PEZZI DI PUZZLE

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VENERDI' 12:15

I binari del treno urlavano al posto suo. Tutto ciò che avrebbe voluto, era sapere la verità e non essere cresciuta nel soffice velo delle bugie.

Mancavano ancora due fermate e sarebbe arrivata a destinazione.

Una signora anziana riposava sul sedile difronte al suo e un espressione dolce sul viso segnava l'evidenza di un bel sogno. Un biglietto le scivolò dalle mani rugose. Irene lo raccolse e lo ripose sopra le ginocchia spigolose che fuoriuscivano da sotto una gonna di lana viola. Era ancora caldo, riscaldato dalle mani della donna e delle scritte tremanti segnavano la lista della spesa. Doveva esserci in programma un pollo arrosto con patate per la cena. Il pensiero le fece venire l'acquolina in bocca.

Riscaldava il sedile del treno da ormai tre ore. Il viaggio era lungo e aveva saltato la scuola per non essere seguita nuovamente dal fratello.

Mark era allergico alla scuola e ai libri, non avrebbe mai pensato di pedinarla fino a lì, ciò era l'occasione perfetta per non destare sospetti.

Se fosse andata il giorno dopo sicuramente avrebbe intravisto nei paraggi lo stesso skateaboard del giorno prima.

Una notifica le illuminò lo schermo.

"Stai bene? Il tuo banco è vuoto, hai di nuovo la febbre? -Ming"

Odiava mentire, soprattutto a lei, ma non poteva farne parola con nessuno, così la assecondò.

La voce robotica annunciava l'apertura delle porte, fu così forte chela dolce vecchietta sobbalzò per aria, svegliandosi. Adesso l'espressione nel suo viso era spaesata.

Attraversò la strada non dando importanza al pericolo di essere investita, datala zona deserta.

Ricontrollò la posizione sul cellulare e fissò per l'ultima volta la struttura dell'edificio.

Inciampò su un masso che le fece distogliere lo sguardo. Solo allora si rese conto di cosa si affacciava alle sue spalle.

Un cancello arrugginito presentava un piccolo cortile, dove il prato era ormai secco e grigio.

Una villetta a tre piani dall'intonaco ingiallito, faceva da base alle scritte in metallo arrugginite fissate con dei chiodi.

"Orfanotrofio del sole"

Scandì le parole sottovoce, focalizzando le finestre coperte da dei disegni a matita.

Per quanto risultasse abbandonato, risa e voci di bambini risaltavano subito all'udito. Ciò rendeva tutto più inquietante. Più rimaneva a fissarlo e più gli sembrava un posto estraneo, sconosciuto. Non poteva esserci già stata prima.

Decise di bussare, le gambe si fecero pesanti come macigni. Una strana paura, mai provata prima, le invase i pensieri. Non sapeva cosa aspettarsi da dietro quella porta.

Rimase qualche secondo con il dito poggiato sul campanello, senza esercitare nessuna pressione, fin quando una voce la colse di sorpresa.

<<Cara, ti sei persa?>>

La voce alle sue spalle, risultò dolce, di una donna giovane.

Si voltò verso di essa.

Un grazioso vestito giallo, ricamato con fiori all'uncinetto rubò la scena al viso.

Si concentrò su di esso.

<<N-no>>sussurrò.

Dietro la donna in giallo, un signore dalla cravatta blu le stringeva lamano. Le dita tremavano, come se fosse emozionato o avesse paura anche lui di cosa lo stesse aspettando.

Girasoli Sotto La Neve.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora