UN INCONTRO INASPETTATO

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Più si avvicina alla nube fitta di fianco al cancello d'ingresso e più dettagli riusciva a intravedere. A ogni lato colonnato della struttura a pianta rettangolare, ammontano simbolicamente la guardia possenti elefanti alati dotati di tre teste in marmo bianco. Più si avvicinava e più le dava i brividi.

<<Guarda dove cammini stramba!>> Sentì improvvisamente un aria accusatoria alle spalle. Trovò il peso di due iridi verdi puntati come un fucile, appartenenti ad una ragazza accasciata per terra intenta a ripulirsi la punta delle scarpa appena sporca di argilla. <<oh mi dispiace, ti do una mano>> non fece in tempo ad avvicinarsi che una frustata di capelli le sfiorò il viso, rilasciando la scia profumata che emana una lacca appena spruzzata. Due ragazze la seguirono con passo svelto scodinzolando anch'esse le lunghe code di cavallo, ripetendo in coro:<< Quando finirà questa scuola di accogliere i disadattati?>>                                                                                  Si sentì a disagio per un azione involontaria che fece presto spazio alla frustrazione e alla consapevolezza che quella sarebbe stata solo la prima delle tante persone viziate e maleducate che avrebbe incontrato quel giorno.

<<Non tutti siamo così qui>> Un'altra voce alle sue spalle. Non poteva reggere la stessa situazione in così poco tempo, sarebbe esplosa e non era il momento giusto per farsi conoscere da tutti come quella nuova e strana . Questa volta la voce le risultò quasi accogliente, ma la ignorò facendo finta di nulla proseguendo verso il cancello.

<<Ei, aspetta>> sentì una stretta calda al polso. Irrigidì le spalle frenando la marcia e girò lo sguardo tagliente verso la sua mano. 

 <<Come ti >>  le si spezzò la voce alla vista di due occhi color miele, ma si riprese subito con tono convincente sganciandosi dalla presa <<permetti>> 

Nonostante la differenza d'altezza, le sembrarono così vicini da poterli sfiorare con le sue ciglia. Pian piano che i secondi passavano lentamente, le lentiggini comparirono sul viso roseo del ragazzo componendo un puzzle, concentrando l'attenzione sulla cicatrice nello zigomo destro. <<Scusami, non volevo farti del male ma non potevi iniziare il tuo primo giorno così>>

 << Così come?>> lo assecondò. 

 <<Charlotte e le sue amiche possono sembrare molto fastidiose e non volevo che ti facessi un idea sbagliata di tutti noi>> alzò le mani indicando chi li circondava mantenendo il contatto visivo. Individuò un tatuaggio al polso. Erano 5 anelli intrecciati. Per quanto la situazione le risultasse stretta non poteva ignorare quanto fosse coinvolgente quell'estraneo. Decise di sfidarlo, magari aveva ragione. Forse avrebbe potuto rivalutare l'idea di quella scuola e di chi la frequenta.

 <<E tu dovresti dimostrarmelo?>> chiese con tono di sfida avvicinandosi verso il suo petto.

Di botto l'attenzione si rivolse verso le ante della finestra centra le seguite da una voce femminile riprodotta in un microfono. Ne uscì vittoriosa una donna dai capelli castani intrappolata in un vestito aderente color rosso fuoco. <<Benvenuti a tutti, io sono la preside Elizabeth Robertson. Per molti questa scuola è stata la punta dell'iceberg di un futuro ricco di opportunità>> si percepì una piccola pausa di commozione,<<non mi dilungherò , volevo solo augurarvi un buon inizio scolastico e invito i nuovi arrivati a recarsi in biblioteca al termine delle elezioni di questa settimana.>> emise una risatina di compiacimento per se stessa e si rintanò nella sua grande dimora dopo aver ascoltato i lunghi applausi del pubblico.

<<Vieni con me, ti porto via da tutto questo caos>> le bisbigliò avvicinandosi all'orecchio. Non esitò nascondendo un sorriso. Era una richiesta troppo allettante per rifiutare. Scavalcarono un cespuglio d'erba che faceva da scudo a due assi mancanti della recinzione metallica poco distante dal cancello d'ingresso.
<<Tirate giù la scala ragazzi>> urlò alzando lo sguardo. Dalla finestra del primo piano, sbucò una scala mal ridotta in legno. Irene rimase in silenzio aspettando che la scala fosse posizionata correttamente. Cosa era? Un entrata secondaria? Sicuramente sua madre non avrebbe acconsentito ma le si era presentata un occasione d'oro per far conoscenza e non era intenzionata ad ignorarla.

<<Primale nuove arrivate>> disse tendendole la mano per aiutarla a salire <<Sicuro sia una buona idea?>>

<<Ti fidi?>> Irene alzò gli occhi al celo, scansò la mano e si diresse verso una salita scricchiolante. <<Mi avevano detto che le italiane avevano un caratterino>> aggiunse sorridendo alle sue spalle.

Scavalcò il davanzale freddo in marmo ritrovando davanti a se uno stanzino con diverse scale, sedie accatastate, bidoni e lavagne in pietra. D'avanti la porta li aspettavano impazienti delle figure sorridenti. << Tu devi essere Irene la nuova arrivata>> pronunciò una ragazza dalla carnagione olivastra e subito dopo aggiunse<<io sono Mazikeen ma puoi chiamarmi Maze >> dava l'impressione di essere diversa dalla ragazza dell'incidente , così decise di ricambiare la carineria stringendole la mano.

<<Loro sono Marcus, Luca ed Ella>> disse il ragazzo dai capelli rossi finendo di presentare i presenti in quella stanza. Bizzarro come adesso sapesse il nome degli altri ma non il suo. Continuò a sorridere imbarazzata. Il rumore dei passi nel corridoio dietro la porta iniziò a farsi sempre più forte. <<Che materia hai a prima ora? ti accompagno.>> le domandò quasi imperterrito.

<<Storia >> rispose freddamente avanzando in direzione della porta. Si lasciarono lo sgabuzzino alle spalle con le piastrelle in ceramica del lungo corridoio candido che gli faceva da tappeto. Non si spiegava il perché ci tenesse così tanto ad accompagnarla, nel convincerla. Doveva esserci qualcosa di più, forse semplicemente voleva essere gentile o la trovava carina.  L'ultima sarebbe stata più che ovvia, non era la prima volta che attirava l'attenzione di un ragazzo, ma ancora nessuno era riuscito a colpire la sua. Si fermò di scatto, assicurandosi che l'aula fosse quella giusta sbirciando con la testa il numero fissato dietro la porta.

<<Si è proprio lei.>> aggiunse << se dovessi avere bisogno di qualcosa scrivimi >>

Le infilò qualcosa nella tasca e si allontanò dandogli le spalle.

Era un bigliettino da visita. Perché un ragazzo della sua età aveva un biglietto del genere. Sicuramente doveva essere una cosa programmata per tutte le ragazze. Si sentì stupida ad aver pensato che forse c'era una speranza in questa scuola. Girò il biglietto rivestito in carta lucida. "Thomas Dion" seguito da un numero di telefono e un email. Le parve conoscente il nome, l'aveva già sentito. Ma dove. Rimase a fissare il biglietto che stringeva tra le mani in cerca di indizi, ma nulla. Lo accartocciò e senza troppa importanza lo rigettò in tasca.

Non perse altro tempo e attraverso la porta dell'aula 327, sedendosi al secondo banco della fila centrale di fianco a una ragazza dai capelli blu corvini.



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