16. Respiro di nuovo

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Jamie:

In questi mesi mi è sembrato di trattenere sempre e costantemente il fiato, come se respirare fosse diventato quasi impossibile.

Da quando lei è tornata però, sto riuscendo a ritornare piano piano in me, a rivivere tutte quelle sensazioni che mi faceva provare.
Mi è mancata. Mi è mancata come l'aria che adesso riesco a sentire per intera. Mi riempie i polmoni come non ha fatto per mesi e mi fa sentire di nuovo vivo.
La amo. Lei mi ama. Conta solo questo adesso e ho intenzione di non lasciarmela scappare mai più. Niente  Los Angeles a dividerci, né nessun altra città al mondo.

La maratona di sesso di questa notte è stata fantastica e ovviamente non ha fatto altro che farmi desiderare Jillian ancora di più, tanto da non riuscire a trattenermi minimamente dal toccarla ancora, appena l'ho vista scendere le scale con quel vestitino così corto. È sexy da morire.

Ammetto che però una piccola o forse meglio dire gigantesca punta di gelosia mi è rimasta sullo stomaco quando ho saputo della pillola che sta prendendo. Non ne ho voluto fare un dramma che sono sicuro si sarebbe trasformato in un qualcosa di molto più grande da gestire, ma non mi è piaciuto.
E questo non perché non voglia usare protezioni, ma perché irrimedialmente e inevitabilmente mi ha fatto pensare al fatto che ormai non sono più solo io ad aver avuto tutta l'esclusiva sul suo corpo.
C'è stato un altro e questo non riesco a mandarlo giù, anche se io ho fatto la stessa cosa.
Non posso darle una colpa, ma non posso nemmeno cancellare di punto in bianco la gelosia che mi assale ogni volta che qualcosa la riguarda.

Ho ancora la mano ricoperte dei suoi umori e una voglia pazza di farle di tutto e di più, quando il campanello suona, rovinando il momento.
Non c'è un attimo di pace.
La metto dietro la schiena e apro la porta, considerando l'idea di mandare al diavolo chiunque abbia osato rompere le palle a quest'ora del mattino, ma quando la sua faccia mi appare davanti agli occhi, per poco non rischio un infarto.

Luca è davanti a me.
Luca. Cazzo.
Luca, colui che in Italia è stato il mio braccio destro nei casini che ho fatto.
È "grazie" ai suoi messaggi che Jillian ha scoperto quello che ho cercato di nasconderle per mesi.
Si è aggiunto poi il traduttore su Google e tutto è andato direttamente a puttane.

Da quel maledetto giorno non mi sono mai più fatto sentire. Non ho nemmeno più voluto sapere niente dei soldi, semplicemente non mi è più importato nulla.
Nel momento stesso che ho perso Jillian, mi sono sentito perso io stesso.

Mi ha mandato tantissimi messaggi, ha cercato di contattarmi un milione di volte, ma io non ho mai risposto e adesso si presenta di punto in bianco.
«Jamie, amico mio!» esulta con un sorriso enorme.
Non posso dire di essere felice allo stesso modo.
«Cosa ci fai qui?» mi rivolgo a lui direttamente in italiano. Penso di essere addirittura sbiancato, e lui se ne accorge perché scoppia a ridere e fa un passo avanti dandomi una pacca sulla spalla.

«Cristo, Jamie. Non ti sei fatto più sentire. A un certo punto giuro che ho pensato fossi morto.»
«Come mi hai trovato? Non ti ho mai dato il mio indirizzo.»
Stringo il pugno della mano destra nel tentativo di calmare l'agitazione e il nervosismo che si è impossessato di me.
Ho paura che la sua presenza possa solo peggiorare le cose, ora che finalmente stavano migliorando.

Per un attimo mi dimentico anche della presenza di Jillian, almeno finché non è proprio lui a guardare oltre le mie spalle, facendole una radiografia che non mi piace affatto. La sta squadrando da capo a piedi come se volesse mangiarsela.

«E lei chi è? Un angelo?» Le strizza addirittura l'occhio, senza notare minimamente il fatto che io mi sia irrigidito del tutto e lo stia fulminando con un'occhiataccia.
«Sei uno schianto» continua, ignaro del fatto che mia stia trattenendo a stento dal dargli un pugno in faccia.

Io, tu e un lavoro. (Vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora