SOTTO UN CIELO DI STELLE ARTIFICIALI

58 13 19
                                    


                                                                                              5

Martedì 06:30

Si svegliò immersa in una pozza di sudore. Il solito incubo. Guardò l'orologio, aveva preceduto la sveglia di mezz'ora ma non era in vena di riprendere sonno. Frugò nell'armadio dei jeans neri attillati, un cardigan corto e un top in lana lilla abbinati e dei stivali camperos neri. Si fiondò sotto la doccia. Eleganti curve percorrevano il suo corpo. Acqua ghiacciata per riprendersi dal solito shock. Ripensò al sogno ma sta volta aveva sognato qualcosa in più del solito. Come se si fosse aggiunto un pezzo al puzzle. Una foresta in fiamme e un'aria pesante era ciò che sognava quasi ogni notte, ma sta volta aveva una traccia in più. Una cesta di medie dimensioni in legno bordeaux, accasciata in un pezzo di erba verde circondata da fumo. Non ricordava nient'altro. Cercò di sforzarsi. Voleva scoprire cosa contenesse quella cesta. Ma il sogno si interruppe.



12:00

I seminari erano iniziati ed Irene doveva rispettare le regole della scuola, nonostante ne fosse contraria, ma almeno ne scelse due abbastanza interessanti. Musica e recitazione, due passioni che avrebbe voluto approfondire nel corso della sua vita. Nella scuola precedente aveva già partecipato ad uno spettacolo di teatro, non era bravissima ma era riuscita ad ottenere il posto da antagonista. Per quanto riguarda la musica le affascinava il violino ma non c'era mai stata occasione di suonarlo. La melodia le ricorda la sua infanzia trascorsa con la nonna paterna. Pomeriggi d'estate trascorsi ad ascoltarla mentre si pavoneggiava con l'archetto in una danza di suoni. La nonna nella sua giovane età entrò a far parte di un'orchestra famosa che suonò persino al Teatro alla Scala di Milano o meglio ricordato come l'incontro fatidico dei suoi genitori. Casualmente i loro posti erano vicini in quarta fila, Rosa amante della musica classica e Will non lasciava mai sua madre da sola dato che suo padre era sempre impegnato con il lavoro. Un incontro che faceva invidia alle storie d'amore dei film. Un atmosfera romantica in un teatro incantevole, vestiti eleganti, una melodia soave e due ragazzi alle prime armi. Sperava anche per lei un incontro del genere ma più conosceva il genere maschile e più le sue aspettative calavano. Salutò la sua compagna di studi che aveva preferito seminari di aritmetica avanzata e scienze applicate e si diresse verso il teatro della scuola al pianterreno.


Al termine del corridoio in marmo grigio si trovava una porta color rame. Pareti a scacchiera la circondavano e graziose colonnine in marmo dividevano le file di poltrone rosse. Alzò gli occhi al cielo. Il soffitto era stracolmo di lucine che ricreando un cielo di stelle artificiale. Sentì dei passi provenire dal corridoio, una decina di ragazzi sbucarono dalla penombra del teatro, creando un gran eco di passi. <<Tutti sul palco, su!>> disse un signore di spalle sul palco, mentre sfogliava dei fogli tra le mani. Non si era accorta della sua presenza prima di allora. Aspettò che ci fossero tutti e aggiunse <<sedetevi per terra formando un cerchio>> Un uomo dagli occhi orientali indossava una camicia di due misure più grandi come se volesse nascondere il suo aspetto. Ming le aveva parlato bene del professor Kato, diceva fosse un signore alla mano e un ottimo ascoltatore. Qualcosa le faceva pensare che Ming doveva aver passato un periodo di solitudine nella quale Kato ne fu una figura importante. Aveva conosciuto poche persone in quel mese e la situazione era evidente, i visi intorno a lei erano estranei. Il professore sorrise compiaciuto alla vista dei ragazzi, erano più di una ventina. <<Spegni tutto>> disse voltandosi verso il raggio di luce bianca. Un cenno di mano dall'alto e subito dopo il buio. Il teatro fu immerso da un silenzio tombale e da un'oscurità tenebrosa. <<Voglio che vi concentriate su voi stessi, dovete scavare fino a estirpare la vostra paura>> disse camminando lentamente dentro il cerchio e aggiunse<< chiudete gli occhi e pensate cosa vi spaventa dipiù>> <<Ma non era un corso di recitazione?>> disse un ragazzo nelle vicinanze con tono ironico. Risate di sottofondo lo seguirono. << Grazie Oliver per il tuo intervento, ma bisogna affrontare le proprie paure come quella del palcoscenico>>continuò << quando vi toccherò la spalla, dovrete essere sinceri con voi stessi e confidarvi ad alta voce. Questo ci aiuterà a creare un legame tra di noi che migliorerà la recitazione.>> I passi cessarono e ad uno ad uno e in modo sempre più crescente le paure iniziarono a uscire senza vergogna. "Topi", "buio" ," insetti" ," posti piccoli" ,"squali" ,"altezza". Le voci iniziavano ad avvicinarsi ed Irene non riusciva a pensare, non sapeva cosa dire, in realtà non si era mai interrogata su cosa la spaventasse realmente. Poi un flash. Ripensò alla sera in cui il suo corpo emanava calore come un falò, gli oggetti fluttuanti e la strana sensazione di non riuscire a sentire l'acqua fresca sul viso. Una presa morbida le accarezzò il cardigan. <<Il fuoco>> sussurro. <<Ben fatto a tutti. Tom, accendi la luce e raggiungici >> batté la mani seguito dai ragazzi. La luce accecò gli occhi di Irene che tenette serrati per qualche minuto finché non riabituò la vista. Nessuno fece caso alla sua paura, nessuno ebbe sospetti, pensò che il fuoco era una risposta stupida. Gruppetti di ragazze sghignazzavano tenendosi per mano rivolte verso le scale del palco. Due grandi occhi verdi tendenti al giallo si unirono al gruppo. Inconfondibile, era il ragazzo del biglietto da visita. La salutò con un cenno di mano che Irene ricambiò con un sorriso forzato. Successivamente il Professor Kato creò dei gruppi da tre per incominciare a infarinare i ragazzi nella recitazione. << A turno improvviserete una breve commedia , vi do10 minuti per confrontarvi>> scese dalle scale del palcoscenico e si sedette sulla poltrona centrale coprendo i spessi botolini della pancia con una carpetta rigida. Il gruppo di Irene era formato da un ragazzo dai capelli gellati e da una ragazza molto timida all'apparenza; avevano pensato alla scoperta di un tradimento. Fu l'ultimo gruppo ad esibirsi subito dopo quello di Thomas che aveva improvvisato la morte di una donna a causa del parto. Intravide una lacrima sulla sua guancia. Ne rimase colpita, era davvero bravo a recitare. Si guardò in torno prima di iniziare, la prima battuta spettava a lei. Inscenò una delusione alla scoperta di un tradimento del marito, ma il ragazzo non riuscì ad assecondarla preso dal panico. <<Se non te la senti ti sostituisco io>> affermò Thomas con tono sicuro dandogli una pacca amichevole. Il ragazzo senza fiatare annuì. Non capiva se la rendesse felice o la mettesse a disagio ma di certo doveva avere un ego enorme per infilarsi nuovamente in una situazione per lei. Più recitavano e più si faceva piacevole. <<Pensi che sia stupida? Mi sono accorta come guardi la tua segretaria>> ripeté fissandolo negli occhi. <<Ti sbagli, io amo solo te>> urlò Thomas. Sembrava così sincero, se non fosse stata sul quel palco di sicuro gli avrebbe creduto. Le prese le mani e le portò sul sul petto caldo, il suo cuore batteva come un tamburo. <<Senti come batte il mio cuore, mi hai sempre fatto questo effetto>> Irene rimase in silenzio fissando i suoi occhi luminosi, non riuscì a formulare una frase, ne rimase ipnotizzata. Percepiva una connessione, come se fossero legati, come se lo conoscesse già da tanto tempo. Sentì una strana sensazione alla pancia, come se avesse una scimmietta che le ballasse dentro. Il tempo si fermò, andava a rallentatore e quel battito si faceva sempre più intenso. Partirono applausi da tutte le direzioni, irrompendo l'armonia. Irene distolse lo sguardo e tirò la mano verso il suo fianco. <<Bravissimi.>> disse soddisfatto il professore appendendo una classifica delle sceneggiature migliori alla colonnina della prima file di poltrone. La sua era la seconda seguita al primo posto dal gruppo di Thomas. Irene sorrise, compiaciuta. Tutti presero le proprie cose e dopo essersi salutati iniziarono a uscire dalla sala. <<Sei stata davvero brava>> le bisbigliò Thomas alle sue spalle. <<Anche tu non scherzi>> disse afferrando lo zaino in direzione dell'uscita. La seguì furtivo avanzando il passo. << Mi è venuto facile, la mia è una storia vera>> Irene accigliò le sopracciglia <<cosa? Tradire?>> ridacchiò <<Beh, mia madre e morta dandomi alla luce>> disse sforzandosi di non sembrare troppo triste. <<Oh mi dispiace non avevo capito, pensavo scherzassi, forse sono stata fuori luogo>> si sentiva in colpa per aver detto quella frase, voleva sembrare solo simpatica e subito dopo aggiunse << Tu come stai? >> <<No, tranquilla davvero, siamo io e mio padre e ce la caviamo benissimo>> Un sorriso di compassione seguì il silenzio fino all'uscita della scuola. Aveva conosciuto un altro aspetto di quel ragazzo, un passato molto triste. << Non hai detto qual é la tua paura>> esclamò Irene prima di recitare un saluto. Era curiosa di sapere cosa potesse spaventare una persona che vive con la consapevolezza di essere nato togliendo la vita alla donna che gliel'aveva donata. <<Il fuoco>>sorrise imbarazzato e aggiunse <<so che può sembrare stupido ma diciamo che non andiamo molto d'accordo>> Irene ne rimase nuovamente senza parole. Anche lui aveva paura del fuoco, non pensava che qualcuno potesse averne come lei. Forse si sbagliava sull'idea del ragazzo presuntuoso, si stava dimostrando tutt'altro.                                             

Girasoli Sotto La Neve.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora