10. Gelosa?

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Jamie:

Il tragitto fino al ristorante lo passiamo in silenzio, ma nessuno può togliermi dalle labbra quel sorrisetto che proprio non riesco a nascondere.
La scena in ascensore è stata esilarante e non solo, anche parecchio eccitante.
Non so se ne è resa conto, ma anche il suo respiro stava diventando sempre più corto.
È facile capire cosa stesse ricordando: noi due lì dentro in atteggiamenti non professionali.

Se Bryan Smith sapesse quello che abbiamo combinato tra le sue belle mura dell'edificio, mi potrei considerare già morto e sepolto, oltre che ovviamente, licenziato in tronco.
L'ultima opzione mi spaventa meno della prima.
Ma lui non lo saprà mai, anche perché ora come ora, quelle mura sono di nuovo sante. Fanno parte dei ricordi, anche se potrebbero essere di nuovo utilizzabili...

Sento lo sguardo di Jillian e quando stiamo per entrare dentro, ricevo un colpetto sul braccio che non mi aspettavo. «Smettila di sorridere. Mi metti in imbarazzo!» mi rimprovera e io volto la testa verso di lei e abbasso il viso per poterla guardare negli occhi. È così bassa, in confronto, ma anche bellissima, quando è arrabbiata.
Sa benissimo che io so per certo cosa stesse ricordando.
Mi chino un po', per non farmi sentire, e il mio viso, di conseguenza, si avvicina parecchio al suo, facendola irrimediabilmente arrossire.
«Stavi pensando a Ector?» lo chiedo così, senza nessun filtro che potrebbe bloccarmi dal pronunciare cose che molte persone si tengono per loro.

Jillian arrossisce ancora di più, adesso dalla testa, fino alla punta dei piedi. Sgrana gli occhi, imbarazzata al massimo. «Smettila! N-non ci stavo assolutamente pensando. Perché dovrei? Non mi interessa! E adesso, possiamo entrare, anziché dire stupidaggini?»
Fa la dura per non farmi vedere quanto le mie parole siano così veritiere.

Scoppio a ridere per via della sua ultima frase. «Stupidaggini?»
Jillian mi guarda malissimo e apre la porta a vetro. Non mi degna di una risposta e va a sedersi direttamente al suo tavolo preferito, quello dove normalmente, ogni giorno, è con Liam.

Io, in genere, sono sempre in disparte, lontano da loro, ma oggi che siamo soli, cammino dietro di lei e nello stesso istante, mi siedo anche io nel posto di fronte.
Jillian sgrana gli occhi, guardandomi allibita. «C-c-che cosa stai facendo?» balbetta, agitata.

«Sto aspettando che qualcuno venga, in modo da ordinare» lo dico tranquillamente, come se fosse tutto normale, quando invece non pranziamo insieme da un'eternità. E mi manca parecchio.
Jillian è senza parole e per un po', infatti, non dice nulla, limitandosi solo a leggere il menù già presente sul tavolo.
Lo faccio anche io, ma ogni tanto le lancio un'occhiata divertita.
Sembra parecchio pensierosa.
«Stai pensando ancora all'ascensore?» la prendo di nuovo in giro, divertendomi a  guardare i suoi occhi sollevarsi verso di me e lanciarmi un'occhiata omicida.

«Ti diverti a fare lo stronzo?» sibila con acidità.
Scoppio a ridere. «Da sempre, direi.»
Assottiglia gli occhi in due piccole fessure, poi mi punta un dito contro. «E chi ti dice che stessi pensando a te?»
Abbassa la voce per farsi sentire solo dal sottoscritto, che ovviamente, coglie la palla al balzo.

Appoggio le braccia sul tavolo e mi protraggo con la schiena in avanti. «Lo so per certo, non ho bisogno che tu lo dica. Anzi, scommetto, che i tuoi ricordi includevano me dentro di te.»
Ancora una volta, faccio centro.
Jillian si gira a destra e sinistra per controllare che qualcuno non mi abbia sentito e nel mentre, si agita sul divanetto sul quale è seduta.
«Sei un porco!» dice, a bassa voce.

Sorrido. «Lo so. E a te piace che io lo sia.» La provoco ancora per portarla al limite della pazienza o dell'eccitazione.
I suoi occhi diventano grandissimi, tanto si spalancano. Non era più abituata alle mie frasi sconce, piene di perversione.
Le rinfrescherò la memoria su come sono fatto.
Il cameriere interrompe il momento, venendo a chiederci cosa vogliamo e io appoggio di nuovo la schiena al divano, raddrizzandomi.
Jillian, che è ancora tutta rossa e a disagio, gli chiede ancora un secondo, leggendo il menù velocemente.

Io, tu e un lavoro. (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora