9. Io e tu.

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Jillian:

È difficile andare avanti e ignorare il fatto che quelle lacrime che mi sono uscite l'altro giorno, davanti a quella scena, erano un chiaro segno di un sentimento che voglio nascondere anche a me stessa.
Vederlo con quella donna mi ha fatto male, un male che credevo di non poter provare.
Ho sentito il mio cuore fare l'ennesimo crack, e ho capito cosa ha provato lui nel vedermi con Tyron.
La medesima cosa. Una sensazione di totale abbandono, un addio ai nostri ricordi, alla nostra vecchia vita insieme.

Piangere non è servito a niente, se non a sfogarmi di tutta la tristezza che ho dentro di me. La prima cosa che ho fatto l'indomani, dopo averci pensato tutta la notte, è stato andare da mio padre, per cambiare ufficio, mantenendo così la mia parola.
Dopo aver insistito per un bel po' di tempo, nonostante non fosse affatto d'accordo, ha acconsentito alla mia richiesta e mezz'ora dopo, avevo già uno spazio tutto mio. Stesso piano, ma stanza diversa.

Una sola scrivania, una finestra che si affaccia sul panorama della città e il silenzio a farmi compagnia tutto il giorno.
E di giorni ne sono passati diversi, ripetuti dallo scandirsi degli stessi avvenimenti, come vederlo
uscire da casa sua, incontrarlo alla pausa pranzo, oppure in corridoio e in ascensore, addirittura al supermercato o in strada.
Sembra fatto apposta. Più lo voglio allontanare, meno ci riesco.

Oggi è semplicemente bellissimo, e io non credo di riuscire a sopportare tutta la bellezza che emana da quel corpo meraviglioso, fasciato da pantaloni neri e stretti e una camicia bianca a valorizzare bicipiti, pettorali e addominali perfettamente scolpiti. Trasuda forza, virilità e una sensualità unica e rara. Bello da togliere il respiro.
Non riesco a staccare gli occhi da questa visione paradisiaca, nemmeno quando le sue iridi verdi si scontrano con le mie e il mio cuore galoppa come impazzito, alla ricerca di un battito regolare che dubito si stabilizzi in breve.
Siamo nel corridoio, da soli.

Sono uscita a fare la pausa ed ecco che mi ritrovo proprio lui, vestito in questo modo e rischia di farmi venire un infarto.
I nostri rispettivi uffici non sono poi così lontani, ci separano solo due porte. Bryan Smith ci ha fregato ancora una volta!

Lo sguardo di Jamie è serio come sempre e si ferma a pochi passi da me, dicendo solo: «Ciao» con quella sua voce roca e profonda.
«Ciao» rispondo con un filo di voce.
Sono trascorsi almeno dieci giorni, da quando non ci parliamo, più precisamente da quando gli ho chiesto di starmi lontano.
È davvero questo ciò che voglio? Me lo chiedo ogni volta che lo incontro, ricevendo da quella vocina interiore  sempre la stessa risposta.
Un no che io non riesco ad accettare.
Significherebbe ammettere che provo ancora qualcosa, un sentimento che in questi sei mesi ho cercato di dimenticare ad ogni costo, andando avanti, pur soffrendone.

Ci fissiamo a vicenda ancora per qualche  secondo, e io sono indecisa se dirgli qualcosa, o girarmi e andare verso l'ascensore come avevo già intenzione di fare. Solo che lui deve fare la stessa cosa, quindi vorrebbe dire stare da soli in quella scatola di metallo che ogni volta sembra avere qualche potere sovrannaturale.
Arrossisco, e decido di voltarmi per non farmi notare. Non voglio ricordare cosa è successo lì dentro, e no, non mi riferisco a quell'abbraccio.

Cammino spedita, sperando che magari possa scendere dopo di me, ma è abbastanza scontato che non lo farà. Infatti anche lui riprende a camminare, seguendomi. Le mie narici vengono invase dal suo profumo forte e travolgente e sono costretta ad aumentare andatura, facendomi prendere un po' dall'ansia di raggiungere quelle porte.
Ci mancava solo il profumo a mandarmi in estasi. È peggio di una droga. O forse, non voglio ammettere quanto mi manchi ogni cosa di lui.

Arrivata di fronte, premo il tasto per farlo fermare a questo piano, solo che anche Jamie fa la stessa cosa e mi raggiunge, fermandosi accanto a me poco dopo.
«Stai scappando?» la sua voce è divertita, ma io lo ignoro fissando solo le porte chiuse.
Spero arrivi presto, voglio solo scendere e fare la mia pausa pranzo, tranquilla.
Oggi, purtroppo sono sola perché Liam non c'è. Mi ha mandato un messaggio stamattina dicendomi che aveva la febbre, poverino.
Altrimenti, come da tradizione, pranziamo sempre insieme. Da quando con Jamie avevamo discusso su quel locale nuovo, e lui mi aveva detto di non andare lì perché ci andava lui, non ho più voluto cambiare, apposta. Tutto per una questione di puro orgoglio. Quindi ora è il nostro posto.
Jamie, ancora più orgoglioso di me, ovviamente continua a venirci stando in disparte.
Prima era bello poter passare la pausa pranzo insieme, ma ormai è solo un ricordo lontano.
Con la coda dell'occhio noto che mette le mani nella tasca dei pantaloni.

Io, tu e un lavoro. (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora