, che siamo occhi negli occhi, nessuno dei due riesce più a staccarsi.

Siamo vicini, così vicini che le nostre braccia quasi si sfiorano.
«Jamie...» sussurra il mio nome così piano da faticare a sentirlo, vedo solo la sua bocca aprirsi e pronunciare quell'unica parola. Lo dice con tristezza, nostalgia, malinconia.
So cosa vorrebbe aggiungere, cosa sta pensando in questo momento. Posso leggerle la mente con una facilità incredibile, come un libro aperto.
Mi manchi.
Non lo dice, ma lo sento come se lo avesse gridato al mondo intero.

La mia risposta, anche se rimane dentro di me è automatica, sincera. La bocca chiusa, solo il cuore a parlare.
Non hai idea di quanto mi manchi tu.

Io, tu e un lavoro. (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora